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Pescara, 16/05/2025
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23/07/2013
Il Messaggero
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Tagli all’Atac, il piano choc. Pronto il progetto per rimettere in servizio sui bus circa ottocento amministrativi. Prevista l’uscita di venti manager, per gli altri stipendi ridotti del 10 per cento. Un milanese per salvare i bus della Capitale |
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Un anno, al massimo 18 mesi, per evitare il fallimento dell’Atac e allo stesso tempo assicurare un servizio migliore. I compiti che saranno affidati a Danilo Broggi (al 99 per cento nuovo amministratore delegato dell’azienda dei trasporti romani) si avvicinano a quelli di un commissario straordinario: ridurre costi e personale, a cominciare dai dirigenti. Oggi si riuniranno le commissioni capitoline trasporti e bilancio, proprio per affrontare il dossier Atac. Alla presidenza resterà Roberto Grappelli.
Un mandato a tempo. Un anno, al massimo 18 mesi, per imporre una cura da cavallo all’Atac e tentare di salvare capra e cavoli, ossia evitare il fallimento dell’azienda e contemporaneamente assicurare un servizio all’altezza delle aspettative. Non ci sarà un vero e proprio commissariamento ma i compiti che saranno affidati oggi a Danilo Broggi (al 99 per cento nuovo amministratore delegato dell’azienda dei trasporti romani) non saranno molto diversi da quelli di un commissario straordinario. Broggi, ex amministratore delegato di Consip attualmente al vertice di Poste Assicura, ha proprio il profilo che cercava il Campidoglio: manager pubblico pronto ad affrontare incarichi molto difficili. I NOMI
Oggi si riuniranno le commissioni capitoline trasporti e bilancio per affrontare il dossier Atac. Alla presidenza resterà Roberto Grappelli, che gode di apprezzamento bipartisan. I tre consiglieri di amministrazione saranno i dirigenti capitolini Stefano Fermante, Cristiana Palazzesi e Annamaria Graziano. L’Atac dovrà essere sottoposta a una dolorosa cura dimagrante: a partire dai dirigenti, che dovranno diminuire di almeno 20 o 30 unità e avranno uno stipendio ridotto. Il primo segnale è arrivato dal direttore generale Antonio Cassano che ha inviato una comunicazione, chiedendo un taglio volontario dei compensi di almeno il 10%. Ma in via Prenestina si studierà il modo di andare oltre. Lo stesso Cassano non è certo di restare al proprio posto, pur avendo compiuto gran parte della sua carriera in azienda con il centrosinistra insediato in Campidoglio. Il ruolo di direttore generale potrebbe essere sospeso, affidando all’amministratore delegato i pieni poteri. Il servizio sarà affidato a un direttore operativo, ruolo per cui è in corsa Pietro Spirito. IL PERSONALE E I CONTI
Nodo cruciale quello della pianta organica. Troppi dirigenti e pochi addetti al servizio l’attuale situazione del personale. Già Carlo Tosti, che ha guidato l’azienda prima di Roberto Diacetti, aveva lanciato un piano per riportare in strada tanti dipendenti utilizzati in ufficio, scontrandosi con forti resistenze. Il nuovo progetto è ancora più ambizioso: spostare all’esercizio ben 800 amministrativi. Non sarà facile ma dà il senso del cambio di filosofia che si vuole imporre, per evitare di dover portare i libri in tribunale o peggio di lasciare bus e tram nelle rimesse. C’è una voragine cresciuta 200 milioni di euro l’anno (anche se nel 2012 il deficit è sceso a 156 milioni). Il debito Atac ha sfondato quota 2 miliardi. Un fallimento che il Campidoglio non può permettere, visto che via Prenestina gestisce il posto di lavoro di 12 mila dipendenti e, soprattutto, il servizio trasporto pubblico per oltre 3 milioni di romani, pendolari e turisti. A pesare sui conti ci sono i debiti con i fornitori, che si aggirano intorno al miliardo. Ma anche i 200 milioni e spiccioli di trasferimenti arretrati dalla Regione. Poi c’è il tema dell’evasione tariffaria, salita a livelli vertiginosi. Contenuti (ma non azzerati) sulla metropolitana, grazie ai tornelli, i viaggiatori senza biglietto si sono moltiplicati in superficie. Si stima che l’azienda perda 80 milioni di euro l’anno. La situazione economica si fa sentire sul servizio: per ora a causa dei numerosi guasti dovuti a scarsa manutenzione, nei prossimi mesi i guai potrebbero essere peggiori. GLI IMMOBILI
Le esangui casse Atac potrebbero trovare sollievo dall’attuazione del piano di valorizzazione e vendita di diversi immobili non più utilizzati. Un piano da 400 milioni di euro che, pur essendo stato approvato non senza difficoltà dal consiglio comunale, non è ancora partito. Tra i complessi coinvolti ci sono gli ex depositi di San Paolo, piazza Bainsizza e piazza Ragusa. Ma gli interventi principali riguarderanno i complessi di Portonaccio e Trastevere, localizzati «in zone ormai troppo centrali». Per mandare a regime il piano c’è però bisogno di portare a termine alcuni passaggi fondamentali, tra cui le varianti urbanistiche. Un milanese per salvare i bus della Capitale Un milanese alla guida dei trasporti di Roma. Danilo Broggi, classe 1960, è sposato e ha due figli. A 24 anni si laurea in Scienze politiche e insieme ai fratelli si occupa dell’impresa di famiglia nel settore del restauro e della decorazione di interni. Dopo alcuni incarichi nelle associazioni di categoria, nel 1997 è consigliere della Camera di commercio di Milano. Due anni dopo viene eletto presidente di Iniziativa Italia, associazione intersettoriale di imprenditori. Nel 2000 prima fa il presidente di Api Milano (piccole e medie imprese), poi viene chiamato nella giunta nazionale di Confapi, di cui diventa successivamente vicepresidente vicario e, nel 2002, presidente. Salto importante nel 2005: Broggi è l’ad di Consip Spa, società del Ministero dell’Economia che gestisce l’informatizzazione e le gare d’appalto nella pubblica amministrazione. Nel 2011 va alla presidenza Poste Assicura. Ora la missione più ardua: riportare in linea di galleggiamento il colosso del trasporto pubblico, Atac. Tre anni fa, parlando della crisi economica, disse: «Io mi definisco ottimista, a patto che sapremo puntare alle eccellenze e alle potenziali eccellenze del nostro Paese». Chissà se vale anche per Atac.
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