Caro direttore, a proposito della vertenza che si è aperta nei giorni scorsi e che vede contrapposti sindacati dei trasporti e azienda Arpa rispetto alla decisione della società regionale di eliminare i bigliettai (o piu tecnicamente il secondo agente) nei collegamenti da e per la capitale, voglio rappresentare la mia esperienza personale acquisita recandomi a Roma. Premetto che sarà una rappresentazione di parte ma per il solo motivo che nel recarmi a Roma con il mezzo pubblico, ho incarnato la doppia veste di utente/viaggiatore e quello di rappresentante sindacale del settore. Intanto, fatemi togliere un piccolo sassolino dalle scarpe. Contrariamente agli amministratori delle aziende di trasporto (presidenti, consiglieri, direttori di nomina politica) abituati a muoversi con le auto di rappresentanza messe a disposizione dalle società regionali che dirigono e a salire a bordo dei pullman solo per fare passerella, noi, per diverse ragioni riconducibili anche alla necessità di verificare sia i servizi offerti all'utenza che le condizioni di lavoro di coloro che rappresentiamo, preferiamo muoverci con i mezzi pubblici.
E proprio alla luce di questa premessa mi sono presentato alla buon'ora (più o meno alle 6 e 50) presso la biglietteria di Sistema spa in piazza della Repubblica. Breve scambio di battute con la lavoratrice addetta alla vendita dei titoli di viaggio che rischia il proprio posto di lavoro a seguito della dismissione, decisa dal presidente di Arpa, Cirulli, della partecipazione azionaria con conseguente privatizzazione della società di servizi. Salgo quindi a bordo dell'autobus bipiano della società Di Febo-Capuani che opera in pool con le compagnie Arpa e Di Fonzo garantendo insieme il collegamento no- stop fra Pescara, Chieti Scalo e Roma sin dal 1980. Lo si legge anche nella pubblicità sui loro rispettivi siti web. Noto subito la presenza di un solo autista impegnato, come è ovvio, nelle fasi immediatamente precedenti la partenza prevista per le ore 7, a sistemare i bagagli dei viaggiatori nei bagagliai laterali e a dare informazioni all'utenza sui posti assegnati, sull'orario di arrivo, sulle corse di ritorno. Si parte puntuali alle ore 7, come stabilito. La prima sosta la facciamo alla fermata adiacente la sede del comune di Pescara, dove solitamente salgono altri viaggiatori. Subito si riparte, e percorrendo l'asse attrezzato si raggiunge l'uscita di Chieti per poi puntare ad un'altra sosta, quella di Chieti scalo nel piazzale della stazione ferroviaria. Qui, come ad ogni corsa, sale un altro numero importante di viaggiatori fino a riempire l'intero pullman di due piani. L'autista, che è anche in veste di addetto ai biglietti, anche in questa occasione si presta alla sistemazione dei bagagli dei nuovi arrivati. Ma non è finita qui. Lo vedo infatti salire frettolosamente a bordo e, prima di ripartire, si accinge a controllare e vidimare i biglietti di tutti i viaggiatori trasportati sia quelli saliti a Pescara che quelli di Chieti. Naturalmente tale operazione di verifica e controllo che in precedenza veniva effettuata dal secondo agente durante il viaggio e dopo aver lasciato Chieti, viene ora effettuata dall’ unico autista presente a bordo, ed in una condizione di chiara violazione delle norme sulla sicurezza. È facile infatti immaginare che mentre l’autista è indaffarato a controllare i ticket dei viaggiatori recandosi anche al piano superiore, il posto guida rimane tranquillamente incustodito. Addirittura, succede che il motore resti acceso anche per non creare ulteriori disagi all’utenza con lo stop dell’aria condizionata, visto il caldo di questi giorni. Gli effetti sono un comprensibile ritardo di quindici minuti nella partenza da Chieti (il bus parte alle 7 e 30 anziché 7e 15 come da tabella di marcia) cui vanno sommati ulteriori 15 minuti che per chi usualmente utilizza tale tratta, costituiscono la norma quando si esce dall'autostrada e si affronta il grande raccordo anulare. In tutto un ritardo di mezz’ora: sono le 10 quando arriviamo a Roma, dopo tre ore di viaggio anziché due e mezzo come inizialmente previsto. Tutto questo in un contesto in cui tutto è filato liscio. Non c’è stato nessun particolare ingorgo, nessun viaggiatore che ha avvertito bisogni fisiologici e chiesto di scendere al primo autogrill, nessun bambino che ha sofferto il mal d'auto. Altrimenti? Come la metteremmo con i limiti sui tempi di guida imposti dalle normative europee considerando che l'autobus in questione è partito da Roseto degli Abruzzi alle 5 e 55 prima di arrivare a Pescara? Tutto questo senza considerare il pessimo servizio offerto all'utenza cui non verrà mai, lo sottolineo, garantito il rispetto degli orari teoricamente previsti. Se questo è il risultato per stare al passo con la concorrenza, possiamo tutti tirare le dovute conclusioni. Al ritorno sono sull'autobus verso Pescara. Il vettore è quello di Di Fonzo. La partenza è alle 17 e 30, questa volta c’è il secondo agente in veste di bigliettaio. Una fortuna per i viaggiatori e per il sottoscritto.
(*) Segr. regionale Cgil-trasporti