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Pescara, 16/05/2025
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Data: 05/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Privatizzazioni, ecco le priorità». Parla Pitruzzella, presidente dell’Antitrust «Bene il premier Letta, ampi spazi di manovra mettendo sul mercato le municipalizate, dai trasporti ai servizi locali»

ROMA «Ha fatto bene il presidente del Consiglio Enrico Letta a mettere al centro del dibattito le privatizzazioni. L’obiettivo è condivisibile e raggiungibile. Perché è fondamentale, in una fase difficile come questa, ridurre il peso della sfera pubblica, non solo per tagliare i costi ma anche e soprattutto per recuperare efficienza e creare sviluppo». Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Antitrust, ha le idee chiare su come declinare il piano che il governo vuole attuare nei prossimi mesi. E indica, in questa intervista al Messaggero, i criteri che dovrebbero in qualche modo ispirare le scelte: dalla cessione delle municipalizzate alla vendita del patrimonio immobiliare pubblico, mantenendo la presenza nei settori strategici.
Il presidente del Consiglio Letta ha detto a chiare lettere in un colloquio al Messaggero che si partirà in autunno, con tanto di road show per mettere in mostra i gioielli di famiglia. Da dove cominciare per ridurre l’enorme debito pubblico?
«Diciamo subito che non bisogna credere che le privatizzazioni siano una sorta di bacchetta magica. Prima di pensare a vendere quote di società pubbliche, penso ad Eni o Enel decisione che spetta ovviamente al governo, e nella quale non entro, forse sarebbe più opportuno concentrare l’attenzione sulle dismissioni dell’enorme patrimonio immobiliare pubblico».
Un piano in proposito è allo studio. Ne ha parlato recentemente proprio il ministro Saccomanni.
«Certamente. Ma per rendere appetibili le dismissioni ai grandi investitori, internazionali e non, gli immobili messi in vendita dovrebbero essere subito fruibili dagli acquirenti».
Ovvero?
«Accanto al piano dei cessioni sarebbe utile avere una normativa, da approvare con un iter veloce, che consenta un rapido cambio di destinazione d’uso. In modo da attrarre gli operatori. Gli introiti legati alle vendite andrebbero poi destinati alla riduzione del debito pubblico, proprio come suggerisce il presidente Letta. Il Paese ha tanti asset, ma deve dare certezze agli operatori, con tempi e procedure trasparenti e definiti».
In effetti proprio l’impossibilità di cambiare la destinazione d’uso blocca il processo o comunque lo rallenta.
«Per questo il cambio di destinazione d’uso è decisivo, ma va vincolato alla destinazione delle risorse ricavate alla riduzione del debito».
Parliamo delle società da mettere sul mercato, almeno a livello teorico, da dove cominciare?
«La decisione non spetta certo all’Antitrust. Ma sono convinto che ci siano ampi spazi di manovra nei servizi pubblici locali».
In quali settori?
«Penso al settore dell’igiene ambientale e ai trasporti locali, insomma al vasto mondo delle municipalizzate. Aziende che potrebbero essere messe sul mercato rapidamente, sgravando i bilanci degli enti locali e migliorando l’efficienza complessiva. Del resto in questi comparti, che hanno spesso una funzione anticiclica, ci sono ampi spazi di crescita, aprendo ai privati e alla concorrenza».
Ma gli enti locali sono contrari a perdere potere, a cedere sul fronte delle municipalizzate, che significano poltrone, assunzioni, appalti...
«Serve una grande operazione sinergica tra governo ed enti locali. Per ridurre gli sprechi, aprire il mercato, dare efficienza al sistema nel suo complesso. In questo senso proprio la crisi può essere una vera opportunità. Certo abbiamo poco tempo per varare una riforma strutturale, ma la direzione di marcia indicata da Letta mi sembra corretta. Accanto alle riforme economiche, alle privatizzazioni, è evidente che serve anche una riforma istituzionale, come ha ribadito il presidente Napolitano. Per evitare il declino e invertire la rotta».
Crede che il governo possa mettere sul mercato quote di Eni, Enel o Finmeccanica?
«L’obiettivo generale deve essere quello di ridurre, come detto, la sfera pubblica, ma mantenendo la presenza nei settori strategici. A mio parere è possibile fare cassa ed attrarre risorse rispettando certi equilibri».
Non c’è il rischio che spingendo sull’apertura dei mercati, qualche gioiello possa finire all’estero. Penso anche a Telecom, anche se non si tratta di una società pubblica..
«Le tlc sono strategiche per la ripresa. E su questo fronte l’Antitrust ha fatto molto per aprire il mercato. Spetterà al governo indicare le priorità».
Facendo comprare la rete da Cassa Depositi e Prestiti?
«Il percorso è stato tracciato. Vedremo. Purtroppo il Paese oggi soffre del fatto che in passato per lungo tempo non c’è stata una politica economica complessiva che indicasse strategie e obiettivi nei settori chiave. La crescita non è stata messa al centro del dibattito, si è pensato troppo ad aumentare la pressione fiscale. Solo puntando sullo sviluppo del Pil si crea occupazione. E in questo quadro la concorrenza e la competizione è decisiva».
Parliamo dell’Eni, il Tesoro dovrebbe scendere..
«Non spetta a me dirlo. E lo stesso discorso vale per l’Enel o Finmeccanica. Nel settore dell’energia c’è stata una forte liberalizzazione. Le prospettive di crescita passano per un grande mercato unico europeo e attraverso norme di competizione chiara e condizioni di reciprocità. In questo quadro è necessario favorire la crescita di campioni europei».

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