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Data: 09/09/2013
Testata giornalistica: Il Tempo
Decadenza del Cav, si riunisce la giunta Oggi alle 15 la prima riunione con la relazione di Augello (Pdl) Poi si deciderà il calendario della discussione e del voto

Fischio d’inizio nella partita della decadenza. Si riunisce oggi alle 15 la Giunta per le elezioni e immunità parlamentari del Senato, chiamata a pronunciarsi sul futuro di Silvio Berlusconi a Palazzo Madama. Dopo la relazione del senatore pdl Andrea Augello il caso verrà «incardinato» e si passerà a stabilire il calendario della discussione e del voto. La situazione, per il Cavaliere, non è rosea: sarebbero 14 i senatori favorevoli alla decadenza dalla carica in virtù della legge Severino. Per i restanti 8 invece la normativa non può essere applicata al caso di Silvio Berlusconi, condannato a 4 anni nel processo Mediaset sui diritti tv. A Roma e ad Arcore, intanto, si attendono notizie da Strasburgo. La Corte europea dei Diritti dell’uomo dovrà esprimersi sul ricorso «Silvio Berlusconi c. (contro, ndr) Italia» presentato sabato dai legali del Cavaliere, che contestano l’applicazione in maniera retroattiva della legge Severino.

«Il ricorso alla Corte di giustizia europea sta a dimostrare che il caso Berlusconi non è chiuso. Siamo convinti che ci siano tante ragioni per essere fiduciosi. Speriamo nell’Europa per l’attestazione della sua innocenza», ha detto ieri da Cernobbio il ministro dell’Interno Angelino Alfano a margine del Forum Ambrosetti. «Berlusconi ha tutto il diritto di difendersi» e di farlo «a partire da domani» (oggi, ndr), ha continuato Alfano. «Noi speriamo davvero che il Partito democratico si dimostri interessato alle ragioni dello stato di diritto e di un cittadino-senatore, Silvio Berlusconi, che ha tutto il diritto di difendersi dentro l’ordinamento giuridico, nel rispetto delle regole della giunta delle elezioni», è l’auspicio del vicepremier che rivendica: «Noi abbiamo voluto fortemente la nascita di questo governo, voluto dal presidente Berlusconi più che dagli esponenti del Pd che dedicarono marzo e aprile a fare la corte a Grillo».

A frenare l’ottimismo di Alfano ci pensa Luciano Violante. « Secondo me il ricorso presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non è fondato - ha detto dalla Festa del Pd di Genova - Un ricorso per essere fondato presuppone che la decadenza sia stata applicata. Non è questo il caso e quindi non credo sia ammissibile». «Io dico - ha proseguito l’ex presidente della Camera - di lasciare libera e tranquilla la Giunta di decidere, secondo le regole. Sono già state espresse troppe opinioni in questa fase. Adesso basta. La Giunta funziona come se fosse un tribunale: lasciamola decidere».

A «congelare» la decadenza da senatore di Berlusconi potrebbe intervenire la revisione del processo. Per il senatore Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, «dalle indagini condotte dai magistrati svizzeri e da ciò che si conosce dell’acquisizione dei diritti televisivi anche da parte della Rai e di altre emittenti televisive, emerge sempre più chiaramente che il processo sui diritti Mediaset si è fondato fin dal primo momento su di un pregiudizio senza alcuna prova documentata e clamorosamente smentito dai fatti, al punto che appare oggi possibile ipotizzare una revisione del processo». Per Bondi è necessario «maneggiare questa vicenda con estrema prudenza» altrimenti potrebbero esserci «conseguenze destabilizzanti sull'intero sistema politico», in virtù di «una sentenza che appare sempre di più come un enorme abbaglio derivante da un'animosità e da passioni politiche che non dovrebbero ispirare il lavoro dei magistrati». «Se gli avvocati ritengono che ci siano elementi, credo che nulla sia da escludere», rilancia Maurizio Gasparri , vicepresidente del Senato, che chiede a tutti di concentrarsi «sulla discussione in Giunta, è una scadenza importante e spero che sarà possibile un dibattito approfondito».

Per il presidente dei Sel Nichi Vendola l’esito è già scritto. «Ho molta comprensione nei confronti di Alfano in queste ore, ma penso che i giochini dilatori siano destinati all'insuccesso - ha detto il governo il governatore della Puglia - Penso che non si possa fare null'altro che prendere atto che una condanna definitiva in uno stato di diritto comporta delle conseguenze», ha affermato il presidente di Sel Nichi Vendola. Per il responsabile giustizia del Pd, Danilo Leva, «i toni del Pdl sembrano mutare ma la sostanza resta sempre la stessa: tentare un ricatto distruttivo ai danni del Paese fino a quando non si trova una scappatoia per Berlusconi. La legge va rispettata, non farlo significa porsi al di fuori dello Stato di diritto». Accuse rispedite al mittente dal centrodestra. «Se i compagni del Partito democratico non sentiranno alcuna ragione, ovviamente decidendo soltanto in base al proprio tornaconto politico - ha detto il capogruppo Pdl alla Camera Renato Btunetta - nel senso di "facciamo fuori una volta per tutte Berlusconi", allora il partito democratico si assumerà la responsabilità di far finire le larghe intese e l’esperienza di questa governo».

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