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Data: 14/08/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Ora clemenza o pene alternative. Le norme del codice e le possibili strategie del Cavaliere per restare in pista

ROMA Richiesta di pene alternative o domanda di clemenza. Sono queste le due strade che il capo dello Stato, codice alla mano, ha citato nella sua nota sul caso Berlusconi. La normativa vigente, ha scritto Napolitano «esclude» che il Cavaliere «debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli». Al contrario «sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto». I legali del leader Pdl hanno insomma tempo fino al 15 ottobre per rivolgersi alla magistratura di sorveglianza milanese e chiedere che Berlusconi - condannato a quattro anni dalla Cassazione per evasione fiscale nel processo Mediaset - sconti l’anno di pena residua tramite l’affidamento ai servizi sociali. A questo punto sarà il giudice a decidere, ma visto i ritardi accumulati dalla macchina della giustizia nella trattazione dei casi, non è detto che la decisione arrivi prima di sei mesi (si arriverebbe così a metà aprile). Se invece i legali non presentassero questa richiesta, in ossequio al decreto svuotacarceri e come è ormai prassi per le condanne non superiori a un anno, per Berlusconi verrebbero comunque disposti gli arresti domiciliari. Lunghi anche i tempi per una richiesta di grazia che allo stato, come sottolineato dal presidente della Repubblica e indipendentemente dal suo esito, non è stata nemmeno presentata. A inoltrare un’eventuale domanda di clemenza dovrebbe essere il condannato, il suo avvocato o i familiari più stretti. Le modalità di presentazione della stessa al ministro della Giustizia - e non al Quirinale, precisa la nota - sono disciplinati dall’articolo 681 del codice di procedura penale. E se è vero che detto articolo prevede che la grazia possa essere concessa anche in assenza di domanda o di proposta è altrettanto vero - puntualizza il Colle - che il capo dello Stato «non può prescindere dalle consuetudini costituzionali» e che negli ultimi anni «la presentazione di una domanda è sempre stata ritenuta essenziale». Il passo successivo è l’istruttoria del ministro Guardasigilli che esprime un parere trasmesso al Colle per la decisione finale (entro sei mesi). La commutazione della pena in tutto o in parte resta tuttavia un’ ipotesi remota. E i legali del Cavaliere attendono: prima il deposito delle motivazioni da parte della Cassazione, poi che la Corte d’Appello ricalcoli la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici (i cinque anni inflitti sono stati ritenuti eccessivi dagli ermellini). A quel punto potrà partire un ricorso alla Corte di Strasburgo.

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