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Data: 10/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sanità, scuola e sicurezza in trincea «Ora basta, sempre noi a fare sacrifici»

ROMA Una grave ingiustizia, un vero e proprio accanimento, una scelta inaccettabile. I dipendenti pubblici non hanno gradito per niente la decisione del governo di prorogare anche a tutto il 2014 il blocco degli stipendi e degli automatismi salariali. E così dalla scuola alla sanità fino al settore della difesa si preparano le azioni di protesta.
I più agguerriti sono i sindacati di base che hanno proclamato lo sciopero generale per il 18 ottobre. «I lavoratori pubblici non ci stanno ad essere rosolati a fuoco lento e il 18 ottobre parteciperanno allo sciopero generale convocato dalla confederazione Usb, scendendo in piazza con rabbia e determinazione».
La parola «lotta» viene pronunciata più volte anche dai sindacati del comparto scuola, che si dicono pronti alla mobilitazione, parlano di «un autunno caldissimo senza una inversione di rotta» e di «avvio di anno scolastico non privo di tensioni». «È evidente che il governo sta cercando lo scontro» accusa la Gilda, uno dei più forti sindacati di base degli insegnanti. Si levano alte le proteste anche nel comparto sanità. La Cisl medici si dice «sgomenta» e sottolinea: «I contratti dei dipendenti del servizio sanitario nazionale sono fermi dal 2009 a nulla è valsa la protesta del 22 luglio scorso dove si chiedeva con forza lo sblocco dei contratti». L'Anaao-Assomed (medici dirigenti) non esclude «nuovi scioperi».
In autunno potremmo vedere in piazza insieme ai manifestanti persino carabinieri e militari. «La proroga del blocco degli stipendi - si legge in una nota del Cocer - rappresenta la reiterazione di una grave ingiustizia nei confronti di tutto il personale con le stellette e delle loro famiglie nonché il definitivo colpo di grazia all’intero comparto, dopo quelli già inferti dai precedenti governi Berlusconi e Monti». Di qui la proclamazione dello stato di agitazione e la richiesta di «un tavolo negoziale», in mancanza del quale non mancheranno «azioni di mobilitazione con possibilità di vere e proprie manifestazioni di piazza».

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