ROMA «Non sono d’accordo con Marchionne, non è vero che oggi sia impossibile fare impresa in Italia». Il ministro del Lavoro Giovannini risponde secco alle affermazioni dell’amministratore delegato Fiat. Giovannini evita la polemica diretta, riconosce che il nostro paese attraversa una fase critica, ma puntualizza: «Ci sono molte aziende che in queste condizioni stanno continuando a investire, a crescere, a creare profitto e posti di lavoro. Questo nonostante le indubbie difficoltà».
SOVRANE LE PARTI SOCIALI
Poi entra nel dettaglio e risponde all’accusa del numero uno di Fiat e Chrysler sull’immobilismo del governo dopo la sentenza della Corte Costituzionale: «Diciamo spesso che in Italia c’è un eccesso di norme, e questo è proprio un caso in cui bisogna intervenire con attenzione proprio perché le parti sociali sono sovrane. Noi abbiamo scelto di lasciare loro la possibilità di raggiungere un accordo, cosa che sindacati e Confindustria hanno fatto, in più i confederali hanno incontrato anche altre associazioni imprenditoriali proprio per trovare un equilibrio. Stiamo dando questa possibilità per poi trarre le conseguenze ed eventualmente intervenire sul piano legislativo, ma bisogna farlo con attenzione».
IN CAMPO SQUINZI
Sull’argomento interviene da Mosca anche il presidente di Confindustria Squinzi. Concorda con Giovannini sull’impegno dell’imprenditoria italiana, ma condivide con il manager italo-canadese la necessità di un profondo cambiamento: «La posizione di Marchionne è quella di chi vuole spingere il Paese e le parti sociali nella direzione giusta. L’Italia non può andare avanti come ha fatto negli ultimi decenni, occorre mettere mano a riforme politico-istituzionali e cambiare il titolo quinto della Costituzione per la semplificazione normativo-burocratica». Molto più critici con l’esecutivo e vicini al Lingotto i governatori di Veneto e Piemonte. «Ha ragione Marchionne, l'Italia è diventata incompatibile con la libera impresa», ha dichiarato Zaia. Cota ha invece detto: «Dov'è la politica industriale del governo? Quanto dobbiamo aspettare prima di vedere qualche fatto?»
La sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha intanto respinto il ricorso Fiat contro la sentenza della Corte di Appello di Potenza che nel 2012 aveva obbligato l’azienda a reintegrare tre lavoratori (uno ora è senatore di Sel) della Sata di Melfi licenziati per aver «ostacolato durante uno sciopero il lavoro di chi non aderiva alla protesta».
«Due importanti sentenze in pochi giorni, a questo punto non resta che applicare i diritti», ha commentato con soddisfazione il leader della Fiom Landini che domani pomeriggio incontrerà Marchionne.