Un’Atac al collasso, con i conti ormai prossimi al fallimento e un servizio che ne risente pesantemente: nell’ultimo anno l’azienda ha garantito ai romani il 15 per cento di trasporto pubblico in meno rispetto al contratto di servizio. È nero il quadro tracciato dall’assessore alla mobilità. Broggi da ieri è il nuovo amministratore delegato. A lui il compito di salvare dal fallimento l’azienda dei trasporti. Dice: «Dobbiamo combinare l’esigenza di garantire un servizio pubblico efficiente con la necessità di riportare in ordine i conti»
IL COLLOQUIO
«Mi chiedono un cambio di passo». Quando parla Danilo Broggi, 53 anni, è appena sceso dall’aereo che da Milano lo ha portato a Fiumicino. Quasi un’immagine simbolo della sua nomina ad amministratore delegato dell’Atac, la grande malata delle municipalizzate romane.
«Sono milanese, ma da vent’anni ho trascorso cinque giorni della settimana a Roma. Devo ammetterlo, poche volte ho usato i mezzi pubblici. Bene, dovrò cominciare a farlo per capire meglio il lavoro che mi aspetta». Danilo Broggi, laureato in Scienze Politiche, è un manager cresciuto nell’impresa di famiglia. Dopo una lunga esperienza alla guida dell’Api (l’associazione che rappresenta le piccole e medie imprese) e nel consiglio della Camera di commercio di Milano, è approdato come amministratore delegato al settore pubblico (al Consip, anche se la sua ultima esperienza è a Poste Assicura).
LA RIFLESSIONE
Prima di accettare la proposta del sindaco Ignazio Marino e dell’assessore ai Trasporti, Guido Improta, ha riflettuto per una notte. «Alla fine ho accettato. E sono onorato, ringrazio il sindaco, l’assessore Improta e il consiglio comunale di Roma. Il mio impegno sarà massimo».
D’accordo, Broggi, però in questa notte di riflessione ha preso atto del fatto che si troverà a gestire un’azienda in allarme rosso, in grave difficoltà economica, con 744 milioni di debiti, un popolo di dodicimila dipendenti e malgrado questo poco personale su strada, dove servirebbe di più. Preoccupato? Spaventato? «No, non sono preoccupato. Diciamo piuttosto che sono consapevole delle difficoltà che mi aspettano come amministratore delegato dell’Atac. Guardi, il problema è ben chiaro: dobbiamo combinare l’esigenza di garantire un servizio di trasporto pubblico efficiente con la necessità di riportare in ordine i conti. Tutto questo va fatto tenendo conto delle risorse che ci sono a disposizione».
LA CURA
Aggiunge: «Mi prenderò il tempo necessario per studiare la situazione. La fase di studio è importante. Prima di dare una soluzione voglio comprenderla. Ma sia chiaro: lo farò in tempi rapidi». Danilo Broggi invita a utilizzare anche un altro concetto: «gradualità». «Non possiamo pensare di fare tutto in poco tempo - osserva -, ma con gradualità dobbiamo andare a un risanamento dei conti. C’è il mio impegno massimo a raggiungere questi obiettivi».
CAMBIO DI PASSO
Intanto, però, già si parla di cure choc, della necessità di superare il problema di un pachiderma che da una parte ha dodicimila dipendenti, dall’altra si trova con i bus che si fermano per mancanza di manutenzione e con poco personale su strada. Questo dovrà cambiare, non è un quadro sostenibile ancora a lungo. «Ne sono consapevole - dice Broggi -. È vero, mi viene chiesto un cambio di passo. Ma ripeto: non sono preoccupato, sono consapevole di quanto mi aspetta».
Danilo Broggi è cresciuto come manager nel privato, poi però ha lavorato nel pubblico. Ora forse il suo incarico più difficile, in un’azienda municipalizzata che ogni giorno fa muovere più di un milione di passeggeri. Per un manager, lavorare nel settore privato o in quello pubblico, non è la stessa cosa. «Vero. La differenza è che nel settore privato hai un primo obiettivo chiaro, fare utili. Nel settore pubblico devi garantire un servizio efficiente ai cittadini. Tenendo però in ordine i conti. E su questo lavoreremo». Ad Atac in cinque anni sono cambiati sei amministratori delegati. Questa mattina Broggi entrerà nel suo nuovo ufficio nella sede di via Prenestina. Farà molto caldo, anche con l’aria condizionata.
L’affondo di Improta: siamo al collasso, servizio ridotto del 15%
Un’azienda al collasso, con i conti ormai prossimi al fallimento e un servizio che ne risente pesantemente: nell’ultimo anno l’Atac ha garantito ai romani il 15 per cento di trasporto pubblico in meno rispetto a quanto previsto dal contratto di servizio. Il quadro tracciato dall’assessore capitolino alla mobilità Guido Improta alle commissioni bilancio e trasporti, consegna un compito difficile a Broggi. A fine 2013 i debiti della municipalizzata, secondo i dati del Campidoglio, ammonteranno a 744 milioni di euro. Di questi, «417 sono verso i fornitori e 326 verso i sistemi bancari - spiega Improta - Questa stima non tiene conto dei debiti verso i partner quali Trenitalia. Nel 2013 il disavanzo è stato di oltre 200 milioni di euro». Una difficoltà che si ripercuote anche «sul ciclo delle manutenzioni, con gare che vanno deserte e fornitori che cominciano a non consegnare pezzi di ricambio». Secondo l’assessore, «l’azienda spende 60 milioni l’anno tra locazioni, consulenze e vigilanza», mentre non è riuscita a portare avanti le «valorizzazioni immobiliari». In più, «c’è stata una crescita anomala dell’assenteismo per malattia e permessi», che ha influenzato la produttività. Da qui il dato sul servizio: 104 mila chilometri/vettura assicurati ai cittadini, contro i 120 mila previsti dal contratto.
I COMMENTI
«Una società che, come Atac ha perso ogni giorno circa 700 mila euro, come è avvenuto dal 2010 al 2013, rappresenta il segno di un fallimento politico e amministrativo senza precedenti», attacca Enrico Gasbarra, segretario regionale Pd. Francesco D’Ausilio, capogruppo democrat in consiglio comunale, parla di «situazione drammatica». Gianluca Peciola, capogruppo di Sel, frena sulla liberalizzazione, «un argomento da proporre al confronto dentro la maggioranza». Sul fronte opposto Antonello Aurigemma (Pdl), ex assessore alla mobilità, ricorda che «dal 2008 a oggi, poi, i tagli sul trasporto pubblico da parte della Regione hanno superato i 300 milioni di euro». L’ex sindaco Gianni Alemanno affonda il colpo: «La relazione con cui l’assessore ha giustificato lo spoil system ai vertici di Atac è un intervento in cui prevale più la polemica politica che una seria analisi tecnica». Replica il presidente della commissione bilancio Alfredo Ferrari: «Meraviglia che l’ex sindaco in cinque anni non si sia mai premurato di invertire questa tendenza che ha finito di portare Atac alla deriva».
Domani il primo cda poi il piano industriale
L’assemblea dei soci dell’Atac, riunitasi ieri sera, ha ratificato le nomine del nuovo consiglio di amministrazione decise dal Campidoglio (unico proprietario dell’azienda). Il cda è quindi composto dal riconfermato presidente Roberto Grappelli, dal nuovo amministratore delegato Danilo Broggi e dai consiglieri Annamaria Graziano, Stefano fermante e Cristiana Palazzesi. Oggi, dopo il primo vertice tra Grappelli e Broggi negli uffici di via Prenestina, sarà convocata la prima riunione del cda, che si svolgerà tra domani e venerdì. Il management dovrà fare una prima ricognizione della situazione aziendale, dopo la durissima relazione presentata dall’assessore capitolino alla mobilità Guido Improta. Poi si passerà in tempi brevi all’applicazione delle prime misure del nuovo manager, che dovrà verosimilmente redigere un piano aziendale ex novo. Tutto ciò in attesa che il consiglio comunale decida sul nuovo modello di governance delle aziende municipalizzate, che potrebbero confluire nella futura holding capitolina.