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Data: 03/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Senato, giunta pronta a votare la decadenza. L’organismo convocato mercoledì prossimo per ratificare l’ineleggibilità del Cavaliere in base alla legge Severino

ROMA L'estratto esecutivo della sentenza della Cassazione che ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi, è arrivata ieri sera nelle mani di Dario Stefano (Sel), presidente della giunta delle immunità che dovrà decidere in prima battuta della decadenza del Cavaliere dal Senato, sulla scorta della legge anticorruzione firmata da Paola Severino nella scorsa legislatura, secondo cui non può coprire l’incarico di parlamentare chi è stato condannato a una pena superiore ai due anni per reati che prevedono una pena massima non inferiore a 4 anni. La giunta potrebbe esprimersi «nel giro di un mese», come ha già spiegato Stefano che aveva già convocato l’organo di garanzia per mercoledì prossimo, per discutere dei ricorsi sull’ineleggibilità del Cavaliere. La sentenza della Cassazione, per motivi di urgenza, avrà però la priorità. Il grillino Vito Crimi ha chiesto a Grasso di anticipare la riunione a lunedì, per deliberare «immediatamente» l’addio del Cavaliere al Senato, ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo le procedure previste dalla legge.
Letta chiede di «applicare la legge senza discrezionalità»; per il segretario pd Guglielmo Epifani «sarebbe singolare che si votasse in difformità da una sentenza della Cassazione». Sul punto, la sua compagine in giunta è compatta. «Voteremo la decadenza, prendendo atto della sentenza», ha confermato la vicepresidente Stefania Pezzopane, mentre Felice Casson ha aggiunto: «La sentenza va applicata e basta. Un voto contrario scatenerebbe un conflitto istituzionale pesantissimo» ha aggiunto Felice Casson.
LE PROCEDURE
Ma non è detto che il procedimento sia così scontato, anche perché si tratta della prima applicazione della norma contenuta nella legge Severino. Sulla carta, i numeri sono a sfavore di Berlusconi. I senatori del Pd sono 10, 4 quelli del M5S, 1 di Scelta Civica e 1 di Sel: 16 voti che dovrebbero sfrattare il Cavaliere dal Senato, contro i 4 del Pdl, 1 di Gal e 1 della Lega, in tutto 6, a sostegno degli argomenti del leader pidiellino. C’è, però, chi ha già dei dubbi. È il caso di Enrico Buemi, che rappresenta il Psi in giunta. Considerato a favore della decadenza, ieri invece sottolineava la necessità di un approfondimento: «Fino a nuova sentenza della Corte di Appello di Milano, il problema si sposta sulla dimensione della pena detentiva, che in ragione dell'indulto si riduce da 4 anni a 1 anno. Sull'argomento non esiste giurisprudenza, né prassi consolidata». E proprio sulla riduzione della pena garantita dall’indulto, si sta concentrando la difesa parlamentare di Berlusconi, affidata al relatore Andrea Augello che ieri non è voluto entrare nel merito della questione. Mentre Carlo Giovanardi introduceva un nuovo tema: «Ai paladini del rispetto della legalità ricordo che la Costituzione vieta l'applicazione di una norma penale più sfavorevole per il reo per condotte messe in atto prima della sua entrata in vigore». Difficile, però, spostare su queste tesi voti sufficienti per salvare il Cavaliere. E c’è già chi pensa alla successiva verifica in aula, dove su richiesta di 20 senatori il voto potrebbe essere segreto.
Sonia Oranges

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