Dopo un dibattito tormentato, e dopo essere stato battuto una seconda volta, il governo riesce a portare a casa il voto favorevole sul Dl del fare con 190 sì, 67 no e un astenuto. Ora il testo torna alla Camera per il via libera definitivo. In mattinata, nell'aula di palazzo Madama, si erano registrate difficoltà su un emendamento per l'accesso dei concorsi in magistratura. Il nodo del contendere ha riguardato l'accesso ai concorsi anche per chi abbia superato lo stage e il primo anno della scuola specializzazione per le professioni legale. La proposta di modifica, su cui l'esecutivo ha espresso parere contrario, è stata approvata con 208 sì, 38 no e 6 astenuti. In precedenza il governo era andato sotto sulla nuova regolamentazione degli stage per le professioni legali, con un emendamento della Lega sul quale il governo si era detto contrario.
DIBATTITO ACCESO - Dopo un articolato dibattito dell'assemblea, con l'intervento trasversale dei senatori componenti della commissione giustizia, l'esecutivo ha proposto - senza successo - di riformulare la norma (già modificata in Commissione). Nello specifico: la proposta di modifica presentata dalla Lega e dal presidente della commissione giustizia Francesco Nitto Palma, prevedeva la soppressione della norma dell'articolo 73 del decreto che permette a chi ha fatto uno stage presso gli uffici giudiziari di accedere al concorso in magistratura. L'Esecutivo voleva una riformulazione della norma che era già stata modificata nelle Commissioni ma la proposta è stata respinta. I relatori si sono rimessi all'aula mentre il governo si è dichiarato contrario alla soppressione.
PRIMA I TELEFONINI - E, martedì, il governo è stato battuto ancora, in Senato, su un ordine del giorno sempre della Lega nord durante l'esame del decreto Fare: l'esecutivo aveva infatti espresso parere contrario dall'ordine del giorno leghista per abolire la tassa sui telefonini, mentre i relatori si sono rimessi al voto dell'aula. In 143 hanno dato voto favorevole, 118 senatori hanno detto no e 10 si sono astenuti, con il governo che si era dichiarato contrario «per un problema di coperture». I senatori leghisti e quelli delle opposizione hanno esultato all'approvazione dell'odg. «E' un ordine del giorno - ha smorzato i toni il presidente di turno Maurizio Gasparri - l'euforia dovrebbe essere rapportata allo strumento».