PESCARA Lui è l'ex procuratore capo della Repubblica di Pescara, che nella sua lunga carriera di magistrato ha incrociato due volte il destino di Silvio Berlusconi: nel 1984, quando Nicola Trifuoggi fu uno dei tre pretori che oscurarono con un’ordinanza le tv del Cavaliere per la vicenda delle frequenze nazionali, su ricorso delle emittenti private; e, in tempi più recenti, nel 2009, nel famoso fuori onda con Gianfranco Fini, quando l'ex presidente della Camera si lasciò andare ad apprezzamenti non proprio lusinghieri sul maggiore azionista del Pdl, senza accorgersi dei microfoni lasciati inavvertitamente accesi in un incontro pubblico proprio a Pescara («E' nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l'imperatore romano»). Trifuoggi, a riposo dal 2011, ha anche rappresentato l'accusa nella parte iniziale della Sanitopoli abruzzese, il processo concluso con la condanna dell'ex governatore Ottaviano Del Turco e di altri imputati eccellenti di Pd e Pdl.
Il magistrato di origini avellinesi ha attirato l'attenzione del Movimento 5 Stelle. L'idea: proporre all'ex procuratore pescarese la candidatura alla presidenza della Regione. Il voto è vicino, tra novembre e marzo (la legislatura guidata da Del Turco fu spazzata via proprio dagli arresti dell'estate del 2008, e si votò a dicembre di quell’anno). Trifuoggi commenta quasi divertito: «Ho sentito, è una voce che circola. Ma non sono stato contattato neanche ufficiosamente -aggiunge sornione- Certo sarei molto onorato dell'eventuale proposta, che comunque non accetterei per motivi che potete facilmente immaginare». Nel M5S il deputato abruzzese Gianluca Vacca, confermo a modo sua la notizia: «Sono solo rumors. Il candidato lo decideremo successivamente. Certo, Trifuoggi evoca belle suggestioni, ma al momento non c'è niente di più».
Tra i grillini l'ex procuratore è visto come l'uomo che potrebbe sbancare le elezioni. Trifuoggi, come dimostrato dalle sue inchieste, è sempre stato un personaggio non schierato. Il candidato ideale per il M5S abruzzese che alle ultime politiche ha fatto bingo: primo partito sia alla Camera che al Senato e uno dei migliori risultati a livello nazionale con quasi il 30% di consensi. Ma per Trifuoggi le ragioni del gran rifiuto sono dettate dal rischio di ritrovarsi nel ruolo di bersaglio perfetto: l'inevitabile strumentalizzazione, il fuoco incrociato che arriverebbe contro la sua candidatura in una regione dove le inchieste giudiziarie hanno mietuto molte vittime, a destra e a sinistra. L'ex procuratore ne sa qualcosa proprio in relazione al fuori onda con Fini. Quel 6 novembre 2009 i due si ritrovarono accanto nell'aula del Consiglio comunale di Pescara per un’iniziativa del Premio Borsellino. Fini diede fuoco alle polveri contro Berlusconi e il fuori onda, secondo molti osservatori, cambiò il corso della recente storia italiana. Nell’occasione Trifuoggi si limitò ad ascoltare, tra qualche sorriso di circostanza, senza aggiungere quasi nulla. Ma, al momento di presentare la domanda per l'incarico di procuratore generale di Roma (era il favorito), si vide spuntare un altro nome sotto il naso.