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Pescara, 16/05/2025
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Data: 02/08/2013
Testata giornalistica: Il Centro
«Violenza senza eguali contro di me». Videomessaggio del Cavaliere: «Magistratura irresponsabile. Mi tolgono la libertà. In campo con Forza Italia». Grillo: con la condanna Berlusconi è “morto”

ROMA Nove minuti di messaggio in diretta congiunta su Raiuno e Rete4 con pesanti attacchi alla giustizia e una chiusura sconcertante: Viva l’Italia, viva Forza Italia. Silvio Berlusconi risponde con un video alla sentenza che lo ha condannato in via definitiva a 4 anni di reclusione. «Nessuno può comprendere la carica di violenza che mi è stata riservata in seguito a una serie di accuse e processi che non avevano fondamento». «Una parte della magistratura è un soggetto irresponsabile, una variabile incontrollabile con magistrati non eletti dal popolo che è assurta a vero e proprio potere dello stato e cha ha condizionato permanentemente la vita politica», attacca nel video trasmesso da Porta a Porta sull’ammiraglia Rai. Fino all’ultimo Silvio Berlusconi ha sperato in un miracolo che ribaltasse il verdetto di condanna non dando ascolto ai falchi del Pdl che non hanno capito nè accettato la linea del basso profilo che il Cavaliere ha adottato da quando Fausto Coppi ha accettato di difenderlo. Ma la lettura della sentenza con la conferma della condanna definitiva a quattro anni di reclusione per frode fiscale ha trascinato in pochi minuti l’ex premier in un incubo che sperava di non dover vivere. Non è solo la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici a sbarrare la strada al suo futuro politico. La legge anticorruzione, firmata dal ministro Severino e approvata nel 2012 prevede infatti che per condanne definitive superiori ai due anni sia decretata “l’incompatibilità e l’ineleggibilità”. Dunque non solo il Cavaliere potrebbe decadere da Senatore, ma non potrebbe neanche essere ricandidato. Così, quando in serata tutto lo stato maggiore del Pdl sale a palazzo Grazioli per fare il punto e decidere le contromosse, il leader del Pdl è ancora stordito, incapace di scegliere se far saltare il banco portando i suoi ministri e parlamentari a urlare al golpe giudiziario mettendo a rischio il governo o sposare ancora una volta la linea delle prudenza, come gli consiglia Coppi, vestendo i panni del martire e dell’uomo di stato che antepone gli interessi del paese al suo destino personale. Solo dopo qualche ora annuncia un videomessaggio destinato però ad arrivare alle tv solo a tarda sera. «Non farò l’esule come fu costretto a fare Bettino Craxi, né accetterò di essere affidato ai servizi sociali come un criminale che deve essere rieducato». Sono le parole, poi smentite, con le quali lo stesso Berlusconi si era espresso in un colloquio intervista con Libero. Ora con la condanna della Cassazione l’affidamento ai servizi sociali per 12 mesi diventa uno scenario concreto. La «scelta» per Berlusconi sarà tra due ipotesi precise: arresti domiciliari o affidamento ai servizi sociali. Imponendo al Cavaliere un drastico mutamento di abitudini e riti. Berlusconi ha atteso la sentenza blindato a palazzo Grazioli, con i più stretti collaboratori e i pochi amici di sempre. Con lui c’erano Marina e Piersivio, i figli del primo matrimonio ma nessuno dei tre figli avuti con Veronica Lario. In mattinata a palazzo Grazioli sono arrivati anche Gianni Letta e Fedele Confalonieri, l’amico di una vita. Anche Denis Verdini e Angelino Alfano, il delfino «senza quid», hanno trascorso la giornata nella residenza romana del leader del Pdl come hanno fatto il professor Fausto Coppi e Niccolò Ghedini. Per tutta la giornata il palazzo è stato presidiato della forze dell’ordine che hanno transennato via del Plebiscito per evitare che la piccola folla di fan e di oppositori tracimasse verso l’entrata del palazzo a due passi da piazza Venezia. All’interno della residenza romana del Cavaliere c’è invece un clima teso e surreale, quasi nessuno si aspettasse davvero una conferma della condanna del leader. La domanda che nessuno fa ad alta voce riguarda il futuro di un partito legato come nessun altro alle sorti del suo leader.

Grillo: con la condanna Berlusconi è “morto”

ROMA Esulta Beppe Grillo dal suo blog. Per il fondatore dei Cinquestelle la condanna giudiziaria di Berlusconi equivale alla sua morte politica e alla caduta del «muro» della partitocrazia. Sono passati appena pochi minuti dalla lettura della sentenza della Cassazione quando Grillo scrive: «Berlusconi è morto. Viva Berlusconi! La sua condanna è come la caduta del Muro di Berlino nel 1989». I toni sono quelli di una vittoria politica e Grillo è il primo a violare il silenzio del mondo politico. «Il muro d’Italia, che ci ha separato dalla democrazia, tenuto in vita dagli effetti speciali dei giornali e della televisione, è caduto». Beppe Grillo è un fiume in piena: «L’evasore conclamato, l’amico dei mafiosi, il piduista tessera 1816 ha corrotto, paralizzato la politica italiana per 21 anni, dalla sua discesa in campo nel 1993 per evitare il fallimento e il carcere». Attacca frontalmente anche il Pd. «Per il pdmenoelle Berlusconi ha rappresentato l'assicurazione sulla vita, il malloppo elettorale. Oggi è senza stampelle. Berlusconi ha avuto l'intuizione e la capacità di scegliersi i cosiddetti nemici, di allevarli e sostenerli. Sono stati per decenni la sua polizza sulla vita. E ora? Come potranno sopravvivere senza un falso nemico». Ma non è solo il M5S ad andare all’attacco dell’alleanza che sostiene il governo Letta. Tutti i partiti all’opposizione hanno commentato la sentenza con toni durissimi che non lasciano dubbi su quale sarà la loro posizione quando saranno chiamati a decidere sulla decadenza del mandato di Berlusconi dalla carica di senatore. Proposta che dovrà passare al vaglio, prima della Giunta per l’Immunità (presieduta da Dario Stefano di Sel) poi dell’aula. «Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del Pd, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al governo con un condannato. Spero solo che adesso cada questo governo infame». Così ha scritto sul suo profilo il vicesegretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Per Nichi Vendola, leader di Sel, il Pd adesso deve rompere l’alleanza con il Pdl: «Siamo di fronte alla prova provata della caduta di autorevolezza di una intera classe dirigente. Torna ad esplodere la questione morale e non è possibile immaginare che il Pd permanga nella condizione di alleato del partito di Berlusconi». Ma gli attacchi arrivano anche dall’esterno del Parlamento. Per Antonio Di Pietro presidente onorario dell’Idv «ora abbiamo la certezza che Berlusconi è un evasore fiscale e, come tale, non era degno di governare l'Italia ieri, né oggi è degno di rappresentare le istituzioni. Ci auguriamo che lo capiscano anche quei cittadini che sono stati raggirati da un sistema d'informazione malato che risponde ai suoi ordini. Come ho sempre detto, Berlusconi è entrato in politica solo per sfuggire alla giustizia».

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