«Stanno a zappa’ la stazione»: la voce del popolo è presto coperta dalla sirene e dal rumore delle bombe. Dal cielo 69 B17 e altrettanti Liberator delle forze anglo-americane scatenano l’inferno su Sulmona: è quasi mezzogiorno del 27 agosto, di settanta anni fa. Il giorno del lutto e della guerra «in casa». L’obiettivo delle forze alleate è l’importante, allora, snodo ferroviario del capoluogo peligno e la vicina fabbrica del «Dinamificio Nobel» di Pratola Peligna che occupa tremila persone e rifornisce le armerie dei fascisti. Su Sulmona in pochi minuti piovono centinaia di bombe: quasi cento i morti, migliaia i feriti che a fatica i soccorsi riescono a trasportare negli ospedali di Sulmona e L’Aquila. Nella stazione i due convogli appena arrivati vengono colpiti in pieno: la gente fugge, si nasconde nei sottopassaggi, cerca riparo nel boschetto dove poi sorgerà la chiesa della Madonna Pellegrina, lì dove oggi, settanta anni dopo, inizierà la commemorazione di quel giorno di lutto, il giorno in cui la guerra bussò alle porte del Centro Abruzzo. Qui una messa sarà celebrata (ore 17,30) in suffragio dal vescovo Angelo Spina e poi (alle 18,30) una cerimonia civile, presenziata dal sindaco Peppino Ranalli e dall’avvocato Lando Sciuba, autore de «La via dell’onore», si svolgerà nel piazzale della stazione intitolato alle vittime civili di guerra, lì dove, settanta anni fa, già alle 12,15 c’era solo distruzione e morte.