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Data: 06/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi, lo strappo in un video: «Mi vogliono morto come Craxi». Lunedì parlerà alla festa del Giornale e potrebbe formalizzare lì la rottura

ROMA «Napolitano è la mia più grande delusione, so bene che era un comunista ma pensavo che fosse un migliorista liberale come quelli che ho conosciuto a Milano tramite Craxi negli anni Ottanta. I Quercioli, i Cervetti, i Bordini. Invece è anche lui uno stalinista al servizio delle toghe rosse. Vogliono vedermi morto tutti i nemici di Bettino di allora e i miei di oggi». Silvio Berlusconi, a sera, è un fiume in piena al telefono con un senatore di prima nomina. Chiuso nel suo bunker di Arcore ha passato una giornata nera, circondato solo dai figli, dalla fidanzata, dagli avvocati e dai dirigenti delle sue aziende. Questi ultimi li aveva visti a pranzo anche l’altro ieri per valutare rischi dei contraccolpi della caduta del titolo in Borsa dell’altro giorno su pubblicità e utili.
L’ULTIMA MEDIAZIONE

Per tutto ieri le vere colombe - Gianni Letta e Fedele Confalonieri - hanno cercato l’ultimo disperato tentativo di mediazione. Una domanda di grazia da presentare subito ma da accogliere altrettanto subito. Ma Napolitano avrebbe chiuso ogni spiraglio. La nota serale ne sarebbe solo il sigillo. Anche se un fedelissimo come Sandro Bondi ancora ci crede e quello invoca: una clemenza unilaterale. Ci crede anche il vicepremier Alfano, come tutte le colombe ministeriali, ieri rimaste in rigoroso silenzio. Oggi Alfano salirà ad Arcore per cercare anche lui di vedere se esiste un margine per scongiurare lo show down: «Silvio guarda che il Colle ti chiede responsabilità ma offre il disgelo». «Stiamo solo perdendo tempo e rischiamo di perdere l’ultima finestra elettorale utile», ribatte Ignazio Abrignani, responsabile elettorale del Pdl. Mentre colombe come Cicchitto, Gelmini e Saltamartini continuano ad appellarsi al Pd, chiedendo agli alleati di «non farsi accecare dai pregiudizi». L’impresa è impossibile e lo sa bene il capogruppo del Senato Schifani, che dichiara apertamente che la crisi di governo è a un passo. Mentre il suo omologo alla Camera Brunetta smussa i toni e si limita a punzecchiare Saccomanni solo perché i suoi stanno preparando alla Camera il Vietnam parlamentare su ogni provvedimento (come già accaduto ieri in Senato sul gioco d’azzardo).
L’INCIDENTE

Morale: il Cavaliere già sa che da Colle non arriverà nessuna soluzione, tanto che già in mattinata Daniela Santanchè aveva annunciato: «E’ criminale togliere di mezzo Berlusconi per via giudiziaria, i ministri si dovrebbero ritirare dal governo». Del resto il videomessaggio con la nuova discesa in campo di Silvio, la riconferma del Cavaliere alla premiership del centrodestra e l’invito alla battaglia per «una giustizia giusta, un fisco giusto e una società davvero libera» da condurre sotto le insegne della nuova Forza Italia è già pronto. Anche se non è stato ancora deciso quando mandarlo in onda. Se domenica o lunedì. L’unica cosa che manca quindi non è la dichiarazione di guerra ma l’incidente di Sarajevo, ovvero un’occasione. E quella puntualmente arriverà lunedì pomeriggio, quando secondo la vulgata dei berluscones il Pd formalizzerà il suo sì alla decadenza. E non a caso proprio lunedì pomeriggio Berlusconi tornerà a parlare in pubblico per la festa del Giornale diretto da Sallusti. Sarà lì, a Sanremo, che il Cav potrebbe fare il «botto vero», come dicono i suoi. Rompere con Letta e Napolitano e aprire la crisi.
A tutto questo si aggiunge la rabbia per la vicenda legata a Marcello Dell’Utri «mediatore», secondo la corte d’Appello di Palermo, tra Berlusconi e Cosa Nostra: lo vedete - avrebbe fatto notare il Cavaliere - cercano di mettermi sempre in mezzo, la persecuzione giudiziaria non finirà mai.
Insomma, ad Arcore l’epilogo della vicenda sembra scritto. Il Pd in Giunta voterà a favore della decadenza del Cavaliere, il premier Enrico Letta ha fatto sapere che non intende in alcun modo intervenire presso il suo partito, e anche il Quirinale ha chiuso, se mai sono stati aperti, i possibili spazi per una mediazione. ecco allora che Berlusconi davanti a sé non vede altra strada se non la crisi. Anche se, come sempre in questi casi, i mediatori lavoreranno fino all’ultimo minuto utile. Il week end, del resto, comincia soltanto oggi.

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