Giovedì la cabina di regia ma rimane l’incertezza sulle coperture necessarie Il nodo dell’Iva: possibili tagli alla spesa per coprire il mancato introito
ROMA Le distanze nella maggioranza sono ancora ampie e l’intesa sull’Imu non c’è. Per questo motivo sta prendendo quota l’ipotesi di un nuovo rinvio per il pagamento della rata. La scadenza di settembre potrebbe dunque essere spostata a dicembre. I tecnici stanno lavorando alla rimodulazione (tesi proposta da Letta, Pd e Sc) anche se il Pdl non ha abbandonato la proposta di abolizione totale dell’imposta. Lo stesso Berlusconi ha confermato che le sue richieste su Imu e Iva sono fuori discussione. Giovedì prossimo si svolgerà la riunione della cabina di regia, cancellata dopo la fiammata polemica del Pdl per la decisione della Cassazione di rispettare i tempi fissati per la vicenda dei diritti televisivi Mediaset. Ma non si esclude che prima della riunione della cabina di regia tra governo e partiti, si svolga un vertice preparatorio che decida di rinviare tutto alla fine dell’anno. I temi sul tappeto sono infatti numerosi e riguardano da una parte l’ingorgo fiscale che si sta addensando sugli italiani (Imu, Iva, Tarsu e ticket) e, dall’altra, le questioni del lavoro e della crescita. Il colpo inferto all’Italia da Standard & Poor’s ha comunque lasciato il segno, anche a livello internazionale, creando più di un affanno nella coalizione. Su ciascuno di questi punti il governo è impegnato in una difficile mediazione. Ad esempio, per l’Iva - oltre a cercare una soluzione per superare del tutto l’aumento dell’aliquota che è attualmente rinviato al 1 ottobre - si cercheranno la settimana prossima coperture alternative all’aumento degli acconti fiscali. Soldi che certamente saranno reperiti, almeno in parte, da ulteriori tagli di spesa. Nelle commissioni Finanze e Lavoro del Senato che analizzano il decreto legge con le misure su occupazione giovanile e Iva a partire da martedì? prossimo, sono sul tavolo diverse opzioni. Sul versante del fisco, è aperto infatti il tema delle coperture per il temporaneo stop dell'Iva. Il presidente della commissione Finanze, Mauro Marino (Pd), ritiene che «sicuramente bisogna fare uno sforzo per trovare elementi che assicurino una copertura più certa». La questione, comunque, è essenzialmente demandata al governo. Il capitolo Imu è allo stesso modo del tutto aperto. Sul tappeto ci sono diverse ipotesi. Il governo e la maggior parte dei partiti che lo sostengono lavorano a una rimodulazione dell’imposta. Il governo punterebbe a riformarla accorpandola in un’unica service tax con la Tares e le diverse imposte locali che gravano attualmente sugli immobili. Non si tratta di un provvedimento semplice e per questo motivo la scadenza di settembre potrebbe non essere sufficiente per definire un progetto di riforma. Altri elementi per la rimodulazione potrebbero essere ricercati nell’ipotesi di innalzare la franchigia da 200 a 600 euro. Questo consentirebbe di allargare la platea di esenti, arrivando a un 85% di proprietari che non pagherebbero l’imposta. L’esempio più efficace per spiegare la proposta è che chi deve mille euro di Imu ne pagherebbe solo 400. Il costo dell’operazione sfiorerebbe i 3 miliardi di euro. Altra ipotesi potrebbe essere quella di innalzare la franchigia - soglia sotto la quale non si paga - progressivamente al reddito Isee suddiviso in quattro fasce. Più basso è il reddito, più bassa è l’imposta. Un’altra soluzione riguarda le famiglie numerose con un’esenzione in metri quadrati da moltiplicare per ciascun membro della famiglia. I tecnici non stanno escludendo la cancellazione dell’Imu. In quel caso verrebbero a mancare 4 miliardi. Un buco che dovrebbe essere coperto da aliquote progressivamente più alte per seconde e terze case con una patrimoniale. La scadenza del 18 nella cabina di regia rischia dunque di diventare un buco nell’acqua in assenza di un accordo politico di compromesso. Intanto il presidente del Consiglio Enrico Letta procede nella politica dei piccoli passi. Ieri ha annunciato un progetto in definizione per attrarre investimenti esteri in Italia nei due anni che ci separano dall’Expo e che si chiamerà Destinazione Italia.