ROMA Mai tensione è stata tanto alta e distanze tanto grandi tra due partiti della stessa maggioranza. Per Pdl e Pd la data di uno showdown denso di pericoli per il governo sembra fissata per mercoledì 28. Luogo, la sala del Consiglio dei ministri che ha all’ordine del giorno il superamento dell’Imu. E proprio la tassa sulla casa potrebbe essere il casus belli di una tempesta i cui tuoni si sono fatti sentire per tutto lo scorso fine settimana. Con sullo sfondo la riunione del 9 settembre della Giunta del Senato chiamata a decidere sulla decadenza del Cavaliere, è la più vicina scadenza ( 31 agosto) dell’Imu a infiammare gli animi nei due partiti sempre meno alleati. Il primo ukase parte da Renato Brunetta: «Non pensi Saccomanni di arrivare in Consiglio dei ministri con una proposta ”prendere o lasciare“. Dati i tempi non penso che sarebbe produttivo», avverte il capogruppo pdl che lamenta di essere completamente all’oscuro sulla proposta che il ministro dell’Economia farà dopodomani in Consiglio. Quanto alla decadenza di Berlusconi da senatore, Brunetta afferma che «se il Pd dichiara che senza se e senza ma voterà in Giunta per la decadenza del leader del Pdl, è chiaro che sarà il Pd ad aprire la crisi». All’esponente azzurro replica per le rime Stefano Fassina sostenendo che le risorse a disposizione non sono sufficienti a esentare dall’Imu anche le abitazioni di lusso: «Vorrei - dice il viceministro dell’Economia - che il Pdl prestasse attenzione non solo a chi ha appartamenti di 400 metri quadri, ma anche a chi rischia di non vedere rifinanziata la Cig in deroga». E sull’altra faccia dello scontro tra Pd e Pdl, Fassina osserva che «c’è solo uno scenario peggiore della crisi di governo e cioè quello di portare l’Italia da accettare i ricatti del Pdl. Ciò equivarrebbe a dire che la legge non è uguale per tutti».
Posizione, questa, sostenuta da tutti i democrat senza incrinature. Il candidato alla segreteria Gianni Cuperlo ribadisce che «sulla decadenza del Cavaliere per il Pd non è possibile arretrare di un millimetro». E quanto all’Imu, è il sindaco di Torino e presidente dell’Anci, Piero Fassino, a dire che «l’abolizione totale dell’Imu comporta un buco finanziario insostenibile».
Ma Imu e difesa perinde ac cadaver di Berlusconi restano però l’ultima trincea degli azzurri. Il capogruppo al Senato Schifani, si aspetta da Letta «il pieno rispetto degli impegni presi sull’Imu» e sulla tenuta del governo dice che «tutto dipenderà dalle scelte del Pd in Giunta Senato. E’ difficile - osserva - la convivenza con un partito che voti la decadenza del leader del partito alleato». A tenere accesa la fiammella di una trattativa sembra essere Fabrizio Cicchitto, l’ultima colomba del Pdl ancora in volo: «La crisi non è l’unica strada percorribile. Non si precipitino le cose in termini inaccettabili. La Giunta apra un dibattito al suo interno, ascolti gli esperti ed, eventualmente, decida di andare alla Consulta». Ma la linea del Pdl viene contestata anche da Scelta Civica il cui portavoce, Benedetto Della Vedova, sostiene che «il diktat sull’Imu suona disperato e falso. Oggi il Pdl ne vuole l’abolizione solo per mostrare uno stendardo propagandistico e demagogico nel momento in cui si appresta a far saltare al maggioranza per motivi che nulla hanno a che fare con l’agenda di governo».
L’ordine di Berlusconi: guerriglia
in Parlamento e a palazzo Chigi
ROMA Ancora incavolato nero con tutti coloro che, «da Napolitano fino a Letta e pure a Monti, hanno approfittato per anni della mia generosità, prendendomi in giro e abusando del mio senso di responsabilità verso il Paese e che mi hanno obbligato a dimettermi da premier quando avevo ancora la fiducia del Parlamento, fiducia che ho dato sia a Monti che a Letta a costo di perdere la fiducia della gente e i loro voti», Silvio Berlusconi è pronto a dare battaglia. Amareggiato per un segnale di apertura, sia pur minimo, che chiaramente non arriva da parte del Pd, ma pronto a dare fondo a tutte le sue energie per rispondere colpo su colpo, il Cav si prepara.
LA ROAD MAP
Uno. Discorso agli italiani da fare, e presto, in tv, per difendersi e spiegare tutte le sue (tante) ragioni. Due, accelerazione sulla rinascita di Forza Italia, che risorgerà il prossimo 14 settembre a Roma (o giù di lì, una o due settimane dopo) in via anche ufficiale, archiviando per sempre il Pdl e affidandone le chiavi sempre più alla coppia Denis Verdini-Daniela Santanché, oltre che ad Alfano. Tre, e soprattutto, “Vietnam” governativo e parlamentare contro il governo e l’ex alleato. Se, infatti, fino a ieri la dead line stabilita dal Cav in persona e dai suoi fedelissimi per ottenere una risposta dai «nemici» del Pd («Il loro atteggiamento di odio e di chiusura rischia di portare il Paese alla rovina» twittava Renata Polverini) era fissata al 9 settembre, giorno in cui la Giunta del Senato discuterà la sua decadenza da senatore, oggi è già anticipata al 28 agosto. Data ormai già divenuta fatidica e rispetto a cui persino una colomba come Barbara Saltamartini avverte Letta: «Il governo deve dare e subito agli italiani risposte precise e definitive su Imu e Iva». Insomma, se l’ordine di scuderia uscito dal super-vertice di Arcore è quello arcinoto del Gladiatore (“A un mio cenno, scatenate l'inferno”), come ormai è acclarato al di là delle solite polemiche (ma «chi attacca la Santanché attacca la linea giusta», ammonisce Stefania Prestigiacomo), l'inferno cui un Pdl più o meno compatto ha intenzione di sottoporre Letta e il Pd (e Napolitano) inizia subito.
LA TATTICA
Ecco perché, ieri, pur essendo domenica, un falco agguerrito come il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ha passato la sua giornata a tuonare, da un lato, contro il Pd e il ministro del Tesoro Saccomanni sull’Imu, di cui discuterà il Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, 28 agosto, e a fronteggiare un altro Cdm, quello che si terrà oggi. Ma per rompere, non certo per trovare l’accordo. Meno noto di quello di mercoledì sull’Imu, il Cdm di oggi è altrettanto importante: riguarda la sorte di oltre 150 mila precari della Pubblica amministrazione che attendono, da anni, una stabilizzazione, ma se le premesse corrispondo alle armi che Brunetta sta affilando, non se ne farà un bel nulla. Un “Vietnam” rispetto a cui i falchi hanno messo in conto che il Pdl finisca e resti, per un po’, all’opposizione. «Ci farebbe bene, così ci rigeneriamo e capiamo finalmente chi sono i veri traditori, i badogliani», sibilano molti di loro che ancora non hanno smaltito le scorie e le polemiche del vertice di Arcore.
Infatti, al di là della indubitabile verità che la linea dei falchi è uscita nettamente vincente dal gabinetto di guerra convocato dal Cavaliere, il quale resterà ad Arcore ancora alcuni giorni, gli stessi falchi sanno bene una, per loro, dolorosa verità che così declinano: «Le alate colombe, alcune oneste e fedeli, altre pronte al tradimento, su una cosa hanno ragione. Tra i nostri del gruppo al Senato come tra quelli del Gal (Autonomie e Libertà, tutto composto da ex-pidellini, ndr.) e persino della Lega, una ventina di senatori per fare un Letta bis che ci mandi all’opposizione c’è. Senza dire del fatto che Napolitano, come non hanno fatto altro che ripeterci fino alla noia Schifani, Quagliariello e Cicchitto, non scioglierà mai le Camere, a costo di dimettersi lui, facendoci saltare così l’ultima finestra elettorale utile per andare a votare in autunno, quella del 24 novembre».
Pure i falchi, però, hanno un asso nella manica sul quale fanno affidamento: sfruttare quella che ritengono sia la «voglia matta» di Grillo e Renzi di tornare alle urne. E con quale candidato premier del centrodestra? Silvio Berlusconi, ovvio, per la sua ultima volta.