Renzi torna dalle ferie e ai suoi fa sapere: «Tenetevi pronti» E qualcuno ipotizza che chiederà la fine delle larghe intese
ROMA Le sentenze si rispettano, no ai ricatti. Il Pd respinge compatto l’ennesimo ultimatum che esce dal vertice di Arcore sul salvataggio di Silvio Berlusconi dalla decadenza da senatore, pena la fine del governo Letta. «Non è pensabile che si possano eludere le leggi e non rispettare le sentenze, su ciò il Pd è irremovibile», avverte Davide Zoggia, responsabile dell’organizzazione e molto vicino a Bersani. «Non è possibile arretrare di un millimetro, dobbiamo tenere la barra dritta, spiegheremo al paese le ragioni della nostra posizione», gli fa eco Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del Pd, sponsorizzato da Massimo D’Alema. «In un momento così delicato per la vita degli italiani è da irresponsabili provocare una crisi per ritorsione come vuol fare il Pdl: gli italiani saprebbero a chi addossare la colpa facendo pagare al Pdl e a Berlusconi un prezzo altissimo», aggiunge Andrea Martelle, vicecapogruppo alla Camera. Enrico Letta continua a ostentare sicurezza. E’ convinto che alla fine il Pdl non farà saltare il governo. «Ho fiducia che troveremo una soluzione, ma ci sono le leggi e a queste tutti si devono attenere», ribadisce a un quotidiano austriaco. Il premier non è ancora convinto che alla fine Silvio Berlusconi sceglierà la linea dura, facendo ritirare la delegazione del Pdl dal governo. Ma dietro l’ostentata tranquillità sia Enrico Letta che il Pd lavorano anche allo scenario B: le possibili elezioni anticipate. La prossima settimana Guglielmo Epifani incontrerà i ministri Pd del governo per fare il punto della situazione. E tra i maggiorenti del partito è già guerra di posizionamento. Matteo Renzi, tornato da un viaggio in California, è pronto al ritorno in scena. Parlerà in un doppio comizio a Forlì e a Reggio Emilia, alle feste dell’Unità, il prossimo 30 agosto. Ai suoi però ha detto di «tenersi pronti» i prossimi giorni saranno decisivi per capire se e quando si tornerà a votare. Se e quando ci saranno le primarie che a quel punto potrebbero essere per la premiership prima che per la segreteria. Sia a largo del Nazareno che a Palazzo Chigi c’è il timore di quello che il sindaco dirà alla festa nazionale di Genova. Renzi potrebbe infatti chiedere la fine del governo delle larghe intese. Rendendo più chiaro che alla fine lo scontro per la leadership del Pd sarà tra Letta e Renzi. Il sindaco rottamatore dovrà anche decidere se candidarsi anche alla segreteria del partito, come gli chiedono i suoi, ricordandogli il caso di Romano Prodi, leader e premier ma senza partito. Per ora Renzi non scioglie la riserva sulla segreteria. «Questa volta non mi faccio fregare, prima voglio conoscere le regole», ribadisce, forte dei sondaggi che confermano il valore aggiunto della sua candidatura per la coalizione tra i 5 e i 6 punti sopra il Pdl. Le regole le fisserà l’assemblea nazionale convocata per i prossimi 20 e 21 settembre. Ma tutto è legato a cosa accadrà il prossimo 9 settembre, quando la Giunta di Palazzo Madama voterà su Berlusconi. Continua intanto il pressing dell’ala Franceschini, Epifani, Bersani su Letta per convincerlo accettare il ruolo di anti-Renzi. Intanto è ancora Massimo D’Alema a far discutere. In un’intervista al Tg1 D’Alema nega di aver fatto alcun endorsment nei confronti del sindaco rottamatore. «Ho detto che che Renzi sarebbe il candidato verso il quale andrebbe il consenso della maggior parte dei nostri elettori, è una valutazione oggettiva, sono mesi che lo dico». L’ex premier che qualche giorno fa aveva liquidato Letta come «premier di transizione», ora spiega che è «il governo ad essere di transizione «perché un governo in cui noi collaboriamo con Berusconi è un governo transitorio che ha il compito di fare determinate riforme e ricondurci alla normalità della democrazia dell’ alternanza».