I problemi di Confcommercio sono iniziati il 18 aprile quando sei consiglieri su nove che siedono nel consiglio direttivo provinciale hanno sfiduciato il presidente in carica Angelo Allegrino, accusato di una gestione personalistica e di aver sperperato le risorse economiche dell’associazione. Il 18 luglio, a Lanciano, erano in programma le nuove elezioni che però sono finite in bagarre con l’intervento delle forze dell’ordine. Durante i mesi trascorsi i consiglieri dissidenti hanno anche presentato esposti alla Procura e alla guardia di finanza. Infine, a Ferragosto, il presidente uscente Allegrino ha pubblicizzato le nuove elezioni che, salvo contrordini, dovrebbero svolgersi il 20 ottobre.
CHIETI «La Confcommercio è dei commercianti, riprendiamocela», e ancora «molla l’osso, la polpa è finita». Sono i due striscioni issati ieri mattina dai sei dipendenti della Confcommercio licenziati in tronco dal presidente uscente Angelo Allegrino, finito nell’occhio del ciclone dopo che, ad aprile, sei consiglieri su nove del consiglio direttivo provinciale lo hanno sfiduciato. I lavoratori ieri mattina hanno organizzato un sit-in di protesta davanti alla sede teatina dell’associazione di categoria, in via Santarelli. Dove si sono radunati anche gli esponenti sindacali della Cgil e della Cisl, con la sola eccezione della Uil, commercianti tesserati Confcommercio e le maggiori istituzioni cittadine. Non basta. Al capezzale di Confcommercio hanno fatto capolino, per solidarietà, anche il direttore provinciale di Confartigianato, Daniele Giangiulli, il direttore provinciale di Cna Letizia Scastiglia ed una rappresentanza dell’Upa di Chieti. Tutti hanno voluto manifestare il proprio malumore, misto a rabbia, per una situazione che sta assumendo connotati grotteschi. Questo perché, al momento, la Confcommercio della provincia di Chieti è un’associazione fantasma. Le cinque sedi dislocate sul territorio provinciale, rispettivamente a Chieti, Francavilla al Mare, Ortona, Lanciano e Vasto, garantiscono, a fatica, una semplice attività ordinaria. Una diretta risultanza di una gestione amministrativa che sta creando solo contenziosi. Il presidente uscente Angelo Allegrino, sfiduciato dai consiglieri dimissionari del direttivo Marisa Tiberio, Antonio Del Ciotto, Bruno Baccalà, Maurizio Di Florio, Giovanni Mariani ed Elio Micoli, è accusato di una gestione personalistica e di aver portato le casse della Confcommercio sul lastrico. La guerra interna all’associazione di categoria va avanti da mesi e, nelle scorse settimane, ha vissuto il suo apice quando Allegrino, ancora in sella fino a nuove elezioni previste per il 20 ottobre prossimo salvo ulteriori slittamenti, ha licenziato cinque dei sei dipendenti storici della Confcommercio titolari di contratti a tempo indeterminato, a fronte dei sei sotto contratto nelle cinque sedi, con una lettera di poche righe in cui si adducono problemi economici. Al contingente di coloro che hanno ricevuto il benservito da Allegrino si aggiunge un altro lavoratore, con contratto a tempo prorogato da anni, rimasto di punto in bianco senza una scrivania. In servizio nelle cinque sedi, quindi, sono rimasti tre consulenti esterni e tre nuove figure professionali da poco reclutate dal presidente uscente. «Che si è comportato come il peggiore datore di lavoro», attacca Sergio Aliprandi, segretario provinciale della Filcams Cgil, «in quanto non ha attivato tavoli di conciliazione per licenziare persone che adesso non possono beneficiare nemmeno dei sostegni statali. E pensare che parliamo del massimo esponente di un’associazione sindacale». Ernesto Magnifico, segretario provinciale Fisascat Cisl, aggiunge. «I lavoratori Confcommercio vantano sei mesi di stipendi arretrati. Bisogna muoversi».