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Data: 20/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Governo, primo nodo: i precari della Pa. Imu, si tratta ancora

ROMA Anche se le vacanze sono state decisamente brevi, la riunione del Consiglio dei ministri in programma per venerdì servirà soprattutto per una ripresa di contatti e per la definizione informale di un’agenda in vista dell’autunno; il tutto in un contesto di crescente incertezza politica che certo non giova alla capacità di decisione dell’esecutivo. All’ordine del giorno ci dovrebbero essere le misure in materia di pubblico impiego già messe a punto prima di Ferragosto dal ministro D’Alia, ed in questa sede verrebbe affrontato il nodo dei circa 150 mila precari che lavorano nella pubblica amministrazione e che rischiano di ritrovarsi disoccupati se non sarà rinnovato il loro contratto. La soluzione passa per appositi concorsi per titoli ed esami, finalizzati all’assunzione a tempo indeterminato e riservati a coloro che hanno lavorato per almeno tre anni con contratti temporanei.
LA TEMPISTICA

È chiaro però che gli altri nodi, a partire da quello dell’Imu, non potranno non fare capolino nella discussione, seppur a livello informale. Tempo per decidere non ce n’è molto, visto che se si andrà oltre il 31 agosto scatterà la clausola di legge che impone il versamento entro il 16 settembre dell’acconto saltato a giugno; ma la maggioranza sembra decisa ad aspettare fino all’ultimo per verificare le soluzioni possibili. Il decreto in materia di tassazione degli immobili sarà infatti sul tavolo del successivo Consiglio dei ministri che si dovrebbe svolgere giovedì 29 o venerdì 30; nei giorni precedenti, martedì o mercoledì, si terrebbe invece l’attesa riunione della cosiddetta cabina di regia, la camera di compensazione tecnico-politica sede della trattativa tra i partiti.
Anche se il ministro dell’Economia non ha ancora del tutto abbandonato la speranza di definire con il prossimo provvedimento l’assetto completo del nuovo tributo, è probabile che tra dieci giorni si possa arrivare al massimo a individuare la soluzione per il 2013, mentre la riforma da attuare a regime, a partire dunque dal prossimo anno, verrebbe rinviata alla legge di stabilità. In questo panorama sono possibili varie opzioni intermedie. Se ci sarà un accordo abbastanza ampio, la fisionomia del prelievo per quest’anno potrebbe quanto meno anticipare quella successiva. Diversamente l’esecutivo potrebbe limitarsi a far applicare nel 2013 l’ipotesi 9 del documento tecnico del ministero dell’Economia: ossia la semplice cancellazione dell’acconto, seguita però dal versamento con le stesse regole a dicembre. Di fatto un dimezzamento dell’imposta, che comunque ha un costo di 2,4 miliardi.
LE RISORSE FINANZIARIE
Ovviamente la variabile risorse finanziarie sarà decisiva, accanto a quella degli equilibri politici. Se si trovassero i 4 miliardi necessari a cancellare del tutto il prelievo sull’abitazione principale quest’anno, il percorso verso un modello di service tax con ampia autonomia ai Comuni sarebbe in discesa. Ma con la necessità di trovare i soldi anche per scongiurare l’aumento dell’Iva questa non è un’ipotesi molto realistica.

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