Inutile girarci intorno: non è stato un Ferragosto come tutti gli altri. C'è una preoccupazione che ormai si è insinuata in tutte le famiglie e che lascia un retrogusto amaro anche alle feste che dovrebbero vederci senza pensieri. È l'ansia per il lavoro che manca, un tarlo che avanza inesorabile anche laddove non ci sono immediati assilli di carattere economico. L'idea di un autunno fatto di lunghe giornate vuote, spese a mandare curriculum che nessuno leggerà mai, spaventa a morte anche chi non fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Figurarsi chi ha sulle spalle mutuo e figli da mantenere. È la sindrome del sentirsi inutile, di avere competenze di cui la società di oggi non sa che farsi. La stessa definizione di “senza lavoro” dev'essere continuamente aggiornata: prima raccontava di giovani in cerca di prima occupazione, poi si sono aggiunti i 40-50enni buttati fuori dalle aziende in crisi. Ora nel mazzo ci sono anche gli imprenditori, rimasti soli nei loro capannoni senza più commesse e senza più operai. Uno di questi, un sessantenne di Roseto, la vigilia di Ferragosto si è tolto la vita proprio nel luogo simbolo della sua defunta attività, affidando a un biglietto le sue ultime parole. Davanti a una situazione così drammatica, tutti noi dobbiamo interrogarci per capire se davvero stiamo facendo quello che è nelle nostre possibilità per migliorare la situazione. Non parlo soltanto di chi ha responsabilità politiche, perché è troppo comodo aspettarsi tutte le soluzioni da chi abbiamo chiamato ad amministrare un Comune o una Regione. O che abbiamo mandato in Parlamento. Dobbiamo chiederci se stiamo facendo abbastanza noi dei giornali, nell'informare sulle opportunità che ci sono, poche o tante che siano. Lo stesso deve fare il mondo della scuola, cercando di orientare i ragazzi verso scelte che siano propedeutiche al futuro degli studenti e non dei professori. E la stessa cosa devono fare, naturalmente, le imprese sane, quelle che possono destinare una parte delle loro risorse a un problema che tocca nel vivo le loro comunità. Non è vero che è tutto ineluttabile: l’esempio della Pilkington, che nel Vastese è riuscita a gestire un problema di esuberi con grande attenzione all'impatto sociale, è lì a dimostrare che c'è modo e modo di misurarsi con il problema del lavoro che manca. Noi, comunque, nel nostro piccolo al tema dedicheremo un’attenzione straordinaria, anche superiore a quel che abbiamo fatto finora. Convinti come siamo che non c'è, oggi, una notizia più importante. Buona domenica a tutti.