L’AQUILA Un piano di progettazione unitaria che permetta la riqualificazione dell’area a ridosso del quartiere Banca d’Italia, attraverso la sostituzione edilizia (demolizione e ricostruzione) degli edifici colpiti dal terremoto, proprio a partire dall’ex sede dell’Anas. Un progetto che consentirà il recupero urbanistico dell’area e vedrà la nascita di edifici di classe A supportati da strutture antisismiche. Mentre le prime ruspe si sistemano sul retro del palazzo dell’Anas per avviare le operazioni di demolizione, l’assessore alla Ricostruzione, Pietro Di Stefano, ha già in mente quello che diventerà la zona che fa da cornice a Villa Gioia, quartier generale dell’amministrazione comunale. Un biglietto da visita niente male almeno nelle intenzioni degli addetti ai lavori che stanno concertando un ambito di intervento con i residenti della zona e con l’Anas stessa. «Si prevede anche un parcheggio sotterraneo», spiega Di Stefano, «oltre a una serie di altri interventi che stravolgeranno l’assetto di questo quartiere, prendendo un po’ le distanze dall’edilizia popolare anni Sessanta». Passi avanti anche per quello che concerne il complesso del Tribunale la cui progettazione è stata ratificata dalla Commissione ambiente e territorio. «Il provvedimento», commenta Di Stefano, «era passato al vaglio della giunta». Si punta a realizzare in tutta l’area della stazione un connubio di luoghi strategici a vocazione direzionale (tribunale, Corte d'appello, uffici finanziari, sede del welfare) e sociali (Museo d'Abruzzo, Parco delle acque). Le intenzioni dell’assessore si scontrano, però, con uno scenario desolante per chi si affaccia tra via Fonte Preturo e via Castiglione. Dell’edificio che si trovava al numero civico 123, dove morirono cinque persone nella notte del 6 aprile 2009, sono rimaste solo le fondamenta. Le palazzine che si trovano immediatamente dietro portano i segni del sisma e dell’abbandono, accentuati dagli slogan di protesta impressi sulle pareti. Appelli disperati. Si parla di tragedia e dignità. «La dignità dei miei figli calpestata dalla burocrazia», come si legge su un balcone. E nella parte antistante dello stesso complesso di palazzine bianche, che fa angolo con via Fonte Preturo, ci sono i resti di una vita che era e che ora non è. È tutto fermo, come una Seat vecchio modello parcheggiata su un marciapiede, forse da quella notte di quattro anni fa, con le gomme a terra e il parabrezza sfondato. E poi medicinali, utensili, ma anche sandali e scarponi lasciati lì, in attesa di tempi migliori, in attesa di una rinascita che fa i conti con l’incertezza sul fronte delle risorse e i problemi legati alla macchina della ricostruzione. Le operazioni preliminari per la demolizione del palazzo dell’Anas vedono coinvolti gli operai dell’Asm e i vigili del fuoco che si occupano dello smaltimento delle macerie. Per consentire i lavori è stata disposta la chiusura al transito alle auto sino al 21 agosto, nel tratto compreso tra via Castiglione e via Fonte Preturo. La strada resta, comunque, accessibile per i residenti e per chi è diretto agli uffiici di Villa Gioia.