ROMA Il Pdl fa quadrato intorno al leader al grido di «c’è un solo capo ed è il Cavaliere». E Berlusconi, da parte sua, sul sito del partito, destinato, pare, a scomparire non appena verrà varato il nuovo dominio di Forza Italia, rassicura il suo popolo. «Io non mollo. Resto il capo del centrodestra - recita il testo del messaggio - resisto, state tranquilli che non mi faccio da parte. Andate avanti con coraggio. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio». Cosa sia poi questo meglio è tutto da vedere. Intanto, il Pdl, per bocca del capogruppo in Senato, Renato Schifani, blocca la legge elettorale «sulla quale non c’è accordo». E, contemporaneamente, si alza un coro per chiedere «una pacificazione», che passa obbligatoriamente per una tregua con il Pd. L’ala giustizialista dei Democratici dovrebbe insomma essere messa in minoranza. Compito che per i fedelissimi dell’ex premier spetterebbe ad Enrico Letta e, soprattutto, al presidente della Repubblica.
LE POSIZIONI IN CAMPO
Ma Napolitano resta alla nota del 13 agosto. Ossia che le sentenze si rispettano, senza che nessuno si senta tagliato fuori dal diritto a fare politica. Anche fuori dal Parlamento. La decadenza o meno del Cavaliere dal seggio spetta però alla Giunta per le elezioni del Senato. E i pidiellini alzano il tiro proprio per evitare che «si trasformi in un plotone di esecuzione». Schifani, dal Meeting di Rimini, manda un avvertimento al Pd. «Non chiediamo nessun baratto, chiediamo un approfondimento di carattere giuridico e politico dinanzi a una sentenza che va eseguita, ma che presenta tanti dubbi nel suo contenuto», premette. Poi, l’affondo. «Tutti si rendano conto che il momento è complicato, che serve un atto di pacificazione e che dinanzi a un atteggiamento pregiudiziale di chiusura sarebbe impossibile un percorso comune». Ma i democrat non ci stanno e confermano: in Giunta al Senato voteremo compatti contro Berlusconi.
GLI APPELLI
E anche le cosiddette aquile azzurre, nè falchi nè colombe, si fanno sentire con un nuovo appello al presidente Napolitano. Fabrizio Cicchitto torna a chiamare in causa il Capo dello Stato. «È aperta una partita tra le più drammatiche e delicate della vita politica italiana. Che mette in gioco sia il governo del Paese, sia il destino politico e la libertà personale del leader del centrodestra - drammatizza - in una situazione del genere nessun atto di irresponsabilità e nessuna forzatura sono accettabili. Il presidente Napolitano rimane una scelta migliore di quella di Prodi, ma deve ulteriormente misurarsi con la estrema gravità della situazione». Gli fanno eco Donato Bruno e Maria Stella Gelmini, la quale ammonisce: «Usare la Giunta come una clava o un piccone, con cui eliminare l’avversario politico non giova agli interessi del Paese e nuoce alla stabilità». E anche lei tira per la giacca il presidente della Repubblica. «Quasi tutti i parlamentari del Pdl hanno votato convintamente per Napolitano e non ne sono pentiti. Certo, oggi occorre che il presidente si misuri ulteriormente con la gravità della situazione evitando che prevalgano gli estremismi di entrambi gli schieramenti».
E se il sottosegretario Michaela Biancofiore invita addirittura Letta «a chiedere a Napolitano di commutare la pena per Berlusconi», Daniela Santanchè ribadisce che «Berlusconi c’è e che non potranno dei magistrati che hanno vinto un concorso e non sono stati eletti dal popolo e che hanno emesso una sentenza politica, metterlo fuori da capo del centrodestra». E’ convinta che «non andrà con il cappello in mano da Napolitano» e che «non chiederà la grazia». D’altronde, definisce «irricevibile» la nota del capo dello Stato «perchè tra le righe c’è scritto che Berlusconi deve accettare la sentenza e dimettersi da senatore. Tutte cose che non mi aspettavo dall’arbitro del Paese Italia». E quindi, a suo giudizio «noi del Pdl non possiamo stare al governo con i nostri carnefici del Pd».