ROMA Pronti a trattare, ma senza condizionamenti pregiudiziali. Gianpiero D’Alia apre al sindacato che ha fatto scattare la mobilitazione contro il piano (allo studio) di un massiccio taglio degli organici alla macchina statale e contro il blocco (una certezza) degli stipendi per tutto il 2014. Il pressing di Cgil, Cisl, Uil e Ugl evidentemente ha convinto il ministro della Funzione Pubblica, e dunque il governo, a gettare acqua sul fuoco. E’ stato il leader della Uil, Luigi Angeletti, in una intervista pubblicata ieri sul Messaggero, a formalizzare il «no» dell’intero schieramento sindacale: «Potrebbe essere un autunno caldo». Partendo magari con uno sciopero generale che, in questo frangente, non sarebbe certamente il massimo per l’esecutivo guidato da Enrico Letta.
TEMPI STRETTI
D’Alia conferma l’intenzione di avviare il confronto. «Anche se - precisa il ministro - non si mai visto che il governo dichiari di voler discutere con il sindacato per modificare decisioni assunte da altri e la risposta del sindacato sia di chiusura preventiva. Si tratta di atteggiamenti surreali ed irresponsabili». Secondo il ministro «l’intervista al Messaggero contiene alcune dichiarazioni singolari. Esse, infatti muovono da dati ampiamente smentiti ed evocano lo sciopero generale come riposta all’intenzione del governo di riaprire il tavolo della contrattazione dopo anni di totale assenza di relazioni sindacali nel pubblico impiego». Il titolare della Funzione Pubblica si dice, infine, pronto «a lavorare per rendere più efficienti e più trasparenti le nostre pubbliche amministrazioni che sono troppo costose. Lo vogliamo fare insieme ai lavoratori e non contro di loro, nonostante le incaute dichiarazioni di qualche esponente sindacale». Nei giorni scorsi, D’Alia, aveva indicato le possibili aree di intervento: «Taglio lineare e corposo alle auto blu del 20%; sforbiciata, sempre del 20%, alla consulenze di Stato, Regioni ed enti locali; ristrutturazione di società partecipate e di alcune amministrazioni». Operazioni che permetterebbero il recupero di 2,1 miliardi. Comunque insufficienti rispetto ai 7 che sarebbero necessari per sbloccare gli stipendi. Almeno altri 2 miliardi servirebbero poi per applicare i contratti di secondo livello (legati alla produttività) all’intera area del pubblico impiego che lo stesso D’Alia si è impegnato ad avviare. Da qui l’esigenza di fare cassa allargando il raggio d’azione attraverso il meccanismo della spending review che prevede - parole dello stesso ministro - esuberi. Di 200.000, o giù di lì, secondo simulazioni di fonte sindacale. Per questi lavoratori sarebbero previsti mobilità, esodi volontari, prepensionamenti in deroga alla legge Fornero. Chiaro che il numero esatto scaturirà al termine della ricognizione delle piante organiche. Ammesso e non concesso che il piano del governo vada avanti.