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Data: 23/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Precari della Pa, corsie riservate per favorire le assunzioni. Pensioni d’oro, allo studio un prelievo e il fondo di solidarietà

ROMA In attesa della impegnativa scadenza di fine mese sull’Imu, il Consiglio dei ministri di oggi esaminerà un decreto legge e un disegno di legge in materia di pubblico impiego. Del decreto fanno parte anche le norme che dovrebbero consentire la soluzione del problema di 50-60 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione, a cui saranno destinati concorsi dedicati finalizzati alla stabilizzazione. Ma nell’attuale contesto di turbolenza politica anche su queste misure non vi sono certezze: il capogruppo del Pdl Renato Brunetta ha fatto sapere che il provvedimento non potrà essere approvato, ma al massimo esaminato, perché non c’è stata condivisione politica sui testi definitivi. La decisione finale quindi sarà probabilmente presa nel corso della riunione, durante la quale al di là delle tensioni di queste ore ci potrebbe essere anche uno scambio di idee sulla tassazione immobiliare.
GIRO DI VITE
L’intervento sulla pubblica amministrazione comprende innanzitutto un’ulteriore stretta sulle auto blu e sulle consulenze, temi affrontati già nella prima fase della spending review. Per le prime viene prorogato a tutto il 2015 il divieto di acquisto; sul fronte dell consulenze il taglio è di un altro 20 per cento, oltre a quelli già adottati.
Tra le norme sulla gestione del personale pubblico ce ne sono alcune che allargano le maglie dei prepensionamenti: misure non di massa ma comunque significative. In particolare i dipendenti pubblici saranno esentati dai requisiti più stingenti della riforma Fornero se entro il 2011 hanno conseguito un diritto alla pensione di qualsiasi tipo; inoltre per quegli ordinamenti che prevedono limiti di età specifici non si applicheranno le nuove soglie per la vecchiaia. Viene poi chiarito che per i dipendenti in soprannumero che hanno i requisiti per l’uscita in basse alle regole precedenti alla riforma saranno in ogni caso scatta comunque la cessazione del rapporto di lavoro.
GLI ESUBERI
Altre novità importanti riguardano la mobilità. Ai dipendenti e dirigenti in eccedenza nella propria amministrazione sarà consentito fino a fine 2014 di andare a riempire i posti vacanti presso gli uffici giudiziari. Nell’ambito di società controllate direttamente o indirettamente dalla stessa amministrazione pubblica diventerà possibile spostare lavoratori anche senza il loro consenso. Le società che cedono i lavoratori possono accollarsi una parte degli oneri, in cambio di vantaggi fiscali.
Per quanto riguarda i precari, la scelta è evitare nuove proroghe ma favorirne la stabilizzazione. Per questo, nel rispetto degli esistenti vincoli finanziari, le amministrazioni potranno bandire concorsi per titoli ed esami riservato a quei lavoratori che negli ultimi cinque anni hanno lavorato per almeno tre a tempo determinato, anche part time. Contemporaneamente vengono resi più stringenti i requisiti per evitare nuove assunzioni a tempo.
Un caso particolare è quello dei Vigili del Fuoco per i quali vengono permesse mille nuove assunzioni. Infine, ma questa novità dovrebbe far parte del disgno di legge, è prevista la possibilità di reclutare ausiliari per la rilevazione degli incidenti stradali senza morti o lesioni personali, dopo un corso di formazione di sei mesi.

Pensioni d’oro, allo studio un prelievo e il fondo di solidarietà

NAPOLI Tra riforme e aggiustamenti il sistema previdenziale italiano è in manutenzione continua. L’ultimo problema all’attenzione del governo è quello dell’equità, accentuato da quando la riforma Dini, nel 1995, sancì il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo. Chi aveva già maturato, allora, 18 anni di contributi continuò a seguire il primo sistema e si creò una frattura con chi veniva dopo, che restava molto svantaggiato. Con la riforma Fornero, che ha applicato a tutti il contributivo, almeno per la parte residua, questo problema è risolto per il futuro, ma restano le storture tra chi oggi percepisce una pensione superiore a quella che gli spetterebbe in base ai contributi versati (tantissimi, visto che circa il 90% delle attuali pensioni è calcolato con il retributivo) e i più giovani, molti dei quali faranno fatica a maturare una pensione dignitosa. Esiste, inoltre, il problema del gran numero di pensioni basse: 2,2 milioni sotto i 500 euro lordi mensili e 7,2 sotto i mille (il 45,2% del totale). Su questo punto, i tecnici del ministero del Lavoro stanno valutando varie opzioni per innalzare la soglia delle cosiddette minime.
LE CIFRE
Nei giorni scorsi, il sottosegretario Dell’Aringa ha delineato due ipotesi: la prima è di trovare risorse «rendendo strutturale il blocco delle perequazioni delle pensioni più alte». In pratica, rendere definitivo, per gli assegni più elevati, il blocco temporaneo delle rivalutazioni varato dal governo Monti nel 2011. La seconda ipotesi è la creazione di un fondo di solidarietà nel quale far convergere i prelievi sulle pensioni più alte e destinato a finanziare un aumento di quelle basse fino a una soglia di pensione minima fissata inderogabilmente per tutti i cittadini. Una misura che ricalcherebbe la proposta avanzata da Giuliano Amato e Mauro Marè di un prelievo su assegni elevati di persone che sono andate in pensione con il vecchio sistema retributivo. Un prelievo che andrebbe effettuato, ovviamente, solo sulla parte di pensione percepita in più rispetto a quella che spetterebbe sulla base dei contributi effettivamente versati. Questa misura potrebbe superare i rilievi della Corte costituzionale, che ha bocciato il prelievo di solidarietà sulle pensioni superiori ai 90mila euro annui varata da Monti perché discriminatoria, in quanto si trattava di una tassa che non si applicava anche a redditi di altro tipo. Con il fondo, infatti, non si introdurrebbe una nuova tassa ma un meccanismo di riequilibrio tutto interno al sistema previdenziale, tra chi ha di più e chi ha di meno. Il problema però, è che rifare i calcoli sulle singole pensioni non sarà semplice, visto che i dati in digitale sulla contribuzione partono dal 1974 per il settore privato e dal 1996 per quello pubblico. Inoltre, finanziare un innalzamento non simbolico degli assegni bassi costa molto e un prelievo solo sulle pensioni d’oro porterebbe, invece, pochi soldi in cassa. Ma anche allargando la platea non ci si ricava moltissimo: dei circa 15 milioni e 888mila pensionati Inps, solo il 4,1% (654mila persone) percepisce più di 3mila euro al mese; quelli con pensioni da decine di migliaia di euro, sono solo 100mila.

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