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Pescara, 16/05/2025
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Data: 09/08/2013
Testata giornalistica: Il Centro
«D’Agostino abusò di altre donne». L’avvocato: «Le vittime dell’assessore potrebbero essere più di cinque». Una delle accusatrici: ho denunciato per mia figlia

CHIETI Sei ore per ripercorrere gli episodi in cui Ivo D’Agostino avrebbe compiuto abusi sessuali nel suo ufficio di assessore alle Politiche della casa, sotto i colpi degli avvocati della difesa che ovviamente hanno tentato di smontare quei racconti. Ma le cinque accusatrici ascoltate ieri nell’incidente probatorio hanno confermato quanto già raccolto dagli investigatori della squadra mobile. Dalle 9 del mattino a ben oltre le 14.30 le cinque, due italiane e tre straniere, assistite una dall’avvocato Enrico Raimondi e le altre dal collega Nicola Apollonio, hanno aggiunto nuovi particolari alle testimonianze che emergono dai verbali della polizia. Le avances di D’Agostino, le eccessive confidenze, i tentativi di approcci sessuali, dai baci sul collo ai palpeggiamenti nelle parti intime, fino ad arrivare a calarsi i pantaloni in maniera esplicita. E ancora le telefonate continue, gli sms spinti, le convocazioni con la scusa di aver finalmente ottenuto un tetto, che poi si rivelavano un pretesto. Sono emersi particolari inediti e ora quelle testimonianze diventano prove da usare in un eventuale dibattimento, in cui D’Agostino potrebbe dover rispondere di violenza sessuale e concussione. L’indagato, scortato dagli avvocati Edgardo Ionata del foro di Chieti e Amleto Carobella di Trani (dello studio di Domenico Di Terlizzi, che è subentrato dopo la rinuncia di Mauro Faiulli), è arrivato in tribunale venti minuti prima dell’orario fissato. Camicia blu e bianca, testa bassa, non ha potuto dir nulla ai tanti cronisti che lo aspettavano. Alle 13.15, accompagnato dall’avvocato Ionata, ha chiesto al giudice il permesso di andare in bagno, sempre senza una parola. Al termine gli avvocati della difesa non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Le cinque presunte vittime, armate di grande coraggio, hanno confermato quanto già raccontato. Per tutelarsi hanno evitato taccuini e telecamere, ad eccezione di una, che con i cronisti si è sfogata: «Mi ribello all’idea di entrare in un ufficio e avere uno scambio, anche solo per andare a cena, per un diritto come la casa popolare. Non ho avuto paura, voglio dare un esempio a mia figlia». È deciso a far emergere la verità l’avvocato Apollonio, che ricorda: «Ci troviamo di fronte a cinque persone in stato di indigenza, alcune anche con problemi psicologici e difficoltà non solo emotive. Non si conoscono tra loro ma hanno subito la stessa tipologia di aggressioni, di atteggiamenti persecutori. Dobbiamo rispetto a queste donne, ancora prima come persone: hanno trovato il coraggio di denunciare e non devono essere lasciate sole». Secondo il difensore, però, questi casi non sarebbero isolati: «Ci troviamo di fronte ad un comportamento seriale, la mia paura è che ci siano altre storie di cui ancora non siamo a conoscenza». Fa leva invece su presunte irregolarità nell’assegnazione degli alloggi popolari l’altro avvocato delle donne, Enrico Raimondi, che è anche referente cittadino del Movimento arancione: «Pare che qualcuno abbia una discrezionalità assoluta nelle graduatorie. Al di là dei reati contestati», accusa, «c’è qualcosa di torbido, la situazione del Comune non è delle più trasparenti».

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