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Data: 27/08/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
I “nuovi responsabili” spaventano Silvio. C’è Scilipoti

ROMA Venendo, curiosamente, quasi tutti dalle regioni del Mezzogiorno d’Italia dove alcuni di loro si sono ritrovati parlamentari solo perché il Pdl ha vinto, in maniera inaspettata e imprevedibile, regioni che riteneva già perse (Sicilia, Campania, Puglia), li hanno soprannominati gli “ascari” di Letta. Si tratta dei principali indiziati della minaccia che il Pd avrebbe già recapitato al Pdl: «Venti dei vostri senatori sono pronti ad appoggiare un Letta bis, se decidete di staccare la spina al governo». E chi sono o sarebbero? C'è il sottosegretario di Stato Giuseppe Castiglione, già uomo forte di Angelino Alfano in Sicilia, che dice: «Nessuno vuole aprire una crisi con una prospettiva assolutamente incerta. Se i falchi tirano troppo la corda, si spezza». C’è il catanese Giuseppe Torrisi, democristiano di lungo corso, pure lui senatore del Pdl, il quale già lamenta che «aprire una crisi ora sarebbe un clamoroso errore nei confronti del Paese». C’è, ancora, Giuseppe Ruvolo, che dopo la Dc militò nel Ppi antiberlusconiano e oggi nel Pdl, e c’è Francesco Scoma: già vicesindaco di Palermo nonché fedelissimo del capogruppo al Senato, la super-colomba per definizione Renato Schifani. Tutti senatori e, guarda caso, tutti siculi. Come anche Pippo Pagano, che viene da Giarre, il quale spiega: «Una crisi la gente non la capirebbe. Non è tempo di mostrare i muscoli, bisogna invece essere responsabili».
LA SORPRESA

E c’è, ultimo arrivato, Domenico Scilipoti, che nella passata legislatura passò dai dipietristi ai berlusconiani, salvando la maggioranza di Silvio: «Oggi il governo c’è. Io non lo condivido in pieno ma complessivamente sta risollevando il Paese, sta dando prestigio internazionale. Ognuno lavori per creare le condizioni per andare avanti». Il gruppo si allarga dunque. Tutti senatori che faticano, in cuor loro, a “obbedir tacendo” al Cavaliere e che potrebbero disapplicare l’ordine di staccare la spina al governo Letta.
E non sono finiti. C’è anche, sempre restando al Sud, Giovanni Bilardi, da Reggio Calabria: medico, già esponente del Grande Sud, poi eletto con il Pdl, oggi vicepresidente del gruppo autonomo del Gal che, con piglio fiero e indomito, afferma: «Non accetterei lo scioglimento delle Camere». Ci sono i pugliesi come Pietro Iurlaro, da Francavilla Fontana (Brindisi), già consigliere regionale e oggi senatore del Pdl, molto affezionato a sua volta, pare, alla governabilità. E, infine, i campani. Come Antonio Milo e Pietro Langella. E come Ciro Falanga, avvocato di Torre Annunziata, tutti eletti nel Pdl. Non a caso proprio Schifani, ieri ha provato a correre ai ripari: «Non ho mai manifestato preoccupazioni sulla tenuta del gruppo del Pdl al Senato». E però il leader di Grande Sud Gianfranco Miccichè denuncia: «E’ in corso una campagna acquisti del Pd per un Letta bis»
I CONTI

A Conti fatti i “nuovi responsabili” potrebbero essere, se non proprio 21 (numero sufficiente per tenere in piedi il governo) almeno 15: tra i papabili cinque o sei del Pdl, che oggi conta su 91 senatori, altrettanti presi dai dieci del Gal (Grandi Autonomie e Libertà), un paio di leghisti o tremontiani dell’ultima ora (se mai si “convertisse” lo stesso Giulio Tremonti) e una manciata di senatori del gruppo Misto che conta 12 senatori, di cui quattro sono ex-grillini. Sarebbero «una discreta ventina», sospirano i falchi del Pdl che, nonostante abbiano già il coltello tra i denti, sanno benissimo di dover fare i conti con dei “traditori”. Alcuni dei quali danno ampi segnali di insofferenza. Come Riccardo Villari (oggi senatore, ieri deputato che ha combattuto mille battaglie sotto mille bandiere) o come un altro senatore, Paolo Naccarato.

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