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Data: 18/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pdl, ultimatum al Pd: se votate contro Silvio il governo non regge

ROMA Pdl e Pd sempre più ai ferri corti sulla vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi, che vedrà un primo importante passaggio il 9 settembre con la convocazione della Giunta del Senato chiamata alle prime decisioni sulla decadenza del Cavaliere dal seggio parlamentare. Nessuna esitazione da parte degli esponenti azzurri a legare le sorti del governo alla cosiddetta ”agibilità politica“ del loro leader. Ma il Pd risponde opponendo una totale chiusura a «qualsiasi baratto».
E’ Fabrizio Cicchitto a dire esplicitamente che «per tenere in piedi un governo composto da forze così diverse e storicamente alternative, occorrono in primo luogo spirito costruttivo e volontà di mediazione. Esattamente l’opposto di quello che viene manifestato un giorno sì e uno no dal presidente Zanda e dall’onorevole Bindi, che con le loro esternazioni possono riuscire con un solo proiettile a colpire due bersagli». Inoltre, il presidente della commissione Esteri della Camera, in sintonia con la scelta tattica del Pdl di prendere tempo sulle scadenze parlamentari che riguardano il caso del Cavaliere, afferma che prima di dare per scontata la decadenza dell’ex premier da senatore, «bisognerà verificare la costituzionalità della legge Severino e la sua applicabilità alla fattispecie che coinvolge Berlusconi». A chiedere una «soluzione politica» del caso è Daniele Capezzone, per il quale «chiunque abbia onestà intellettuale e senso della realtà comprende bene che la vicenda riguardante Berlusconi non può essere guardata solo in termini giudiziari. Ed è tutta politica la soluzione che istituzioni e forze politiche, ciascuna per la propria parte, sono chiamate a trovare».
GRIDO DI DOLORE

Al ”grido di dolore“ del Pdl replica il responsabile economia del Pd chiedendo agli azzurri di «chiudere le polemiche e di concentrarsi sull’agenda del governo, che non può essere distratto da questioni non riguardanti i problemi degli italiani». Pronta la controreplica di Maurizio Gasparri: «Chiudere le polemiche chiede il Pd? - dice il vicepresidente del Senato - Piuttosto si chiuda la persecuzione a Berlusconi, con una soluzione che rispetti il suo ruolo di incontrastato leader di milioni di italiani».
Quanto all’equazione di marca pidiellina, salvezza di Berlusconi = salvezza del governo, il dem Franco Monaco la rifiuta affermando che «nessuno può chiedere al Pd di decretare assai di più che la propria fine, ma addirittura la sconfessione di se stesso e dei propri principi costituenti. Quello di non svendere l’anima - aggiunge Monaco - è valore e obbligo incomparabilmente superiore a qualsiasi governo».
L’aut aut azzurro viene respinto anche da Scelta Civica, il cui capogruppo al Senato, Gianluca Susta, afferma essere «davvero singolare che per una grande forza di governo qual è il Pdl, il solo consenso popolare giustifichi e purifichi qualunque malefatta del suo leader. E’ irricevibile qualsiasi ricatto e ogni baratto tra la durata del governo e la cancellazione degli effetti della sentenza della Cassazione su Berlusconi, ai cui destini personali l’Italia non può rimanere appesa».

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