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Data: 04/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
I paletti di Napolitano e Letta «Non superare il limite»

ROMA. Giorgio Napolitano non vuole neppure sentir parlare di crisi di governo. Perché «i contraccolpi per il Paese in questo momento sarebbero gravissimi». Così, proprio per scongiurare «un azzardo pericoloso», il capo dello Stato ha mandato a dire a Silvio Berlusconi di «non superare il limite». Di fermarsi prima del precipizio. E dal Cavaliere, tramite Gianni Letta, sarebbero arrivate rassicurazioni. Al Quirinale inoltre definiscono «senza alcun fondamento» le voci che accreditano il capo dello Stato determinato a dimettersi in caso di crisi. Come dire: resto al mio posto, non abbandono la nave durante la tempesta.
Napolitano, rientrato ieri a Roma, non gioca da solo la “partita di contenimento” di Berlusconi & C. Al suo fianco c’è Enrico Letta. I due oggi non si incontreranno per evitare di drammatizzare la situazione, ma ieri si sono sentiti al telefono decine di volte. E in serata il premier ha lanciato un ultimatum al Pdl: «Il Quirinale va tenuto fuori dalle tensioni politiche e si smetta di tirarlo in ballo in modo improprio e ricattatorio». Chiaro il riferimento ai toni da «guerra civile» di Sandro Bondi e alla minacciosa richiesta di grazia per il Cavaliere mossa dai capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani.
TELEFONATE CON ALFANO

Non solo. Letta, che ha sentito ripetutamente il suo vice Angelino Alfano, scandisce un avvertimento al Pdl: «Ascolterò con attenzione i contenuti e i toni dei discorsi alla manifestazione» di oggi pomeriggio davanti palazzo Grazioli. E qui si torna all’altolà del capo dello Stato. Al divieto di superare «il limite invalicabile della rottura». Il premier dai suoi collaboratori viene descritto «sereno» e «molto determinato». E con i suoi ha pronunciato queste parole: «Non sto a palazzo Chigi a tutti i costi e non accetto di fare la figura di chi è attaccato alla poltrona. Ci sono cose tollerabili, come i falli di frustrazione cui abbiamo assistito in queste ore.
E ci sono forzature istituzionali inammissibili. Sono determinato a porre limiti chiari: se il Pdl continuerà ad aggredire il capo dello Stato e la magistratura, sarebbe chiaro che ha perso il senso di responsabilità verso il Paese e io non potrei che trarne le conseguenze. Le elezioni ora sarebbero un disastro per l’Italia, ma se fossero indispensabili le affronterò».
Letta ha fatto più o meno lo stesso discorso con Alfano. E non a caso il premier si è mosso con «forte determinazione» per scongiurare la presenza dei ministri del Pdl alla manifestazione di oggi davanti a palazzo Grazioli. «Sarebbe un atto di rottura, darebbe luogo a un’escalation. Nel Pd sono numerosi coloro che puntano alle elezioni», è stato il ragionamento di Letta. Proprio per capire cosa si sta muovendo nel Pd, il premier ha telefonato a Guglielmo Epifani. Al segretario democrat, il premier ha detto di non essere interessato alla proposta di Luigi Bersani. Quella che suona più o meno così: crisi immediata, elezioni in ottobre, sfida tra Letta e Renzi per la premiership, congresso rinviato a data da destinarsi e partito ancora nelle mani di Epifani. «Sono fedele al patto stretto con Napolitano, il governo delle larghe intese è un governo di necessità e questa necessità nel Paese è più che mai fortissima». C’è da varare la riforma dell’Imu, da stoppare l’aumento dell’Iva e soprattutto «bisogna agganciare la ripresa» economica grazie a «una legge di stabilità finalmente espansiva». «E se salta il governo, salta tutto».
Tanto più che secondo il premier, «mai e poi mai si potrebbe andare al voto con l’attuale legge elettorale». «Sarebbe un disastro», spiega Francesco Sanna, consigliere istituzionale di Letta, «dopo pochi giorni ci sarebbe una sentenza della Consulta che giudicherebbe illegittima la legge con la quale è stato appena eletto il nuovo Parlamento».
Manifestazione del Pdl a parte, il momento della verità si avrà domani, quando tonerà a lavorare il Parlamento. In una settimana ci sono da approvare numerosi decreti (“Fare”, lavoro e Iva, svuota carceri). «E allora si capirà subito», dice un deputato lettiano, «se il Pdl vuol far saltare il banco oppure no». Nel frattempo Letta non cambia la sua agenda. Sempre domani vedrà il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni e il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco «per fare il punto sulla situazione economica e finanziaria del Paese».

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