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Pescara, 16/12/2025
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Data: 20/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Letta insiste con la linea dura: è un bluff, il governo va avanti. Il premier in contatto con le colombe berlusconiane: non staccheranno la spina

Un’affermazione che affida a uno dei suoi deputati più vicini e che deriva dalla costante attenzione con la quale segue il confronto dentro al Pdl tra l’ala dura, guidata dalla Santanché, e quella trattativista che in massima parte siede sui banchi del governo. Per ora la distanza tra falchi e colombe sembra azzerata ma la scelta del Cavaliere di alzare i toni suona a molti come un tentativo dell’ex premier di fissare paletti che rendano il più possibile meno costoso il calice che dovrà comunque ingoiare.
MUSCOLI

Soluzioni credibili e alternative all’iter della decadenza non se ne vedono e tutte cozzano con i tempi ristretti che separano il Cavaliere dalla riunione della Giunta. Anche se il Pdl si sta attrezzando per tentare di rinviare il più possibile lo showdown in commissione, difficilmente si potranno scavallare i mesi di ottobre-novembre, mentre i possibili ricorsi alla Consulta rischiano di aver bisogno di tempi più lunghi. Resta il fatto che Berlusconi continua a propagandare telefonicamente la sua arrabbiatura attaccando ora il capo dello Stato, ora il presidente del Consiglio. Quanto ci sia di tattica nell’iniziativa avviata da qualche giorno lo si vedrà presto, ma battere il ferro fin che è caldo - sperando di poter spuntare il prezzo minore - è sempre stata la strategia vincente anche del Cavaliere imprenditore.
CARTE COPERTE

La convinzione che circola ai piani alti di palazzo Chigi è quella che Berlusconi stia cercando di rendere indissolubile il destino del governo, e di fatto del Paese, dalle sue vicende personali. Un nesso che potrebbe non bastare per ottenere salvacondotti in grado di salvarlo dalla decadenza, ma che gli permetterebbe di ottenere garanzie e un allentamento della pressione delle toghe su altre vicende giudiziarie che lo riguardano o magari su questioni che solo Berlusconi e i suoi avvocati conoscono. Ciò vorrebbe dire - è la convinzione del segretario del Pdl e vicepremier Angelino Alfano - che gli spazi per una possibile soluzione in grado di mettere al riparo il governo, non sono del tutto chiusi. D’altra parte, è il ragionamento che ieri faceva un ex ministro del Pdl dal lungo curriculum politico come Altero Matteoli, «tutto ciò che verrà dopo Napolitano e Letta rischia di essere peggio» per lo stesso Berlusconi. L’eventuale strappo del Cavaliere avrebbe infatti come primo effetto quello di chiudere la stagione delle larghe intese fortemente voluta dal capo dello Stato e che anche la Cancelliera Angela Merkel sembra mettere in conto per il suo Paese a poche settimane dal voto politico in Germania. Senza contare che il surriscaldamento del clima, che il Cavaliere ha indotto dopo giorni di tregua, favorisce nel Pd coloro che ritengono sia giunto il momento di tirar fuori i muscoli e, in caso di dimissioni dei cinque ministri del Pdl (Alfano, Lorenzin, Quagliariello, De Girolamo e Lupi) fare più o meno la stessa cosa che fece Andreotti quando si dimisero cinque ministri della sinistra Dc che contestavano la legge Mammì: sostituzione, nuovo voto di fiducia e sfida aperta a chi pensa di aprire la crisi.
Senza le elezioni a stretto giro di posta - a fine ottobre come vorrebbe la Santanchè - il Cavaliere e il Pdl rischiano infatti di restare appesi e, progressivamente, di isolarsi. Su questo conta Letta e anche le colombe che nel Pdl dovranno però mordere il freno ancora per un po’.

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