Il giorno dopo l'arresto dell'ex assessore comunale alle Politiche della casa, Ivo D'Agostino, gli unici a parlare ufficialmente sono i gruppi di opposizione, con due diverse conferenze stampa in cui chiedono tutti la stessa cosa: le dimissioni del sindaco Umberto Di Primio.
Secondo la tesi delle minoranze il primo cittadino non poteva non sapere. Serebbe, comunque, molto grave anche l'ipotesi opposta, per cui non si sarebbe accorto di nulla. «Se gli incontri tra D'Agostino e le sue vittime si svolgevano addirittura in Comune, è possibile che Di Primio non sapesse nulla?» - ha chiesto provocatoriamente il segretario cittadino del Pd, Enrico Iacobitti. Per Luigi Febo, capogruppo di Chieti per Chieti, «la maggioranza ormai non esiste più. Negli ultimi giorni il Consiglio comunale è caduto sia in prima che in seconda convocazione». «Chieti deve reagire di fronte a questa situazione - ha urlato il capogruppo Pd, Alessio Di Iorio - c'è bisogno di una riscossa morale di fronte a questa indecenza. Chieti merita di più». L'ex vice sindaco e segretario di Giustizia sociale, Bruno Di Paolo, detta, invece, diktat ai tre consiglieri comunali del suo gruppo consiliare: «Mai più voti insieme alla maggioranza. Chi non ci sta sarà considerato un traditore degli ideali di Giustizia sociale che con questa maggioranza non vuole avere più nulla a che fare». Si deve vedere adesso, cosa decideranno di fare i tre consiglieri del gruppo, Enrico Bucci, Achille Cavallo e Luigi Milozzi, alcuni dei quali molto vicini al sindaco. Di Paolo porta in conferenza stampa anche la testimonianza di Roberto Di Millo, affetto da sclerosi multipla, costretto su una sedia a rotelle e assegnatario di un alloggio popolare, al secondo piano di una palazzina senza ascensore. Aveva chiesto più volte un'altra sistemazione, ma, per lui, non è stata trovata.