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Pescara, 16/12/2025
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20/08/2013
Il Centro
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Caccia agli evasori via al redditometro. Partono i controlli, accertamento se le spese superano del 20% il reddito La Cgia di Mestre: «Gettito irrisorio, il fisco recupererà solo gli spiccioli» |
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Entra in funzione il nuovo redditometro che dovrà aiutare il Fisco a scovare gli evasori incalliti: da oggi fari puntati sugli scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa manifestata, ma solo se il gap è di almeno il 20 per cento. Nella selezione dei contribuenti a maggior rischio di evasione (previsti 35mila controlli), l’Amministrazione finanziaria prenderà in considerazione solo spese e dati certi (presenti in Anagrafe tributaria o nella dichiarazione dei redditi) e non terrà conto delle spese medie Istat, che, pertanto, non verranno prese in considerazione nel calcolo dello scostamento tra reddito dichiarato e reddito ricostruito. Ieri l’Agenzia delle Entrate ha diffuso la circolare con le istruzioni operative del nuovo accertamento sintetico. Il nuovo metodo di ricostruzione del reddito si applica per ora agli accertamenti relativi ai redditi dichiarati a partire dal 2009. Posizioni a rischio. Saranno selezionate le posizioni di quei contribuenti per i quali è emerso un significativo scostamento tra reddito dichiarato e spese sostenute rientranti tra le «spese certe» (presenti nell’Anagrafe tributaria o indicate dal contribuente stesso in dichiarazione dei redditi) e le «spese per elementi certi» (le spese per mantenere i beni presenti in Anagrafe, quali l’abitazione o i mezzi di trasporto). Ciò permetterà di incentrare il contraddittorio su dati certi e situazioni di fatto oggettivamente riscontrabili, «con l’obiettivo di ridurre al minimo l’incidenza delle presunzioni». Come funziona. Nella fase istruttoria, il nuovo redditometro mette a confronto la spesa complessiva ed effettiva del contribuente con il reddito dichiarato. Per fare ciò, prende in considerazione: le spese certe sostenute direttamente dal contribuente o dal familiare fiscalmente a carico risultanti dall’Anagrafe tributaria o indicate dal contribuente stesso in dichiarazione dei redditi; le spese per elementi certi (spese per mantenere abitazione, mezzi di trasporto, ecc); la quota relativa agli incrementi patrimoniali; la quota del risparmio formatasi nell’anno. Solo nel caso in cui il contribuente non fornisca le necessarie indicazioni in relazione alle spese sopra elencate, l’ufficio prenderà in considerazione anche le spese correnti, quantificabili in base alla media Istat, che concorreranno alla determinazione sintetica del reddito. Doppio contraddittorio. Il nuovo metodo accertativo “raddoppia” i momenti di confronto con il cittadino. Fin dal primo incontro con l’Amministrazione, infatti, il contribuente può fornire chiarimenti sugli elementi di spesa individuati e sul proprio reddito. Può provare, cioè, che le spese sostenute nell’anno sono state finanziate con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta oppure con redditi legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile. Inoltre, può fornire elementi per la rettifica dei dati e per l’integrazione delle informazioni presenti nell’Anagrafe tributaria, dimostrare con prove dirette che le spese certe attribuite hanno un diverso ammontare o che sono state sostenute da terzi. Se le sue indicazioni sono esaustive, l’attività di controllo si chiude già in questa prima fase. In caso contrario, il contribuente riceve un nuovo invito al contraddittorio, con la quantificazione del maggior reddito accertabile e delle maggiori imposte e la proposta di adesione ai contenuti dell’invito. Solo se Amministrazione e contribuente non riescono a trovare l’accordo, l’ufficio emette l’avviso di accertamento. «Solo spiccioli». Non mancano le critiche al nuovo strumento. «Il fisco recupererà solo gli spiccioli», sostiene per esempio il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi, aggiungendo però che «i contribuenti onesti non devono temere nulla». Secondo la Cgia per il 2013 il gettito previsto dall'applicazione del redditometro si attesterà attorno agli 815 milioni di euro, una somma che peserà mediamente su ciascun contribuente per quasi 20 euro, con un recupero dello 0,7% sull’evasione totale stimata in 120 miliardi di euro l'anno. Dello stesso avviso Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze e del Tesoro: «Doveva essere uno strumento generale di contrasto all’evasione basato sulla rilevazione dei consumi, alla fine è rimasto l’accertamento sintetico sul tenore di vita delle persone che riguarderà al più 40-50mila persone l’anno». «Per contrastare l’evasione fiscale - aggiunge - serve una strategia come abbiamo fatto noi nei precedenti governi, l’evasione va prevenuta, il resto è propaganda». «Roba da regime». Di tutt’altro avviso la Lega. Per Matteo Salvini il redditometro è «una roba da regime comunista o fascista», che controllerà «anche le donazioni alle associazioni di volontariato». Il vice di Maroni conclude con un avvertimento al presidente del Consiglio: «Caro Letta, l'autunno caldo sta arrivando».
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