ROMA Il primo week end di questo strano agosto italiano è iniziato con Sandro Bondi, uno dei coordinatori del Pdl, che parla di possibili «forme di guerra civile» se non si dovesse trovare una soluzione politica ai guai giudiziari di Silvio Berlusconi.
La sortita fa letteralmente infuriare il Quirinale. Che con una nota bolla comme «irresponsabili» le parole di Bondi mentre più tardi il capo dell’esecutivo, Enrico Letta, chiederà di «tener fuori il Quirinale da questa questione e di smetterla di tirarlo in ballo in modo improprio e ricattatorio».
Capitolo «guerra civile» a parte (Bondi ha fatto sapere che nessuno gli potrà tappare la bocca), la giornata di ieri è vissuta tutta intorno alla manifestazione del Pdl indetta per le 18 e che improvvisamente, nonostante l’annuncio di ieri a carattere cubitali su una pagina de «Il Giornale», è stata spostata da Piazza Santi Apostoli a Palazzo Grazioli. Una decisione che ha fatto nascere un giallo. Una mossa di marketing politico o la presa d’atto che ad agosto è impossibile un’ampia partecipazione ad una manifestazione pubblica?
E’ un fatto che dopo la nota del Quirinale i ministri del Pdl avevano fatto sapere che non avrebbero partecipato alla manifestazione e gli stessi organizzatori avevano iniziato a parlare più di un sit-in che di una vera e propria mobilitazione. Era sembrato che la manifestazione attenuasse il suo profilo un po’ con l’obiettivo di calibrare la «rabbia del popolo di Berlusconi» ma soprattutto per rabbonire l’irritazione di Napolitano e per venire incontro a Letta che nel frattempo aveva detto di «voler ascoltare con attenzione» le ragioni dell’adunata.
E’ certo infatti che il Quirinale terrà d’occhio la manifestazione di oggi nei suoi toni e nelle sue forme anche in vista del calendario degli incontri politici che Napolitano terrà nei prossimi giorni. All’evento non dovrebbe essere presente Berlusconi che però sarà a Roma. Non è escluso dunque che il leader del Pdl alla fine si conceda al suo popolo. E per questo gli organizzatori stanno lavorando a raggiungere il traguardo di una consistente partecipazione popolare. E così nella seconda metà del pomeriggio il profilo della manifestazione è tornato a salire. Nessuno più ha parlato di sit-in e anzi è cominciata a circolare la voce dell’arrivo di ben 500 autobus da tutt’Italia.
LA CONTA
A dire il vero Questura e Campidoglio si stanno attrezzando all’arrivo di un centinaio di pullman e la Polizia di Stato si attende la partecipazione di una decina di migliaia di persone (risultato, se raggiunto, di tutto rispetto considerato il mese e il week end). In Questura si fa sapere che il livelo di sicurezza sarà fissato sugli standard consueti ma che non sarà consentita alcuna «fuoriuscita dai binari». E il riferimento va alla voce, circolata ieri mattina, di una possibile estensione della protesta con un minicorteo silenzioso che avrebbe potuto raggiungere il Quirinale.
Mobilitazione generale o si-in che sia comunque la decisione di scendere in piazza a sostegno dell'ex premier rappresenta, nella strategia berlusconiana, un ulteriore strumento di pressione per tenere alta l'attenzione sulla battaglia per chiedere la concessione della grazia. L'annuncio, fatto l’altro ieri nel corso della riunione dei parlamentari dai due presidenti Renato Schifani (Senato) e Renato Brunetta (Camera), è stata al centro del summit serale a palazzo Grazioli con lo stato maggiore di via dell'Umiltà, l'ex capo del governo ed i due figli maggiori.
La strategia per ora rimane quella di alzare la voce senza però far precipitare gli eventi. Il Cavaliere avrebbe chiesto ai suoi di tenersi pronti anche alle urne a ottobre, consapevole però che la strada è tutt'altro che semplice. Nonostante il pressing dell'ala dura del partito, l'ex premier sottolinea a tutti coloro che hanno potuto parlargli che non essere più «azionista» del governo può essere un rischio.
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ROMA Mancheranno solamente i ministri e ad autorizzarli è stato Silvio Berlusconi in persona, mentre per gli altri parlamentari pidiellini non ci sono deroghe: dovranno essere tutti in via del Plebiscito stasera. Costi quel che costi, nonostante la stanchezza, gli impegni familiari o quelli vacanzieri. Anche se casomai, conclusa l’animata riunione dei gruppi con il Cavaliere, venerdì sera, avevano preso un aereo per tornare a casa, visto che allora il sit-in non era ancora confermato.
Come nel caso di Roberto Formigoni che era riuscito a prendere l’ultimo volo utile per rientrare a Milano. Sotto il braccio aveva il consueto fascio di documenti da studiare nel fine settimana, visto che l’attività parlamentare è frenetica in questi giorni. Invece oggi rientrerà a Roma, disdicendo un paio d’interviste programmate con emittenti locali, per andare a manifestare «affetto e amicizia» al leader: «Ma non vuole essere una forzatura verso qualcuno, tantomeno nei confronti del presidente della Repubblica». La siciliani Simona Vicari ha fatto appena a tempo ad arrivare in Sicilia che già doveva rientrare. I suoi collaboratori la raccontano stanca e desiderosa di trascorrere un po’ di tempo a Cefalù, dove è stata sindaco a lungo, ma è riuscita a stento a vedere il mare isolano, prima di rientrare nella capitale. Stessa musica per il piemontese Enrico Costa, papà di Raffaele da appena una settimana ma anche coordinatore locale del partito, che ha trascorso le ultime 24 ore a Cuneo a organizzare la partenza dei pullman che porteranno i manifestanti a Roma. Come pure Nitto Palma, coordinatore regionale della Campania, dal suo quartier generale napoletano governava le grandi manovre nel capoluogo mentre Mara Carfagna faceva lo stesso a Salerno e Cosimo Sibilia ad Avellino.
Solamente da Benevento pare non partiranno torpedoni. Doveva occuparsene la ministra Nunzia De Girolamo, deus ex machina della provincia, ma sembra che nessuno l’abbia sentita. I pugliesi invece ci saranno tutti, da Raffaele Fitto in poi. Il presidente della commissioni Affari costituzionali della Camera Francesco Paolo Sisto è tornato a Bari venerdì sera ed è uscito di casa solamente per andare alla manifestazione di stasera: «Ho mandato mia moglie al mare, ma io non ce l’ho fatta. Al massimo riesco a fare zapping in tv». Nemmeno il bollino nero del traffico stradale, segnalato per questo primo fine settimana agostano, li ha fermati.
TENSIONI... IN FAMIGLIA
Anche se di vacanze, alle latitudini pidielline, non se ne parla. «Vacanze? Ma le pare, in questo momento?», replicava piccato Gioacchino Alfano, rientrato a Sant’Antonio Abate, provincia di Napoli, giusto per salutare la famiglia. Ancora più esasperato, il vicetesoriere pidiellino Maurizio Bianconi: «Lasciatemi stare un po’ con mia moglie, altrimenti mi manda a quel paese». Altri, però, vivono l’emergenza di queste ore con filosofia. Luigi Compagna ieri si è goduto la partita del Napoli a Punta Licosa, nel Cilento («stiamo vincendo due a zero, un partitone»), mentre Gianfranco Rotondi si rifaceva alle virtù democristiane: «L’immobilità delle abitudini ha sempre salvato i democristiani, come insegnava Remo Gaspari.
VIA DA PINETO ALLE TRE
Così, come ogni anno, le mie vacanze saranno a Pineto, in Abruzzo, dove ho raggiunto la mia famiglia. Domenica alle tre mi metterò in auto e andrò alla manifestazione per chiedere una soluzione non ordinaria per consentire a milioni di italiani di essere pienamente rappresentanti in Parlamento e nella vita politica dall'uomo che hanno costantemente votato per venti anni». E in Abruzzo ieri c’era anche il senatore Giuseppe Esposito, ospite del vescovo dell’Aquila appena rientrato dal Brasile: «Altrimenti sarei tornato come al solito a Vietri sul Mare». Chi è rimasta forzatamente a Roma, è stata Gabriella Giammanco: «Venerdì ho perso l’aereo per Palermo. Sono rimasta chiusa in casa al riparo dall’aria condizionata a organizzare la manifestazione. Meglio così, domani alle 9 dobbiamo essere in aula». Per un’altra settimana di passione.