PESCARA «Ora basta, questa polemica nei miei confronti è inaccettabile. Il ticket di 10 euro sulle visite specialistiche ambulatoriali lo ha imposto lo Stato, non di certo la nostra Regione». Perde la pazienza il governatore dell’Abruzzo a sentir parlare di questo balzello indigesto. A lui non piace e il 23 agosto scorso su Facebook aveva sottolineato che in Abruzzo il ticket scatta soltanto per chi ha un reddito superiore ai 36mila euro annui. Le sue parole sono state smentite però nei giorni scorsi da un cittadino teramano che, come riportato dal quotidiano online PrimaDaNoi.it, ha dovuto sborsare ugualmente i 10 euro nonostante dichiari al fisco meno di tremila euro al mese. «Per l’esenzione, oltre al requisito del reddito, c’è anche quello dell’età - ammette ora il governatore -. In ogni caso considero inaccettabile questa polemica nei miei confronti, in considerazione del fatto che a volere il ticket è stato il Governo centrale, e non il nostro. In Abruzzo - prosegue Chiodi - il 70% di coloro che fruiscono delle prestazioni sanitarie è esente da ticket. Delle due l’una: o il nostro sistema fa sfuggire al balzello una platea più ampia di utenti perché le esenzioni vanno incontro al cittadino. Oppureci sono molti evasori. Ma questo non spetta a noi verificarlo, semmai alla Guardia di Finanza. E i controlli non tarderanno».
In tema di politiche sociali, ieri il consigliere regionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo ha presentato un’interrogazione sulla mancata applicazione della legge sulla «vita indipendente». «Sono passati ormai dieci mesi dall’approvazione, da parte del Consiglio regionale, della normativa, ma a oggi la Giunta non ha ancora provveduto all’elaborazione delle linee guida per l’applicazione della legge, che avrebbe dovuto predisporre entro novanta giorni - spiega Maurizio Acerbo - La normativa è entrata in vigore il 6 dicembre dello scorso anno e prevedeva che, entro tre mesi, la Giunta portasse all’approvazione del Consiglio le linee guida. La legge sulla "vita indipendente" è stata frutto di anni di confronto nella commissione competente, tra i consiglieri e le associazioni dei disabili, ed era stata salutata in pompa magna come la concretizzazione di un nuovo welfare, alla presenza addirittura di personaggi come Mina Welby. Avremmo potuto essere tra le prime Regioni a introdurre queste nuove forme di assistenza e invece ora rischiamo di finire tra le ultime». L’esponente di Rifondazione Comunista rilancia anche i dubbi sollevati da Nicolino Di Domenica, responsabile regionale del Movimento Vita Indipendente e delegato della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap: a suo avviso i ritardi nell’applicazione della legge sono legati alle resistenze degli istituti che oggi si occupano dell’assistenza ai disabili e che temono di essere penalizzati dalle nuove norme. Acerbo ha presentato pertanto un’interrogazione all’assessore alle Politiche Sociali Paolo Gatti. «Ho chiesto di conoscere le ragioni dell’enorme ritardo della Giunta - conclude Acerbo - e anche a che punto è la predisposizione delle linee guida».