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Data: 24/07/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Decreto del fare oggi la fiducia. L’ira dei grillini: ora ostruzionismo. Nel testo torna il wi-fi pubblico, meno risorse per la banda larga

ROMA Per portare a casa l’approvazione del decreto del Fare - nel quale tra l’altro viene riaperta la possibilità del libero accesso al wi-fi - il governo Letta porrà la fiducia. Un passaggio obbligato vista la pioggia di emendamenti (485) annunciati dal M5S. La blindatura del provvedimento, varato dopo lungo travaglio delle commissioni, non mette però al riparo dall’ostruzionismo che rischia così di far slittare a data da destinarsi la conversione di 6 decreti legge in calendario prima della pausa estiva. Tra questi il ddl di riforma costituzionale; il ddl sul finanziamento pubblico ai partiti; il ddl sulle leggi europee e il testo sull’omofobia già licenziato dalla commissione Giustizia, (seppure contrastato dai firmatari della moratoria sui temi etici).
Era stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ad annunciare all’Assemblea che il governo non avrebbe voluto porre la fiducia ma sarebbe stato «difficile» non farlo se il totale degli emendamenti (circa 900) fosse rimasto così alto. Anche perché «da qui alla pausa di Ferragosto non c’è tantissimo tempo». Si è tentata dunque una mediazione. I 5 Stelle erano disposti a ritirare i loro lasciandone solo 8. A questo punto il governo - avrebbe poi rivelato il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti - aveva dato la disponibilità ad accoglierne 4: l’estensione della Tobin Tax ad alcuni prodotti finanziari in attesa di altre verifiche; il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia; il vincolo sugli incentivi alle pmi che delocalizzano gli impianti e la possibilità di aprire un Fondo di garanzia per le pmi, per concedere contributi anche a singoli cittadini. Su un quinto emendamento riguardante le semplificazioni per le ristrutturazioni edilizie si rimandava invece ad un’altra modifica già approvata dalla commissione competente. Restavano Fuori l’ emendamento sulla ricalibratura dell’Iva dei servizi aeroportuali e quello sulla trasparenza sulla Cassa depositi e prestiti.
NO AD OLTRANZA

Il M5S ha puntato i piedi. E non se n’è fatto niente. Franceschini che avrebbe voluto evitare un mega-emendamento monstre ha spiegato così il fallito accordo: «Quando abbiamo obiettato che alcuni erano ammissibili e altri no per ragioni di copertura ma anche di merito, quel gruppo ha deciso di chiedere il voto su tutti gli emendamenti». E il capogruppo pd Roberto Speranza ha commentato: «Questo è un ostruzionismo grave, si rischia di ritardare provvedimenti fondamentali». Va da sé che Beppe Grillo abbia dato invece una spiegazione del tutto opposta di come sono andati i fatti: «Letta zittisce il Parlamento, lo stanno facendo di nuovo: scandaloso!», ha subito ululato su Twitter.
5STELLE DIVISI

La tensione con i 5 Stelle non poteva dunque non salire e tanto più salirà oggi quando alle 11,30 si aprirà la seduta. Non tutti i grillini avrebbero condiviso il «no ad oltranza» dettato da Grillo. Fra loro c’è chi avrebbe cercato un accordo per «portare a casa qualcosa di costruttivo». Nel pomeriggio si è tenuta una lunga riunione durante la quale sarebbero emerse posizioni diverse. «È inutile continuare a presentare emendamenti su emendamenti sapendo sin dall’inizio che saranno bocciati perché privi di copertura», si è lamentato qualcuno, stanco di «lavorare a vuoto». Alla fine è prevalso il no a tutto campo. «Penso che abbiano perso una grande occasione - ha dichiarato Francesco Boccia del Pd - è come se ci fossero due M5S, quello che ha lavorato nelle commissioni e ha fatto accordi contribuendo a modificare i testi, ottenendo l’approvazione di 14 emendamenti, e quello che poi arriva in Aula e deve vendere al mercato della propaganda o un’altra idea di politica». Intanto nel testo della discordia, è stata inserita la norma in virtù della quale, per evitare il taglio di 19 milioni alle emittenti locali, vengono sottratte risorse (non utilizzate) alla banda larga.

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