ROMA Il giorno dopo la fissazione dell’udienza in Cassazione del processo per i diritti tv, a difendere la posizione degli ermellini è sceso in campo il primo presidente della Suprema corte, Giorgio Santacroce. «Nessun accanimento giudiziario contro Silvio Berlusconi - dice davanti al plenum del Csm, respingendo attacchi e polemiche - Il senatore è stato trattato come qualunque imputato in un processo con imminente prescrizione. Nessuno zelo particolare, né atteggiamento da Speedy Gonzales: è stata solo applicata la legge». Santacroce sostiene le scelte di piazza Cavour, ma lascia intravedere anche la possibilità che il processo, alla fine, venga rinviato. «Nulla vieta alla sezione feriale - chiarisce - di poter ricalcolare la prescrizione e di poter, nella sua discrezionalità e su istanza della difesa, disporre un rinvio della discussione. Compito fondamentale del giudice è quello di non far prescrivere i processi. La Cassazione si comporta normalmente così». Nella mattinata dal Palazzaccio, poi, era arrivata anche una nota ufficiale nella quale veniva ribadita «l’assoluta normalità della doverosa prassi sin qui seguita». E che «l'obbligo è imposto inderogabilmente alla Corte a pena di responsabilità anche di natura disciplinare».
LA DIFESA
Nel frattempo, il professor Franco Coppi, difensore del Cavaliere, continua a credere che la fissazione dell’udienza in tempi così brevi, abbia decisamente il ton dell’eccezionalità. «Da un punto di vista formale è facile trovare risposte - rincara la dose - il reato rischia di prescriversi e io fisso il processo in tempi brevi. Benissimo. Resta da chiedere se la Cassazione riesce a fissare sempre i processi in tempi tali da evitare la prescrizione dei vari reati. Chiedo solo questo. Anche perché, un conto è avere qualche mese per la preparazione, avere il tempo per aggiungere altri motivi e depositare memorie, un conto è trovarsi un processo fissato da qui a 20 giorni. Tenendo anche conto che, a nostro avviso, i tempi di prescrizione sono più lunghi di quelli calcolati dalla Cassazione». Coppi, che assisterà Berlusconi insieme con l’avvocato Niccolò Ghedini, anticipa che la difesa chiederà un rinvio: «Lo faremo presente e vedremo se la Cassazione ce lo darà». Riguardo a possibili previsioni, il professore non vuole sentirne parlare: «Dal mio punto di vista - dichiara - è un annullamento della sentenza senza rinvio, perché dagli atti stessi appare evidente l'innocenza di Berlusconi».
IL COLLEGIO
Cosa attende in aula il leader di Forza Italia. Sarà un collegio di magistrati, certamente non noti per la loro militanza a sinistra. Il presidente sarà Antonio Esposito, il cui figlio, il pm di Milano Ferdinando Esposito, è finito all’attenzione del Csm per una sua frequentazione con Nicole Minetti, l’ex assessore regionale, animatrice delle notti ad Arcore, sotto processo per il Rubygate. È possibile, dunque, che il presidente decida di passare la mano per evitare un eventuale disagio. E allora l’udienza verrebbe rinviata e, per turnazione, toccherebbe agli altri due presidenti, Gennaro Marasca o Cristina Siotto. Nel caso dei cinque togati che hanno in mano le carte dell'ultimo atto di Mediaset, i loro nomi sono stati sorteggiati lo scorso 21 maggio, mentre il ricorso di Berlusconi è approdato in Cassazione dieci giorni fa. Chi li conosce bene sa che non hanno alcun trascorso militante nell'area di Magistratura Democratica. Consigliere relatore dell’udienza ed estensore delle motivazioni sarà Amedeo Franco. Giudici a latere, Claudio D'Isa, Ercole Aprile e Giuseppe De Marzo. La Procura della Cassazione schiererà Antonio Mura, braccio destro del procuratore generale Gianfranco Ciani. Un giudice che è tra i leader riconosciuti di Magistratura Indipendente, la corrente di “destra” delle toghe, della quale Mura è stato anche il presidente.