Iscriviti OnLine
 

Pescara, 16/05/2025
Visitatore n. 743.963



Data: 14/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi incerto ma cresce la voglia di rovesciare il tavolo

ROMA Tra rabbia e rassegnazione, tra la voglia di far saltare il tavolo accelerando sulla campagna forzista di Ferragosto e la prudenza di chi sa che ogni mossa può essergli fatale. La tanto attesa nota del Quirinale ha lasciato Silvio Berlusconi avvilito e preoccupato. E tentato, sì, di chiederla davvero, questa benedetta grazia al Capo dello Stato. Non lo farebbe lui di persona, naturalmente, questo mai. La domanda verrebbe inoltrata dagli avvocati di fiducia, che hanno rinunziato del tutto alle vacanze e stazionano ormai da giorni ad Arcore. Lì, nella sua amata villa San Martino, il Cav si è trincerato da giorni, in compagnia solo della fidanzata, Francesca Pascale, della figlia Marina e di pochi e selezionatissimi, ospiti. Gli avvocati, appunto, quel Gianni Letta che ha tenuto in prima persona i contatti sfociati nella nota del Colle. Ma ieri, ad Arcore sono arrivati anche Denis Verdini e Daniela Santanché, ripartiti in serata senza proferire una parola. La Pitonessa, infatti, è di umor nero, quasi come quello del suo leader, Berlusconi. E mentre tra i falchi azzurri monta la rabbia, le colombe (Cicchitto, Matteoli, Gasparri, Napoli) e il nuovo correntone moderato (le cosiddette aquile azzurre, di cui fanno parte Fitto, Bernini, Gelmini, Ravetto, Prestigiacomo, Carfagna, Saltamartini, Bergamini) esultano e plaudono alle parole del Colle.
LE PAURE DI SILVIO

E’ stato lo stesso Berlusconi a chiedere al partito di tenere i toni bassi, anzi bassissimi, per prendere tempo in attesa di capire a questo punto come uscire dall’angolo in cui si sente finito mentre, confidano i pochi che gli hanno parlato di persona, comincia a pensare, tra sé e sé, di aver preso l’ennesima legnata. «Napolitano, in un colpo solo, ha blindato il governo, ha detto no a elezioni anticipate e a Berlusconi ha detto solo ”aspetta e fidati”, ma a noi del Pdl ha detto ”toglietelo di mezzo, inventatevi una successione democratica” e lo salvo. Ma così noi siamo fritti. E se devo finire con tutti gli altri nelle braccia di Casini e Montezemolo, piuttosto smetto di fare politica!», sbotta una ex sottosegretaria di lotta e di governo.
L’ESPERIENZA DI SALLUSTI

Berlusconi, intanto, ieri sera, ha invitato a restare ad Arcore a cena una sola persona, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Forse anche per farsi spiegare quando, come e perché lo stesso Sallusti, condannato per un reato di opinione abbia ottenuto, dalla Procura di Milano (non certo procura amica, neppure per Sallusti) ma soprattutto su input dell’attuale presidente della Repubblica, la commutazione della pena (Sallusti rifiutava sia domiciliari che servizi sociali) da detentiva a pecunaria. Questa potrebbe essere la strada, ma per il Cav si tratta di una sentenza passata in giudicato. Ergo, va prima espiata, in qualche modo e per qualche tempo. Eppure proprio Sallusti ieri commentava a caldo, su Rainews24: «La mia prima impressione su Napolitano è positiva, lascia tutte le possibilità aperte per arrivare a una grazia». A chiedere o, meglio, a far chiedere ai suoi avvocati, la grazia a Napolitano, a meno che – come propone il senatore pidellino valdese Lucio Malan – non sia lo stesso Napolitano a darla d’ufficio come avvenne nel caso di un partigiano nel dopoguerra.
Eppure, anche se il Cav vorrebbe davvero fidarsi delle parole di Giorgio Napolitano, il guaio è che, sotto sotto, non si sente affatto garantito. Il nodo dell’agibilità politica, che dal giorno della sentenza della Cassazione è al centro di tutte le pressioni azzurre sul Colle, resta tale e quale. La consegna ai fedelissimi è di esprimere e di spargere «molto rispetto» per il Quirinale spendendo solo «commenti moderati». «Dobbiamo fare di necessità virtù», ha confidato Berlusconi a una discreta ex ministra del suo governo che lo ha sentito ieri sera, ma nella voce trapelavano - si apprende - dubbi misti a rassegnazione. «E’ un mezzo segno positivo», un «segnalino». Così il Pdl che conta si acconcia a interpretare, in pubblico, con dichiarazioni a raffica: per la Gelmini «il Pdl si riconosce nelle parole di Napolitano», per Cicchitto e Gasparri «restano aperti spazi significativi» e «un esito positivo» e persino Biancofiore arriva a dire l’indicibile: «Berlusconi sta riflettendo su una eventuale richiesta di grazia». Resta in piedi, però, un macigno, quello dell’agibilità politica del leader, appunto. Anna Maria Bernini lo dice chiaramente, con parole nette, altri si limitano a chiedersi quasi disperandosi: «Senza Silvio e senza Marina?! Napolitano ci vuole veder morti».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it