ROMA Contrordine. Berlusconi frena i “falchi”, apprezza la ritrovata unità del Pdl e garantisce il sostegno al governo a condizione che Enrico Letta riesca ad evitare l’aumento dell’Iva e abolisca l’Imu sulla prima casa. Il governo, insomma, non è in discussione ma il Pdl non farà sconti al premier e avvierà un’operazione “verità” su tutto il territorio per raccontare ai cittadini che i processi al Cavaliere sono frutto dell’azione «di una parte della magistratura che agisce come una associazione segreta di cui non si conoscono gli aderenti». Il Cavaliere, insomma, promette che non farà saltare il governo, almeno per ora, ma la tensione resta altissima. E l’ufficio di presidenza del Pdl, riunito ieri a palazzo Grazioli, si trasforma in uno sfogatoio. Con Berlusconi che parla delle sue vicende giudiziarie e punta il dito contro un Pd sempre più diviso sulle larghe intese. «L’accelerazione dei processi negli ultimi due mesi non può non essere legata al fatto che una parte della maggioranza non vuole un governo di pacificazione». Le celeberrime “toghe rosse” sarebbero avvantaggiate dal fatto che una parte del Pd non vede l’ora di rompere l’alleanza con il Pdl? Passa qualche minuto e dal quartier generale del Cavaliere arriva l’ennesima marcia indietro: «Berlusconi non ha mai detto e neppure pensato che ci sia una responsabilità di una parte della maggioranza. Ha detto invece che c’è chi non vuole un governo di pacificazione, senza riferirsi o accusare in alcun modo l’attuale maggioranza...». Un tira e molla che fa saltare i nervi a Guglielmo Epifani. Il segretario del Pd, che deve fare i conti con i renziani sempre più sul piede di guerra, definisce «incredibile» che il Pdl abbia sospeso i lavori parlamentari a seguito di una decisione della Corte di Cassazione e lancia un aut aut al Cavaliere: «Prima l’ultimatum di Schifani, poi Berlusconi che dice il governo va avanti. Il Pdl ha un atteggiamento schizofrenico. Così non si può andare avanti, il problema deve essere chiarito assolutamente». A fare pressing è anche Pier Luigi Bersani. «Il Pd in questo momento deve dare una prova di serietà e chiedere con grande forza alla destra cosa intende fare. Il Paese ha bisogno di essere governato e non è che tutti i giorni ci può essere un tira e molla su questo governo». Un governo che per il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, è costretto a navigare a vista: «Le vicende giudiziarie di Berlusconi non avranno nessuna ripercussione sull’attività legislativa. Il governo va avanti finché ha la fiducia del parlamento». Ma ieri a palazzo Grazioli non si è parlato solo dei processi anche perché il Cavaliere ha spiegato ai suoi che è ora di finirla con la linea dello scontro frontale, portata avanti dai “falchi” come Daniela Santanché, e che la battaglia va combattuta dagli avvocati nelle aule dei tribunali e non dai “fedelissimi” nelle piazze. E questo perché se la Cassazione trovasse il modo di ridurre la pena o trovasse un modo per evitare l’interdizione (cambiando il reato), il governo non correrebbe rischi. Nell’attesa della sentenza, Berlusconi torna a parlare dei sondaggi e annuncia il sorpasso del Pdl (28,1%) sul Pd (28%). Ma non è tutto. Berlusconi conferma che il ritorno a Forza Italia ci sarà entro il mese di settembre e poi va a visitare la nuova sede di piazza San Lorenzo in Lucina. Il governo corre rischi? A tenere alta la tensione, in mattinata, ci pensa il capogruppo dei senatori Pdl, Renato Schifani: «Se Berlusconi fosse condannato alla interdizione dai pubblici uffici, sarebbe molto difficile che un Pdl acefalo del suo leader possa proseguire l’esperienza del governo Letta». Pronto a lasciare la politica in caso di condanna è invece Sandro Bondi, che definisce «non opportuno» l’Aventino e invita Enrico Letta e Guglielmo Epifani a spendere qualche parola in favore del Cavaliere: «Non possono lavarsene le mani, fare come Ponzio Pilato o dare giudizi salomonici dicendo “questo è un problema di Berlusconi”».