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Data: 01/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Due telefonate incastrano D’Agostino. Sesso in cambio delle case popolari cinque donne accusano

Ci sono le denunce di cinque donne ma anche due conversazioni telefoniche, del 13 e 16 giugno scorsi, registrate da una delle vittime, e alcuni sms di esplicito contenuto a sfondo sessuale nel dossier che accusa l'assessore Ivo D'Agostino, finito agli arresti domiciliari nell'ambito di un'indagine condotta dalla Squadra Mobile perchè avrebbe preteso rapporti sessuali in cambio della promessa, fatta a donne in gravi difficoltà, di far avere loro un alloggio popolare. «Denunce spontanee e prive di qualsivoglia portata utilitaristica, il che conferisce loro particolare attendibilità - si legge fra l'altro nell'ordinanza del gip Paolo Di Geronimo» il quale ha evidenziato che alla prima denuncia presentata il 5 giugno, ha fatto seguito l'individuazione delle altre vittime da parte della Squadra Mobile «il che dimostra come le persone offese non hanno agito sicuramente per ritorsione nei confronti dell'assessore comunale». Donne che a seconda dei casi, sono state baciate sulla bocca, palpeggiate nelle parti intime e sotto gli indumenti intimi, approcciate per tentativi di costringerle a rapporti sessuali orali e di accarezzamento dei genitali: il tutto all'interno degli uffici comunali «D'Agostino - si legge ancora nell'ordinanza - ha dimostrato di scegliere accuratamente le donne oggetto della propria bramosia sessuale ben sapendo che erano maggiormente vulnerabili e, pur di reperire un alloggio, avrebbero potuto anche tollerare le sue avances sessuali. La sua condotta costituiva esplicitazione di un tipico ricatto sessuale, basato sul fatto che egli avrebbe interferito a favore delle donne che si sarebbero mostrate disponibili a intrattenere rapporti sessuali». Ieri sul fronte politico i capigruppo di opposizione hanno chiesto a gran voce le dimissioni del sindaco Umberto Di Primio. «A lui poniamo una domanda: era al corrente di ciò che accadeva nelle stanze del Comune? Se dovesse rispondere no -dice Enrico Iacobitti, segretario cittadino del Pd-, credo che si tratterebbe di una grandissima inettitudine politica e amministrativa. Se dovesse risponde sì, al di là delle responsabilità penali, ci sarebbero anche quelle sul piano politico-etico nei confronti dell'intera città. Bisogna aprire una nuova fase con le dimissioni del sindaco». Dice Alessio Di Iorio, capogruppo del Pd: «Chieti deve reagire: ha bisogno di una riscossa morale di fronte a questa indecenza». Luigi Febo di Chieti per Chieti aggiunge: «La maggioranza non esiste più». Anche Alessandro Giardinelli (Scelta Civica per l'Italia) parla di «responsabilità politica del sindaco: deve dimettersi». Per il momento, dopo che si è sciolta tra le polemiche la conferenza dei capigruppo, non si terrà il consiglio comunale straordinario richiesto dalle opposizioni. Giustizia Sociale chiede l'insediamento di una commissione di inchiesta per verificare il rispetto della graduatoria nell'assegnazione degli alloggi popolari. Il segretario politico Bruno Di Paolo, poi, annuncia: «Siamo fuori dalla maggioranza: d'ora in poi voteremo contro l'amministrazione. Coloro che non seguiranno la linea del partito (sono tre i consiglieri comunali: Enrico Bucci, Achille Cavallo e Luigi Milozzi, ndr), andranno fuori da Giustizia Sociale e verranno considerati dei traditori dagli elettori». Replica il capogruppo Bucci: «Confermo la mia fedeltà al patto elettorale. Se Di Paolo ritiene di dover dare diktat, mi cacci pure fuori».

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