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Pescara, 16/12/2025
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Data: 22/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Verso le regionali in Abruzzo - L’ombra di Legnini su D’Alfonso. In caso di crisi governativa, l’attuale sottosegretario potrebbe correre per la Regione

Anche nel centrodestra l’ipotesi di elezioni politiche anticipate spariglierebbe le carte

PESCARA Da mesi tutti parlano del duello Gianni Chiodi-Luciano D’Alfonso alle regionali e invece, adesso che trema il Governo Letta, quel duello certissimo diventa soltanto probabile. Perchè nel centrosinistra c’è l’attuale sottosegretario Giovanni Legnini che potrebbe restare fuori dall’esecutivo, e allora potrebbe ripensare a una candidatura a governatore, con relative primarie di coalizione, primarie durissime tra lui e D’Alfonso. Le primarie diverrebbero uno scontro epocale. Naturalmente il Governo può ancora resistere, e naturalmente anche in caso di caduta di Letta le possibilità che Legnini preferisca ricandidarsi alle politiche piuttosto che pensare alle regionali restano cospicue. Ma l’ombra del sottosegretario si allunga su D’Alfonso. Nel centrodestra al momento c’è Chiodi, soltanto Chiodi. Ma se si dovesse votare a marzo per le politiche? Diverebbe probabile un election day politiche-regionali e Chiodi potrebbe puntare a Roma, non più all’Aquila. Chi rileverebbe la sua candidatura a governatore? Paolo Gatti, ma nel centrodestra abruzzese non tutti si fidano di lui. E allora Paolo Tancredi o Filippo Piccone.

Vecchia storia, in politica: quando cominci la corsa in anticipo, il traguardo si allontana. Pensate: da mesi parliamo tutti del duello Gianni Chiodi-Luciano D’Alfonso alle regionali prossime venture (più venture che prossime, visto che la data delle elezioni resta un mistero non tanto buffo, piuttosto irritante) e invece, adesso che le truppe berlusconiche minacciano di far cadere il Governo Letta, quel duello certo-certissimo diventa soltanto probabile.
Vediamo perchè. Siamo nel campo del centrosinistra: cade Letta, ministri e sottosegretari tutti giù per terra. Anche Giovanni Legnini. Dice: nascerà un Letta-bis. Bene: ma Legnini ci sarà? Dice: niente Letta-bis, si va ad elezioni politiche anticipate. E allora Legnini è fuori dall’esecutivo, e si guarda intorno. E dove immaginate vada a cadere il suo sguardo, prima d’ogni altro orizzonte? Indovinato: esattamente su quello da mesi presidiato da D’Alfonso, la candidatura del centrosinistra a presidente della giunta regionale. Un orizzonte, va detto, che Legnini non ha mai smesso di considerare. L’esperienza governativa lo gratifica, ma una porzioncina dei suoi pensieri è sempre rimasta in volo sull’Aquila. Certo, con lui al Governo e D’Alfonso in corsa per la Regione la squadra Pd resta cristallizzata, ma se il Governo non c’è più? Se il Governo non c’è più in corsa per la Regione entra un altro candidato, e non di piccolo calibro nel magro pantheon progressista abruzzese. Legnini.
PRIMARIE
Legnini e D’Alfonso. Come dire: primarie di coalizione, primarie durissime. L’ex sindaco di Pescara da tempo olia la sua macchina da guerra, ha messo su un battaglione di liste civiche per integrare se non superare i partiti del centrosinistra, scalzarlo dalla premiership sarà arduo. Ma, dovesse palesarsi Legnini, tutti quelli che fin qui hanno storto il naso al cospetto del Luciano Risorto si compatterebbero all’istante sotto le insegne dell’avvocato di Roccamontepiano. E le primarie diverrebbero uno show ruvido, uno scontro epocale. Specie pensando all’appendice successiva: parliamo di Pd, e se parliamo di Pd si ricordi quanto accaduto dopo le primarie vinte da Pierluigi Bersani su Matteo Renzi, con quel tanto di veleno probabilmente costato il successo assoluto al centrosinistra alle politiche. Il Pd è quello che è: l’esercito di Tafazzi, avete presente l’omino che si pestava senza sosta le parti basse? Se lo avete presente, considererete come la storia recente del Pd sveli tutt’altro che uno spirito di squadra, insomma in presenza di due contendenti di peso i sostenitori dello sconfitto non è detto votino, poi (per la Regione, il Comune, Palazzo Chigi, la Casa Bianca se fosse possibile), l’altro, il campione.
Questo è lo scenario possibile nel centrosinistra. Naturalmente il Governo può ancora resistere, e naturalmente anche in caso di caduta di Letta le possibilità che Legnini preferisca ricandidarsi alle politiche piuttosto che pensare alle regionali restano cospicue. Staremo a vedere.
GATTI, TANCREDI, PICCONE
Come staremo a vedere quanto accadrà nel centrodestra. Al momento c’è Chiodi, Chiodi e soltanto Chiodi. Ma se si dovesse votare a marzo per le politiche? Beh, le cose cambierebbero, potrebbero cambiare. E di molto. A quel punto sì che potrebbe andare in scena un election day, ma non quello europee-regionali fin qui ipotizzato per maggio, bensì un molto più fattibile politiche-regionali. E con due opportunità tra cui scegliere, Roma o L’Aquila, Chiodi non è detto scelga la seconda. Anzi. Che Chiodi si ritenga pronto per la ribalta romana non è un mistero per nessuno. Dunque, diverrebbe urgente un’alternativa come candidato governatore. Paolo Gatti l’acchiappapreferenze, in primis. Ma nel centrodestra abruzzese non tutti si fidano di lui, sia per la sua scelta alle ultime politiche (Fratelli d’Italia), sia per il suo bordeggiare un outsider come Carlo Masci, sia per il mai celato annusarsi con D’Alfonso, sia soprattutto perchè lo temono parecchio. E allora la scelta soft di Paolo Tancredi, o più ancora di Filippo Piccone se ci sarà alternanza con Chiodi tra Parlamento e Regione.
Insomma, partire presto non sempre garantisce il traguardo. Storia vecchia, lezione sempre nuova.

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