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Data: 17/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pdl, l’ipotesi Berlusconi leader fuori dalle Camere agita il partito. Nitto Palma non esclude la possibilità. Senato, conto alla rovescia in giunta. Stefàno: incandidabile per sei anni

ROMA Nel Pdl, mentre inizia la campagna con gli aerei sulle spiagge per il lancio della nuova Forza Italia e la salvaguardia della ”agibilità politica“ del Cavaliere, ci si continua a interrogare sulle conseguenze della sentenza della Cassazione. La proposta-consiglio, formulata su questo giornale da Massimo D’Alema, che Berlusconi lasci il Parlamento e faccia il leader così come fa Grillo con l’M5S, agita il partito. Fabrizio Cicchitto la giudica frutto della «sublime arroganza di chi ha alle spalle l’esperienza comunista», Francesco Nitto Palma, invece, non la esclude dal momento che, afferma il presidente della commissione Giustizia del Senato, «l’essere o meno in Parlamento non potrà impedire a Berlusconi di esercitare la sua leadership. La sua rimarrebbe sicuramente una guida politica a pieno titolo». In ogni caso è tutto il Pdl ad attestarsi sulla trincea del «trovare una soluzione perché Berlusconi abbia agibilità e diritti politici», come scrive in tweet il presidente della Campania, Stefano Caldoro. O come la mette giù Daniele Capezzone che vede «un inaggirabile punto politico di sostanza nel diritto alla piena rappresentanza politico-istituzionale dei milioni di elettori che lo hanno democraticamente scelto». In definitiva, per Capezzone, «la questione è politica, e serve una soluzione politica».
Su alcune soluzioni tecniche per la situazione del Cavaliere dal punto di vista giudiziario si esercita Nitto Palma, secondo il quale l’eventuale concessione della grazia «oltre alla pena principale potrebbe annullare anche le pene accessorie, se espressamente detto». Ma una scelta da preferire, secondo l’ex ministro della giustizia, sembra essere quella dell’affidamento in prova, il cui esito positivo «travolgerebbe la pena principale e le pene accessorie con l’interdizione dai pubblici uffici e l’incandidabilità». Ulteriore ipotesi formulata dall’ex Guardasigilli è il ricorso alla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per violazione del giusto processo che, se accolto, «costituisce causa di revisione della sentenza passata in giudicato».
Ma tutto questo affannarsi sulle sorti future del Cavaliere non sembra convincere Pier Ferdinando Casini che parla di «grossa speculazione attorno a Berlusconi. Non so se è autentico amore verso il Cavaliere o - dice il leader centrista - qualcosa di meno nobile che ha poco a che fare con Berlusconi e molto con il futuro politico delle singole persone». In ogni caso, nel quartier generale del Pdl, si fa sempre più strada la convinzione che il Cavaliere e la sua «agibilità politica» non siano salvabili senza un accordo con il Pd, per il quale occorrerebbe tempo, ma di cui al momento non si vede traccia, soprattutto alla luce di dichiarazioni come quella del capogruppo al Senato, Luigi Zanda: «Il temporeggiamento è la strada sbagliata, specie su un argomento così delicato per il quale anche la legge chiede una tempestività estrema. C’è la legge Severino che prevede la decadenza se si è condannati a una certa pena, e la condizione di Berlusconi corrisponde a questa fattispecie e quindi porta alla decadenza».


Senato, conto alla rovescia in giunta. Stefàno: incandidabile per sei anni

ROMA Tra poco meno di un mese, il presidente della Giunta per le Immunità del Senato Dario Stefàno tornerà a essere protagonista della vicenda giudiziaria del Cav. Ma nel frattempo cerca di mettere un po’ d'ordine nel caos di congetture e ipotesi messe in campo dal Pdl per difendere «l'agibilità politica» dell'ex premier. Non solo la grazia non potrà incidere in alcun modo sulla legge anticorruzione (firmata da Cancellieri, Patroni Griffi, Severino e Monti), che fa scattare l'incandidabilità non appena si riporti una condanna definitiva a più di 2 anni di reclusione, a prescindere da come questa si sconti, ribadisce con forza Stefàno. Ma i tempi perché si scriva una parola fine su questa storia saranno rapidi, perché la Giunta è già a buon punto.
Stefàno spiega di aver chiesto alcuni documenti per chiarire il ruolo di Berlusconi in Mediaset: «Sulla base di un impegno assunto con tutti i gruppi presenti in Giunta ho fatto richiesta di una serie di documenti, tra cui gli atti concessori ed autorizzatori del gruppo Mediaset e le visure camerali riguardanti le cariche sociali nelle aziende ad esso riconducibili».
Secondo il senatore di Sel, la nota di qualche giorno fa di Napolitano sull'ipotesi della grazia e sulla richiesta di un salvacondotto per Berlusconi avanzata con forza dal Pdl, chiarisce «tutto quello che c'era da chiarire». Ma lui tiene a ribadire un punto. «Occorre distinguere ed evitare di fare confusione sui ruoli: l'esecuzione della pena detentiva non è competenza della Giunta, trattandosi di sentenza definitiva. In relazione, invece, a eventuali future competizioni elettorali di Silvio Berlusconi, per i prossimi 6 anni gli Uffici elettorali non potranno ricevere la candidatura a causa dell'incandidabilità prescritta dal Decreto 235 del 31 dicembre 2012 a meno che non intervenga una riabilitazione, su richiesta dello stesso Berlusconi. Ma ciò - sottolinea Stefàno - è inimmaginabile, prima di almeno 2 anni. Quanto alla decadenza da senatore della XVII legislatura, invece, la decisione finale spetterà all'Assemblea del Senato, e non potranno esserci salvacondotti provenienti dall'esterno».

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