ROMA Nascerà una domenica di settembre. Probabilmente quella del 15. E ieri, ad Arcore, nel summit con Denis Verdini e Daniela Santanchè, si è ragionato anche su quale format dare alla cerimonia di rinascita di Forza Italia. Che dovrebbe tenersi a Milano (lì nacque nel ’94 il partito azzurro prima maniera ma da lì fu lanciato anche il Pdl con il discorso del predellino in San Babila: e questo non viene considerato un buon precedente) e che dovrà trasmettere l’idea di un ritorno al futuro senza nostalgismi di sorta e tutto all’insegna di un nuovo protagonismo giovanile. Così ha scritto ieri su Facebook il Cavaliere, scegliendo il social network e non la tivvù (come nel gennaio ’94), per colpire bene il target che in questo caso interessa a lui e ai due comprimari: «Abbiamo deciso di tornare a Forza Italia perchè vorremmo, come ci riuscì 20 anni fa, rivolgerci ai giovani e ai protagonisti del mondo del lavoro per chiedere di interessarsi al nostro comune destino».
BAD COMPANY
E Alfano? La battuta programmatica che circola nell’inner circle di Berlusconi dice così: «Il Pdl glielo regaliamo tutto ad Alfano con gli annessi e i connessi, a cominciare dagli attuali ministri». Ecco una good company di marca Santanchè-Verdini e una bad company per colombe, per «cacadubbi», per flebili moderati di quelli che già volevano mollare Silvio ai tempi della kermesse di Italia popolare al teatro Olimpico. E comunque servono tutti, nella nuova strategia forzista ma plurale di Berlusconi. Con un nuovo patto con i Radicali, con la An che sta a sua volta in fase di rilancio sulle ceneri del finismo (in queste ore l’ex premier si diverte a chiamare Gianfranco alla Francese: non Fini ma Finì) e cerca di raggruppare altri spezzoni della destra, con la pletora dei partitini e delle listarelle come Grande Sud o quella di Rotondi o quella di Caldoro, con una nova strategia dell’attenzione verso Scelta Civica e verso l’Udc (che viene dato in crescita nei report del Cavaliere), l’ex premier mira a portare il centrodestra anche oltre quel 35,9 per cento (contro il 33,9 del centrosinistra) che gli attribuiscono i sondaggi di Alessandra Ghisleri. «Se il 30 luglio Berlusconi viene condannato, si torna al voto», assicura Renato Brunetta e dunque non le europee della primavera 2014 ma le politiche di ottobre 2013 vedrebbero l’esordio di Forza Italia 2.0, questo partito di giovani e di pretoriani anche seniores di cui Berlusconi avrà strenuamente bisogno, da possibile interdetto dai pubblici uffici, per la sua «battaglia di libertà» che «non riguarda soltanto me - ha ribadito ieri con i suoi interlocutori - ma tutti i cittadini». «Alle elezioni non si va, ci si precipita»: è un vecchio motto dell’arci-nemico Romano Prodi ma in queste ore sia il Cavaliere (che però cambia umore sei o sette volte al giorno) sia la sua corte ad Arcore e a Palazzo Grazioli lo stanno ripetendo convintamente perchè al contrario del buonismo degli scorsi giorni (del tipo: qualunque cosa accada il 30 luglio, il governo va avanti) adesso l’opzione voto (ma Napolitano lo concederà?) si affaccia più di prima nelle stanze berlusconiane. «Stiamo crescendo nei sondaggi e dopo la sentenza, se sarà negativa, cresceremo ancora di più», spiega l’ex premier ai suoi, e «dobbiamo stare pronti». Allestendo la nuova macchina elettorale. Più agile, più liberal-pop, più anti-Palazzo più sua rispetto al «bidone»: eccome come chiamano ormai il Pdl dalle parti del neo-forzismo di ritorno. Ma Berlusconi non vuole strappi dolorosi con nessuno e tantomeno con l’ex delfino Alfano, dimidiato dal caso kazako.
SOLDI
Attraverso fidejussioni, Berlusconi sta foraggiando con 25 milioni di euro la sua nuova creatura. Cui arriveranno i finanziamenti di imprenditori privati, ma a progetto, e chi partecipa all’impresa economica avrà anche potere decisionale nei vari territori dove ora comandano spesso satrapie auto-referenziali. Intanto da Nord a Sud, dall’Alto Adige alla Calabria, dal Veneto dell’attivissimo Galan alla Campania dove il liberale Mario Pepe sta mobilitando il mondo delle professioni (lui è medico) in vista della nuova impresa, sono giù spuntati numerosi circoli della nuova Forza Italia.
Il resto lo farà la Cassazione. Che dovrebbe essere soltanto (e lo è) una Corte di giustizia, ma a questo punto - se scontenta il Cavaliere - può fungere suo malgrado da doping elettorale e dunque da acceleratore della nascita di un partito che già c’era e che torna. Forse più spietato di prima, come un conte di Montecristo dipinto di azzurro.