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Data: 10/08/2013
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Il sisma dell'Aquila non era prevedibile Sbagliata la teoria sull'aumento del radon

Una ricerca universitaria spiega, dati alla mano, che non ci furono aumenti significativi delle emissioni nell'aprile 2009

Non era possibile prevedere il sisma che, il 6 aprile del 2009, ha distrutto l'Aquila e provocato la morte di 308 persone. Almeno così dimostra, dati alla mano, una ricerca dell'Università degli Studi del capoluogo abruzzese che, inoltre, pone fine, alla lunga polemica sulla presunta «prevedibilità» del sisma sulla base di un aumento delle emissioni di radon. Lo studio coordinato da Giuseppe Pitari e pubblicato sulla rivista Environmental Earth Sciences mostra che nessun aumento significativo della concentrazione di radon ebbe luogo nel marzo 2009 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Inoltre il confronto diretto fra i dati del marzo 2009 con quelli del marzo 2004 mostra, secondo il report, una diminuzione media del 30% delle emissioni di radon durante il 2009. «Che le previsioni - ha spiegato l'ex presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica (Ingv), Enzo Boschi - basate sul radon fossero una cosa destituita di ogni fondamento era ben noto, anche se ne parla inutilmente dagli anni Quaranta».

«POLEMICHE FINITE» - Il nuovo studio sembra mettere fine alle polemiche sulla possibile «prevedibilità» del terremoto che si sarebbe potuto dalle emissioni di radon nel territorio abruzzese. Nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato nel tempo che non esista nessun nesso tra le emissioni di Radon dal terreno ed eventi sismici, la voce secondo cui il terremoto era in qualche modo prevedibile rimbalzò sui media ed ebbe una grande eco nell'opinione pubblica. «Nessuno è mai riuscito a capire come venivano fatte le misure a L'Aquila - ha proseguito Enzo Boschi - il problema vero è che furono prese in considerazione da tutta l'informazione nazionale e internazionale». Analizzando le emissioni di Radon della zona di L'Aquila per un lungo periodo, i ricercatori abruzzesi hanno messo a punto un modello per prevedere la variabilità del gas rilasciato a livello giornaliero.

«TEORIA INFONDATA» - La ricerca dell'università dell'Aquila dimostra inoltre che le misurazioni dei livelli di Radon registrato nei mesi di marzo e aprile del 2009, che avrebbe dovuto subire grandi trasformazioni rispetto ai mesi precedenti, avrebbe anzi avuto un calo rispetto alla media degli altri anni di circa il 30%. «Questi 4 giovani ricercatori aquilani hanno fatto una cosa importante - conclude l'ex presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica, Boschi - perchè hanno dimostrato ancora una volta che il metodo scientifico da Galileo in poi, benchè lento e faticoso, consente sempre progressi (anche minimi ma positivi) nella conoscenza del mondo che ci circonda e nella chiarezza dei nostri convincimenti».

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