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Data: 03/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi pronto al voto anticipato. Il Pdl al Colle: conceda la grazia

ROMA Nuove elezioni se non ci sarà una riforma della giustizia. E la richiesta della grazia al colle. Silvio Berlusconi reagisce così al verdetto della Cassazione al termine di un incontro con i suoi massimi collaboratori e di un vertice con i parlamentari del Pdl. La linea scelta - sia pure con qualche rifilatura in seconda battuta - è quella più pesante nei confronti dell'esecutivo delle larghe intese: «Dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Ma senza scelte immediate. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo», ha detto Berlusconi scandendo le parole. L'incontro si è svolto nel pomeriggio mentre, in seguito alla sentenza Mediaset della Cassazione di giovedì sera, il pm di Milano Ferdinando Pomarici firmava l'ordine di esecuzione con sospensione della pena per Berlusconi condannato in via definitiva.
RICHIESTA AL COLLE
Un clima al limite del surreale, quello del vertice con i parlamentari, durante il quale deputati e senatori del Pdl si sono detti favorevoli a consegnare le loro dimissioni nelle mani dei capigruppo, Renato Brunetta e Renato Schifani. Ma non solo. Brunetta e Schifani, con le dimissioni firmate, andranno dal presidente dell Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere «che venga ripristinato lo stato di democrazia». Anche dai ministri espressioni pesanti. Ecco le parole di Angelino Alfano, vicepremier e ministro degli Interni: «Se c'è da difendere i nostri ideali e la storia di tutti noi, siamo tutti pronti alle dimissioni, a partire dai ministri al governo».
Schifani ha spiegato ai parlamentari di voler chiedere la grazia (in serata il Quirinale farà sapere informalmente che per legge la richiesta di grazia può venire solo dal condannato, da un suo parente o da un suo avvocato) e ha detto al Cavaliere: «Ci muoveremo perché ti possa essere restituita nel rispetto della Costituzione quella libertà che ti spetta per la tua storia così da ottenere da Napolitano il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato». Indicazioni ribadite da Daniela Santanché che ha affermato: «Noi abbiamo solo un'idea su come il presidente Giorgio Napolitano potrebbe intervenire sulla condanna a Silvio Berlusconi, «mi fa un po' effetto pronunciare quella parola legata a Silvio Berlusconi».
Di taglio meno puntuto la posizione di Renato Brunetta che ha annuncia: «Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse una risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare: difenderemo la democrazia nel nostro Paese».
STANDING OVATION
Ma al di là di qualche differenza di toni il gruppo dirigente del Pdl (o di Nuova Forza Italia) sembra voler dare una dimostrazione di compattezza. Il Cavaliere è stato accolto da una standing ovation dei gruppi parlamentari. I presenti hanno riferito di un applauso interminabile che il Cavalier (anche questo titolo è in bilico) ha apprezzato ringraziando con parole affettuose.
Per il resto il discorso di Berlusconi non si è allontanato molto dai toni del videomessaggio dell’altro ieri sera. «Non è una sentenza - ha arringato Silvio - È un teorema che non sta in piedi, messo in piedi ad arte solo per eliminarmi dalla scena politica». «Dobbiamo resistere - ha insistito - e non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia per questo siamo pronti alle elezioni».
E sul suo futuro in politica Berlusconi ha spiegato: «Decidete voi e nel decidere dimenticate la mia persona, pensate all'interesse dei nostri elettori e al bene dell'Italia».
Poi Berlusconi ha ripercorso le tappe politiche degli ultimi anni: «Avevano pensato, con i fatti del 2012, per esempio con il tradimento di Fini, di averci allontanato dalla vittoria. Anche con una pressione del Colle, decidemmo di dare le dimissioni nonostante avessimo ancora i numeri e una forte maggioranza al Senato. Dopodiché, con l'appoggio al governo Monti e con il mio distacco dalla scena, dovemmo constatare che i sondaggi erano in fortissima discesa. Alfano per questi motivi mi costrinse quasi con durezza a scendere nuovamente in campo».

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