«Teramo è ancora in piena recessione, non c’è ripresa». I dati del primo semestre 2013 su occupazione e soprattutto sulle ore di cassa integrazione non fanno intravedere nulla di buono per l’economia teramana «malgrado alcune ottimistiche previsioni fatte a livello nazionale» rimarca con forza il segretario provinciale Cgil, Alberto Di Dario. «Occorrono misure più incisive per far ripartire la macchina, soprattutto per quanto concerne l’occupazione»: a detta del sindacato in provincia il tasso di disoccupazione è salito di un decimale: dal 9,3% al 9,4%. «Si parla molto dei conti da far quadrare mentre non si parla affatto della gente senza lavoro che non sa come andare avanti, questa è una situazione drammatica».
Ma a destare i sonni del segretario sono i numeri terribili della cassa integrazione: la Cigo (ordinaria) è schizzata da 1.412.668 ore del I semestre 2012 a 2.327.214 del periodo di riferimento 2013. E i dati di luglio dicono che l’aumento è ulteriormente confermato (2.520.369 ore). Invece cala sensibilmente la straordinaria (da 3,3 mln a 1,9) ma solo perché «magari le aziende hanno cessato le attività, oppure si tratta di capire se sono aziende che hanno perso il diritto alla percezione e quindi stanno passando in deroga».
Il settore che ha più sofferto la cassa integrazione è il tessile-abbigliamento (con il 28% del totale delle ore), seguito dal metalmeccanico (che passa dal 14% al 21,2%) e dal legno: «Non ci sono segnali positivi, molte aziende in estate hanno cessato l’attività». A fine 2013, secondo i dati Cresa, la provincia assisterà all’entrata nel mondo del lavoro di 4.490 persone contro le 6.440 in uscita per un saldo negativo di 1.950: «Questi dati non ci danno una previsione ottimistica, in questo caso avremo un saldo negativo del 3,5%. Dal 6,6% di tasso di disoccupazione del 2011 siamo passati al 9,3 del 2012».
Recentemente si è riscontrato al fenomeno di diversi lavoratori che si sono iscritti negli uffici di collocamento che a suo tempo invece avevano rinunciato a cercare lavoro: «Ora nel 2013 molti si sono messi il cuore in pace, ormai rassegnati». A Teramo si osserva la maggior incidenza dell’attivazione di contratti di lavoro dipendente (86,7% del totale provinciale, mentre gli interinali sono al 7,2% e i contratti a progetto al 3% (altri a 3,1%). Per ciò che riguarda gli ordinativi esteri dei prodotti teramani si prevede, in netta controtendenza, una crescita del 2,2%. Effetto delocalizzazione o cosa? «C’è sempre stata una tendenza tale, sull’estero – conclude Di Dario - la domanda è diversa mentre il mercato domestico è fortemente contratto».