L'INCHIESTA. ABRUZZO. Il superticket da 10 euro (tecnicamente si chiama: “quota fissa” imposta dal Governo nazionale) in Abruzzo si paga dappertutto e le esenzioni sembrano veramente poche.
Con buona pace del presidente Chiodi che segnala un Abruzzo amministrativamente virtuoso, dove alcune categorie sono esentate (a differenza di altre regioni): infatti alle casse dei Cup pagano tutti perché nelle quattro Asl «non sono arrivate nuove disposizioni su eventuali esenzioni» e comunque fa testo quello che c’è scritto sulla ricetta.
E’ questa la risposta corale ad un breve sondaggio telefonico effettuato da PrimaDaNoi.it che ieri mattina ha cercato di sbrogliare la vicenda e di conoscere “lo stato dell’arte” su questa quota fissa.
Trovano così conferma le segnalazioni e le proteste di chi ha chiesto l’esenzione, sulla scorta delle notizie riportate dal sito della Regione e sulla pagina Facebook del presidente Chiodi.
CHE COSA DICONO LE ASL?
Insomma un Abruzzo a due velocità: ufficialmente la quota fissa è stata modificata ed in parte abolita attraverso alcune esenzioni (il che viene presentato come un successo dell’amministrazione regionale), di fatto alla cassa del Cup è cambiato poco per le tasche di quei contribuenti che in teoria sarebbero esenti ma che non riescono a dimostrarlo.
«Mi coglie di sorpresa – risponde l’Urp di Teramo – per esperienza personale so che si paga, però mi accerto direttamente alla cassa. Può aspettare al telefono?»
Dopo un pò arriva la conferma: si paga e basta. Più singolare la difficoltà a conoscere cosa succede alla Asl di Pescara. L’Urp risponde gentilissimo come sempre, ma per essere sicuro della risposta dirotta la telefonata al medico responsabile del Cup: «Dottore, mi serve una semplice informazione: la quota fissa di 10 euro a Pescara si paga o no?»
Risposta imbarazzata: «Non sono autorizzato a rilasciare queste dichiarazioni. Chieda all’Urp».
Ottimo servizio di informazione non c’è che dire nemmeno si trattasse del segreto di Ustica.
Tant’è: l’Urp ricontattato si muove “in proprio” e conferma: si paga. Stessa musica per Chieti e per L’Aquila che chiariscono ulteriormente che si paga secondo quello che c’è scritto sulla ricetta.
CHE COSA DICE L’ASSESSORE AL BILANCIO?
Chiediamo allora al presidente Chiodi e all’assessore al Bilancio Carlo Masci, che lo accompagna sempre alle trattative con il governo. «Confermo che c’è stato un nostro tentativo di abolire o ridurre l’impatto di questi dieci euro – spiega Masci – di fatto, per essere preciso mi debbo informare meglio».
LA RISPOSTA TECNICA DELA SEGRETERIA DI CHIODI
Più tecnica la risposta della segreteria di Chiodi: «i 10 euro di quota fissa si applicano a tutti, ma sono esclusi gli utenti esenti per reddito e/o patologia. In particolare non si applica a chi ha meno di sei anni o più di 65, in una famiglia che ha reddito inferiore ai 36 mila euro, ai disoccupati e ai loro familiari (con un reddito inferiore a 8 mila euro), ai titolari di pensione sociale e ai familiari a carico, ai pensionati al minimo con più di 60 anni (reddito 8 mila)».
Il tutto rappresentato per brevità da una serie di codici (da E01 ad E04). Però «si ricorda che l’esenzione sia per motivi di reddito che per patologia viene posta dal medico prescrittore in fase di compilazione dell’impegnativa».
CHE COSA DICONO I MEDICI?
Secondo i medici, a quanto dichiara Walter Palumbo dell’Intersindacale sanitaria, sulle ricette questi codici vengono segnati: «noi scarichiamo dal sito del Ministero dell’economia l’elenco dei pazienti, con la categoria di appartenenza. Per le esenzioni da patologia c’è invece un altro elenco che comunque viene usato sempre».
E se arriva un disoccupato recente, un cassintegrato, un esodato, un nuovo povero? «Deve andare alla Asl e farsi riconoscere questo suo nuovo status, che noi riportiamo in ricetta».
Insomma una vera e propria caccia al tesoro per non pagare i 10 euro, una procedura macchinosa che di fatto “sconsiglia” la richiesta di esenzione e che rende poco concorrenziali le prestazioni dell’ospedale pubblico. Il che spiega perché di fronte agli ospedali siano affisse le pubblicità di molti laboratori privati dove le analisi o le radiografie si effettuano a prezzo scontato, senza i 10 euro. Conclusione: le affermazioni di Chiodi sono in parte corrette, le proteste dei cittadini lo sono altrettanto perché di fatto i 10 euro si pagano, le casse dei vari Cup fanno pagare o non pagare secondo quello che c’è scritto sulla ricetta, i medici prescrittori si tirano fuori dalla polemica e nessuno difende in concreto i diritti dei cittadini-utenti. Perché la trappola ticket è sempre in agguato, per non parlare di quello che succede con le medicine in farmacia…..