SANTIAGO DE COMPOSTELA «Que horror, que horror, Dios mio»: con voce tremante, piangendo, impaurito, un anziano si guarda attorno e vede corpi, sangue, grovigli di lamiere, oggetti piovuti ovunque. Sono le 20.42 di mercoledì. Il treno Alvia 141 della linea ad alta velocità (AVE) Madrid-Ferrol é deragliato a una curva alla folle velocità di 190 km orari a tre chilometri dalla stazione di Santiago de Compostela. Da subito si percepisce la gravità della tragedia, che alla fine conterà almeno 80 morti e 178 feriti, di cui decine gravi. Tra le vittime ci sono molti stranieri. Forse anche un italiano, come riferiscono fonti galiziane dei soccorritori. Ma su questo mancano conferme ufficiali, così come il bilancio della carneficina è ancora parziale. È, per gravità, il secondo incidente ferroviario mortale della storia spagnola, il primo dell'Ave. Suscitano sgomento quei corpi raccolti e coperti alla meno peggio con plaid e lenzuola, che i soccorritori allineano lungo il tracciato; i feriti che a stento vengono estratti dalle carrozze scomposte. Intorno, anche qualche arto, addirittura una testa. Sulle dieci carrozze del convoglio viaggiavano 218 passeggeri e due macchinisti, oltre l'equipaggio, diretti a Santiago dove oggi era previsto il primo dei sette giorni di festa in onore dell'apostolo San Giacomo. Pendolari, turisti, fedeli, partiti alle 15 dalla stazione madrilena di Chamartin e diretti a uno dei centri più frequentati del turismo religioso cattolico. Per tutti era un treno «assolutamente sicuro», come garantisce la pubblicità. Invece, dopo un lungo rettilineo, percorso a 250 chilometri orari, un tunnel e, subito dopo, una curva a sinistra «chiusa». La motrice esce dai binari e si incanta contro un muro; la seconda carrozza si sgancia, si impunta e causa l'innalzamento delle altre carrozze, che salgono fino a sei metri per poi ricadere pesantemente, sbattendo i passeggeri come palline in un barattolo. Le immagini che riesce a riprendere una telecamera posta su un palo della ferrovia lungo il tracciato sono spaventose e mostrano la pazzesca velocità con cui il convoglio ha imboccato la curva. Anche le prime perizie lo confermano, e lo ammette lo stesso conduttore - Francisco Jose Garzon Amoc - che nei mesi scorsi si vantava su Facebook delle proprie prodezze: «Andavo a 190, spero che non ci siano vittime altrimenti me le porto sulla coscienza», esclama dalla cabina, via radio, alla stazione pochi istanti dopo lo schianto. Esclusa invece l'ipotesi dell'attentato, avanzata dopo che un testimone aveva detto di aver sentito un'esplosione. Errore umano, guasto dei sistemi di sicurezza o difetti della motrice? Lo accerteranno due inchieste della magistratura e della Commissione sugli incidenti ferroviari. Il macchinista è comunque in stato di fermo, in ospedale, su decisione del tribunale. A chi lo ha soccorso tra le lamiere diceva soltanto: «Voglio morire». È un uomo di 52 anni, 30 dei quali nelle ferrovie, gli ultimi dieci come conduttore e tre sul tratto in cui ieri sera ha avuto l'incidente. Il treno aveva cinque minuti di ritardo, ma gli esperti escludono che sia il motivo dell'alta velocità perché un pilota esperto sa come comportarsi in questi casi. Restano la negligenza (negativo l’alcoltest) o un guasto ai sistemi di sicurezza che dovrebbero intervenire in caso di violazioni dei protocolli . Un guasto della motrice è ritenuto poco probabile perché proprio ieri aveva concluso la revisione prima di partire. Centinaia di persone hanno partecipato ai soccorsi; in migliaia stanno continuando a donare il sangue nei diversi ospedali in cui sono stati ricoverati i feriti. Un via vai convulso, in mezzo al dolore e alla rabbia di chi si è recato sul posto per avere notizie di amici o parenti. «Sembrava un girone dantesco», commenta il presidente della Galizia, Alberto Monez Feijoo. Tre giorni di lutto nazionale sono stati annunciati dal premier Mariano Rajoy accorso ieri sul luogo del disastro.
«Le più sentite condoglianze per la perdita di vite umane causate dal terremoto nel Gansu», in Cina: una clamorosa svista dell'ufficio stampa della Moncloa nella redazione di un messaggio ufficiale di cordoglio ai familiari delle vittime del disastro ferroviario di Santiago di Compostela, un evidente «copia-incolla» compiuto frettolosamente, è costata oggi una gaffe al premier spagnolo, Mariano Rajoy, che ha subito fatto il giro del mondo. Il messaggio nella sua versione finale conteneva infatti in coda uno spezzone di una vecchia nota ufficiale inviata alle autorità cinesi nei giorni scorsi dopo il sisma. Nel testo, riportato da El Mundo, Rajoy, che è galiziano e originario proprio di Santiago di Compostela e stamattina era già sul posto si dice «scioccato» per la notizia e porge il proprio cordoglio e di tutta la Spagna. La gaffe rischia di diventare un nuovo colpo alla credibilità di Rajoy dopo lo scandalo dei fondi neri del suo partito Pp che lo ha coinvolto di persona in mezzo al guado dei pesanti provvedimenti economici per far uscire la spagna dalla crisi.