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Pescara, 16/05/2025
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Data: 23/07/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sanitopoli in Abruzzo - Sanitopoli, pioggia di condanne: nove anni e mezzo a Del Turco. L’asse socialista nel mirino: dure pene per Cesarone e Quarta

PESCARA Lo scandalo della sanità esiste, non è stata una invenzione della Procura di Pescara ed ha dei responsabili, primo fra tutti l'ex governatore Ottaviano Del Turco condannato alla pena più alta: 9 anni e mezzo di reclusione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Questo è quello che emerge dal verdetto emesso dal tribunale di Pescara (presidente Carmelo De Santis, giudici a latere Massimo De Cesare e Gianluca Falco) che dopo quattro ore di camera di consiglio (lettura della sentenza alle 13,50, durata 18 minuti) ha condannato i principali protagonisti del processo Sanitopoli, ma ha anche assolto gli imputati coinvolti nell'associazione per delinquere della giunta di Giovanni Pace perché il fatto non sussiste.
Condanna a tre anni e mezzo (sei mesi in più della richiesta dei pm) per corruzione anche per il grande accusatore, Vincenzo Angelini, l'imprenditore che con le sue confessioni scoperchiò il pentolone del malaffare, ammettendo di aver versato 15 milioni di euro di tangenti, ma non solo agli uomini di Del Turco, anche a quelli della vecchia giunta di centrodestra.
Cinque anni tra indagini e processo. Un dibattimento lungo (due anni e mezzo) e difficile, con centinaia di testimoni, pieno di veleni, di attacchi forti alla magistratura, che non si è tenuto soltanto in aula, ma anche e soprattutto al di fuori del tribunale, molto spesso sui media, dove Del Turco è stato sempre considerato come una vittima di Angelini.
OSSA ROTTE
Da questo processo la giunta Del Turco esce con le ossa rotte. A pagare maggiormente è proprio l'asse ex socialista con Cesarone, Quarta e Del Turco, attorno al quale si sarebbe fortificata l'associazione per delinquere che, secondo l'accusa, aveva un solo obiettivo: spillare più soldi possibili ad Angelini e portarlo alla rovina, addirittura arrivando a trattare la vendita della clinica con De Benedetti all'insaputa del suo proprietario. Tutte le concussioni contestate sono state riqualificate dal collegio come corruzione: come dire che non ci sarebbe stata la minaccia, ma i soldi, tanti, sarebbero comunque girati e intascati dagli imputati. Camillo Cesarone, ex capogruppo del Pd in consiglio regionale, uomo di fiducia di Angelini che contribuì in maniera determinante alla sua elezione e che poi venne tradito, è stato condannato a 9 anni di reclusione. Lamberto Quarta, segretario della presidenza, voluto fortemente in quel posto da Del Turco, assessore ombra alla sanità ed eminenza grigia, pur non ricoprendo ruoli chiave istituzionali è stato condannato a sei anni e mezzo di reclusione. A Del Turco il tribunale ha fatto anche qualche sconto, togliendogli diversi episodi di concussione, ma lasciandogli sul groppone quella tangente da 200 mila euro che Angelini gli consegnò a casa sua a Collelongo, che ha pesato come un macigno in questo processo. Una consegna fotografata e pilotata, al centro del dibattimento, oggetto di perizie di parte che secondo la difesa Del Turco scagionava l'ex governatore, smontata da una attenta e puntuale superperizia voluta dal tribunale che ha ridato credibilità ad Angelini. E proprio questo è uno dei tempi portanti di questa sentenza. E il collegio giudicante ha anche inferto un altro duro colpo ai principali imputati disponendo la confisca di tutti i beni sequestrati a Del Turco, Conga, Quarta, Cesarone, Aracu e Angelini.

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