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Data: 24/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pubblico impiego, slitta il decreto sui precari e la mobilità. Damiano: avanti con le stabilizzazioni, poi tocca alle pensioni

ROMA Ufficialmente c’è l’accordo, sia a livello tecnico che politico. Di fatto però il Consiglio dei ministri non ha potuto approvare i provvedimenti in materia di pubblica amministrazione, il cui esame era già slittato prima di Ferragosto. Se ne riparlerà lunedì pomeriggio in un Consiglio dei ministri ad hoc, che dovrebbe precedere di due giorni quello ancora più delicato su Imu, Iva e cassa integrazione in deroga.
I DUE PROVVEDIMENTI
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, ha spiegato che il nodo principale resta la scelta tra le misure che dovranno trovare posto nel decreto legge (e quindi entrare immediatamente in vigore) e quelle che invece seguiranno il percorso più lungo e più incerto del disegno di legge. Questione meno tecnica di quanto possa sembrare, proprio perché il provvedimento di urgenza è l’unico che può garantire l’effettiva approvazione delle novità e questo vale in particolare in un momento di turbolenza politica.
Sul piano politico, al di fuori della squadra governativa, si muove allo scoperto il capogruppo del Pdl Renato Brunetta, che l’altro giorno aveva lamentato il fatto di non aver potuto leggere i testi definitivi dei provvedimenti, ricordando che comunque per le assunzioni nella pubblica amministrazione vige il vincolo costituzionale del concorso. E ieri lo stesso Brunetta ha ricordato questo principio, salutando con favore la decisione di rinviare. Nel merito della questione dei precari comunque l’ex ministro della Funzione pubblica non dovrebbe avere perplessità particolari, visto che nel 2009 quando era al dicastero fu approvato un provvedimento analogo che prevedeva stabilizzazioni con la formula della riserva nei concorsi.
In realtà, al di là del clima politico generale che certo non è favorevole, nel corso della riunione è emerso da parte del Pdl qualche dubbio su un altro aspetto del decreto, la proposta di istituire un’agenzia per la Coesione, in collegamento con l’omonimo dicastero, che avrebbe il compito di migliorare la gestione dei fondi europei. Ma data l’urgenza per le Regioni di psendere queste risorse, che altrimenti verrebbero perse, è probabile che anche questo aspetto resti all’interno del decreto.
L’impianto di questo provvedimento non dovrebbe subire particolari stravolgimenti rispetto al testo entrato nel Consiglio dei ministri di ieri. Dunque ci sarà la nuova stretta sull’utilizzo delle auto blu e delle consulenze. Nel primo caso è prevista l’estensione fino a tutto il 2015 del divieto di acquisto e il rafforzamento dell’obbligo per le amministrazioni di comunicare i dati sulle vetture ai fini del censimento avviato dal Dipartimento della Funzione pubblica: per chi non aderirà scatterà un’ulteriore taglio del 20 per cento della spesa. Decurtazione che invece interesserà direttamente le consulenze. In entrambi i casi sono previste anche sanzioni fino a cinquemila euro per i dirigenti responsabili di non aver fatto applicare le disposizioni.
CONCORSI RISERVATI
Per quanto riguarda i precari della pubblica amministrazione, l’obiettivo è dare una risposta a circa 150 mila persone che lavorano con contratti a termine in settori importanti quali la sanità o i servizi sociali. Un problema che esiste da oltre dieci anni, da quando cioè le varie amministrazioni per superare in vincoli imposti alle assunzioni a tempo indeterminato hanno iniziato a fare ricorso a forme di lavoro flessibile: nel corso del tempo si è così ingrossato un bacino di dipendenti in questa situazione e periodicamente si è posta la questione di una loro stabilizzazione. Il decreto interviene prevedendo la possibilità di concorsi destinati a chi negli ultimi cinque anni ha lavorato a tempo determinato per almeno tre, con una riserva a loro favore. Contemporaneamente vengono resi più stringenti i vincoli per questo tipo di assunzioni, che dovrebbero essere possibili solo in casi eccezionali per esigenze effettivamente temporanee.

Damiano: avanti con le stabilizzazioni, poi tocca alle pensioni

ROMA Bene la stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, che ora va approvata dal Consiglio dei ministri: ma il governo deve dare in tempi brevi segnali anche sul rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga e sulla flessibilità delle pensioni. Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera, ricorda che già il governo Prodi alcuni anni fa aveva tentato di affrontare il nodo dei dipendenti pubblici a tempo con forme di stabilizzazione progressiva. E dunque vede con favore il provvedimento del ministro D’Alia.
Sarà la volta buona per dire addio al sistema delle proroghe?
«Naturalmente mi riservo di leggere i dettagli del decreto, ma si va nella direzione giusta. La stabilizzazione aiuta a risolvere il problema dei dipendenti pubblici che alla scadenza del contratto andrebbero ad aggiungersi agli oltre tre milioni di disoccupati; ma serve anche al buon funzionamento della pubblica amministrazione, visto che stiamo parlando di persone ormai integrate nella macchina pubblica, che garantiscono servizi essenziali. Si passa per il concorso e questo è importante. E giustamente con norme più stingenti si pongono le premesse per evitare che questa situazione si crei di nuovo in futuro».
Però è un po’ difficile che possano essere assorbiti tutti i 150 mila dipendenti di cui si parla.
«Ma almeno sarà possibile per una prima tranche. Naturalmente per questo tipo di operazioni serve gradualità: per la stabilizzazione dei precari ma anche per l’estensione della validità delle graduatorie, altro tema su cui siamo impegnati da tempo, che riguarda 70 mila persone: non è giusto rifare i concorsi, con conseguente spreco di denaro pubblico, quando ci sono già vincitori e idonei che possono essere immessi nella pubblica amministrazione. Su entrambi i fronti - precari e vincitori di concorso - una soluzione più complessiva potrà arrivare quando ci si deciderà a rivedere il patto di stabilità che impedisce alle amministrazioni virtuose di assumere, oltre che di investire. Va allentato il blocco del turn over e bisogna svecchiare la pubblica amministrazione».
Obiettivo non facile con i requisiti richiesti per la pensione dopo la riforma.
«Infatti quella riforma va cambiata: bisogna andare verso il modello di uscita flessibile tra i 62 e i 70 anni, non solo per i dipendenti pubblici ma per tutti i lavoratori. Su questo punto, come sul rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, mi aspetto che il presidente del Consiglio dia segnali concreti nel consiglio dei ministri che dovrà decidere sull’Imu».
Vede consenso nella maggioranza sugli aggiustamenti alla legge Fornero?
«Mah, vedo qualche resistenza nel centro-destra. Io sono d’accordo con Brunetta sul fatto che serve una cabina di regia politica, però lui pretende che l’Imu sia tolta a tutti, il che è assurdo, ma poi non sembra molto interessato a discutere delle altre priorità».
A parte il nodo dei precari, il pubblico impiego ha i contratti bloccati - e quindi gli stipendi fermi - fino al 2014. Pensa che su questo punto ci possa essere qualche novità?
«Anche su questo tema è necessari dare qualche segnale. È vero che il blocco è stato prorogato, ma si possono aprire tavoli, discutere della parte normativa, dare il via alla contrattazione decentrata. E si può ragionare su aumenti che scattino dal 2015».

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