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Data: 06/09/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Altolà di Napolitano «Una crisi adesso sarebbe rischiosa». Ma il Pdl accelera

ROMA Da quella che ormai è una trincea, la trincea del Pdl, escono annunci di guerra: «Siamo pronti all'opposizione. Si avvicina il countdown verso scelte irreversibili». Ieri il linguaggio della giornata è stato di questo tipo. E i venti di crisi spingono il governo verso il fatidico 9 settembre (il tutti a casa, nel ’43, fu l’otto settembre) che vedrà l'inizio dell'esame del caso Berlusconi nella Giunta delle Immunità del Senato e rispetto al quale il Pd non cambia la sua linea (nessuno sconto) e neanche il Pdl ammorbidisce la propria: «Se decade Berlusconi, cade l’esecutivo».
LO STRAPPO

Ma la rottura il Colle non la prende in esame. E allontana l'ipotesi di un ritorno alle urne e anche di un eventuale governo con una diversa maggioranza parlamentare. Il presidente Napolitano, si sottolinea in ambienti del Quirinale, «conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Berlusconi in base alle quali il governo continua ad avere il suo sostegno». Anche perchè c'è un punto in merito al quale il Colle frena qualsiasi salto nel buio, precisando che allo studio non c'è alcuno scenario alternativo in caso di fine delle larghe intese. «L'insorgere di una crisi - spiega Napolitano - precipiterebbe il Paese in gravissimi rischi». Sono parole, quelle di Napolitano, sull’onda delle quali dalle parti del Nazareno, quartier generale del Pd, ieri si è cominciato a escludere l’eventualità di un Letta bis. Ovvero: si va avanti con questa compagine, perchè tutto il resto metterebbe a repentaglio il lavoro fatto e la perdurante giustezza dell’opzione originaria. Ma il Pdl è su una lunghezza d’onda di altro tipo. Quella della tempesta. «Vedo l'avvicinarsi di un momento di crisi» è l'incipit, in mattinata, del capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani. Il quale preannuncia come i senatori pidiellini siano pronti all'opposizione ma che, in caso di rottura, sia meglio tornare alle urne perchè «un governo raccogliticcio d'aula», con pezzi di gruppi parlamentari racimolati qua e là, «non troverebbe intesa su nulla». E allora, è la sfida lanciata dal Pdl, meglio andare al voto e perfino con il Porcellum. Anche perchè - incalza Schifani - il Pdl voleva cambiarlo, ma gli altri no.
IL CERINO
Alla guerra come alla guerra, si dice in questi casi. E il Pd reagisce duramente al muscolarismo degli azzurri. «Pensare di votare con questa legge elettorale sarebbe un delitto», avverte il responsabile organizzazione dem, Davide Zoggia. Aprire una crisi ora sarebbe «irragionevole e irresponsabile», incalza una nota della segretaria Pd riunitasi nel pomeriggio. Tra i due alleati-avversari della strana maggioranza molto in bilico è un continuo scaricarsi di responsabilità su un'eventuale crisi. A chi resterà in mano il cerino? Per il Pdl, i democratici hanno un comportamento pregiudiziale su un punto che merita un approfondimento, per il Pd è impossibile barattare la vita del governo con il rispetto delle leggi e un'eventuale rottura sarebbe imputabile solo al Cavaliere e ai suoi fedeli. Tra i quali, ieri, Sandro Bondi è stato quello che di nuovo ha chiesto l’aiutino del Colle: «Il Pdl confida da tempo che il Capo dello Stato non ignori la drammaticita del momento».

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