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Data: 26/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Imu. Il Tesoro stringe sulle coperture ma ora rischiano altre spese

ROMA La cancellazione totale dell’Imu 2013 su abitazioni principali e immobili rurali è possibile ma potrebbe comportare la rinuncia ad altri interventi in programma per quest’anno. Il ministero dell’Economia sta lavorando in queste ore a mettere insieme un pacchetto di coperture finanziarie il più esteso possibile e il quadro definitivo sarà tracciato alla vigilia del Consiglio dei ministri programmato per mercoledì (anche se uno slittamento di 24-48 ore non è ancora escluso). Oggi intanto ci sarà un passaggio intermedio nel quale l’esecutivo dovrà dare una prima prova di resistenza alla tempesta politica approvando il decreto legge in tema di pubblica amministrazione. Una volta superato questo scoglio, tutte le energie saranno concentrate sul dossier della tassazione immobiliare. Dato per acquisito il passaggio dal prossimo anno ad una imposta dei servizi che lasci amplissimi margini di autonomia ai Comuni, il nodo è quello relativo al 2013 o meglio al saldo di dicembre visto che la rata di acconto sarà di certo definitivamente cancellata.
IL CASO AGRICOLTURA

Su base annua, la rinuncia la totale all’Imu sull’abitazione principale costa poco più di 4 miliardi, a cui andrebbero aggiunti altri 700 milioni circa se si volesse azzerare il prelievo anche per terreni e fabbricati rurali. Al momento tutti questi soldi non ci sono. Il conto potrebbe ovviamente scendere escludendo dal beneficio il mondo dell’agricoltura. E ulteriori 650 milioni potrebbero essere risparmiati - si arriverebbe così a un’esigenza di 3,4 miliardi - se la conpensazione ai Comuni riguardasse solo l’imposta calcolata con l’aliquota standard del 4 per mille, tralasciando quindi il maggior gettito derivante dalla scelta dei Comuni di elevarla. In questo caso - è scritto nel dossier del ministero dell’Economia - sarebbe necessario lasciare ai sindaci un’analoga leva fiscale.
La ricerca delle coperture è molto difficile. Sulla spending review, alla quale viene comunque attribuita la massima importanza, il governo non può fare affidamento nel 2013, visti i necessari tempi di implementazione. I risparmi andrebbero quindi ricavati da altre voci: come le risorse destinate alle infrastrutture ma non ancora spendibili. Non si escludono poi limature di tipo lineare ai bilanci dei ministeri.
Dal lato delle entrate, si guarda con attenzione al maggior gettito Iva che potrebbe derivare da un potenziamento - per circa 10 miliardi - dell’operazione straordinaria di pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Su queste fatture verrebbe pagata un’imposta che calcolata prudenzialmente su un’aliquota media del 10-15 per cento darebbe 1-1,5 miliardi. Sarà probabilmente inevitabile intervenire anche sulle accise di carburanti, alcolici o tabacchi (ieri si è fatta sentire l’Anafe, l’associazione del fumo elettronico, per protestare contro un eventuale anticipo del prelievo posto a carico del settore).
LE OPZIONI DEL MINISTRO

Ma tutto ciò potrebbe non bastare. Non è escluso quindi che Fabrizio Saccomanni presenti alla maggioranza le varie opzioni possibili: esclusione non totale della prima casa dal prelievo (in questo caso i criteri potrebbero essere reddito e situazione familiare piuttosto che parametri legati all’abitazione) oppure cancellazione piena ma con la conseguenza di penalizzare altri interventi. Intanto del decreto in via di preparazione non farà parte certamente il rinvio dell’aumento Iva, mentre il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, che doveva essere approvato contestualmente, è ora considerato in bilico. Da finanziare c’è anche un’ultima quota della spesa relativa alle missioni militari all’estero (circa 400 milioni).

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